Germania: cresce la fiducia degli investitori, ma i segnali avvertono che la crisi resta
La locomotiva d’Europa si muove, seppure lentamente. L’indice Zew di febbraio, barometro della fiducia economica, è migliorato oltre le stime. Ma la crisi c’è. Basta pensare al calo del 2,4% della produzione industriale di dicembre, un crollo che non si vedeva da maggio 2020. E basta pensare che sembra Berlino sia pronta a un passo storico: rivedere la sua granitica posizione contro gli aiuti di Stato in Europa.
L’indice Zew di febbraio, che misura le aspettative economiche per i prossimi sei mesi, ha registrato un incremento. Si è attestato a -88,5 punti, contro un -90 atteso dagli analisti. Sempre in territorio negativo, ma è un miglioramento rispetto al -90,4 di gennaio. Anche la fiducia nell’economia tedesca ha fatto balzo di 26 punti, ben oltre le attese di 19,9 e i 10,3.
Il dato di oggi suggerisce un cauto ottimismo tra gli investitori istituzionali, che vedono segnali di stabilizzazione nell’economia tedesca. Ma la fiducia si scontra con una realtà industriale che soffre. Lo dimostra il calo del 2,4% della produzione industriale a dicembre, il peggiore dai tempi della pandemia. Il settore automobilistico, storicamente trainante la locomotiva, si è contratto del 10%, contribuendo a una flessione annuale del 4,5% per l’intero 2024.
Un’inversione di tendenza o un semplice rimbalzo tecnico? Gli esperti avvertono che il miglioramento della fiducia non indica una reale inversione di tendenza di un’economia in crisi. La Bundesbank ha già avvertito che il Pil tedesco potrebbe subire una nuova contrazione anche nel 2025, alimentando così i timori di una stagnazione prolungata. Restano una domanda interna debole, una produzione industriale che soffre e prospettive di crescita modeste. L’indice Zew, pur migliorando, resta negativo e la Germania continua ad essere vulnerabile, soprattutto con gli Stati Uniti in modalità protezionistica e la Cina con una crescita debole. I due Paesi sono i principali sbocchi per l’export tedesco.
E così Berlino sembra pronta a rivedere la sua storica opposizione agli aiuti di Stato in Europa. Il governo Scholz ha proposto che il Clean Industrial Deal della Commissione Europea, atteso il 26 febbraio, includa misure per facilitare l’erogazione degli aiuti di Stato a favore della decarbonizzazione dell’industria. Un cambio di rotta per la Germania, che ha sempre più che frenato sugli aiuti di Stato, per timore di distorsioni nel mercato unico europeo. Ma a questo punto sembra che stimolare e sostenere l’economia “di casa” sia più fondamentale per Berlino che lottare contro gli aiuti di Stato. E le elezioni interne sono davvero alle porte.