Un crypto non si nega a nessuno
Chi non ha una crypto alzi la mano? Per quanto possa sembrare stravagante (in realtà è la storia che fa rima), qualcuno ha capito come si possono fare dei soldi a spese di svariati milioni di persone che credono di avere capito come si possono fare i soldi. In buona sostanza i primi sono quelli che si inventano cryptovalute, gli altri quelli che ci investono. Esistono migliaia di crypto e negli ultimi anni i più furbi hanno pensato che fosse un modo facile di farei soldi a partire da quelli che dovrebbero essere “al di sopra di ogni sospetto”. Così Trump ha fatto la sua, il presidente argentino Javier Milei lo ha seguito (peccato che abbia perso il 94 per cento del suo valore in meno di 24 ore); il presidente della Repubblica Centrafricana, Touadéra, ha lanciato un meme-coin e molti si aspettano il “botto”, anche se non è chiaro in che senso. Quello che sembra sfugga a molti è che si tratta di gioco d’azzardo. Premesso che tutti dovrebbero sapere che l’unica cosa che garantisce le crypto è la fiducia, qualcuno potrebbe immediatamente obiettare che anche le valute come dollaro, sterlina ed euro si basano esclusivamente sulla fiducia. Vero, ma con qualche piccola differenza a partire dalla regolamentazione, per proseguire con l’effettiva circolazione di queste valute (chi vende cose come il pane, l’acqua, l’energia accetta pagamenti con queste monete) e continuare con l’esistenza di istituzioni (leggi banche centrali) che sono disponibili a sostenerne il valore, almeno entro certi limiti. Questo significa che, se domani mattina ci fosse un attacco speculativo contro il dollaro, la Federal Reserve probabilmente interverrebbe e probabilmente le perdite sarebbero limitate. Non solo, con i dollari potrei comunque andare a fare la spesa. Viceversa, se domani mattina accadesse la stessa cosa alla crypto della Repubblica Centrafricana perderebbe il 90 il cento del suo valore nello spazio di un respiro e non ci comprerei nemmeno un panino. Il gioco d’azzardo funziona in modo non diverso: scommetti e se perdi non ti resta nulla. Non sto dicendo che le crypto sono i soldi del Monopoli, ma proprio che non sono denaro, almeno fino a quando non potrò andare a farci la spesa. Il valore è un concetto su cui le persone fanno una certa confusione, forse a causa della dematerializzazione del denaro, ma senza dubbio questa è stata una delle chiavi del successo speculativo delle crypto. In fondo non siamo più abituati alla materialità della banconota e nell’immaginario collettivo inizia a passare l’idea che il denaro in fondo è bit. Quello che forse sta sfuggendo ai più è che non tutti i bit sono denaro. In definitiva questo sta diventando un problema di cyber security, almeno se la intendiamo come quella disciplina che garantisce la sicurezza di cose e soprattutto persone nel mondo digitale. Questo al netto di tutte le forme di autolesionismo tecnologico che sembrano essere la vera malattia del nuovo millennio.