Salva Milano, l'approvazione del decreto rischia di slittare. E Sala incalza il Pd.
I cantieri rimasti bloccati in attesa dell’approvazione del Salva Milano sembrano destinati a rimanere fermi ancora per molto tempo. La commissione ambiente del Senato ha terminato martedì le audizioni, riunendosi nella serata di mercoledì per la discussione finale. È stata indicata nel 5 marzo la data limite per presentare eventuali emendamenti alla normativa.
Si presenta ora il rischio concreto che la norma debba tornare alla Camera per l’esame degli emendamenti, dove era stata approvata lo scorso 21 novembre. Ciò che è certo è che si andrà verso l’ennesimo slittamento per l’approdo a Palazzo Madama, inizialmente previsto fra il 4 e il 6 marzo.
Ma cos’è il Salva Milano? È un disegno di legge che riguarda principalmente le norme urbanistiche e le pratiche edilizie. In sostanza, stabilisce che i piani attuativi comunali, fino ad ora necessari per la demolizione e la ricostruzione, non siano più obbligatori in determinati casi. Questo provvedimento mira a fornire una “interpretazione autentica” delle norme urbanistiche, rendendo più flessibili alcune procedure edilizie e sbloccando milioni di pratiche che erano state bloccate. Farebbe anche ripartire i circa 150 progetti che nei mesi scorsi sono stati bloccati dalla Procura di Milano per presunti abusi edilizi.
Secondo i promotori, il Salva Milano dovrebbe servire a salvaguardare gli interventi di recupero già autorizzati e realizzati, stabilendo al contempo confini precisi per evitare futuri abusi. La proposta include anche una disciplina transitoria per gli interventi già avviati in vista di un riordino complessivo della legislazione urbanistica.
La normativa è stata fortemente caldeggiata dal sindaco Sala. Dall’approvazione alla Camera, tuttavia, dove il Partito democratico aveva votato compattamente a favore del provvedimento, la comunione d’intenti all’interno della sinistra non è mai stata più trovata. A dicembre Sala si era lasciato andare ad uno sfogo contro i membri del Pd, asserendo che “il centrosinistra governa questa città da 14 anni, e chi oggi fa dei distinguo, rispetto a questa posizione era con me, era in giunta, era in consiglio. Io non ho visto una persona, in questi anni, alzare la mano e dire che c’è qualcosa che non va [riferito ai presunti abusi edilizi]. Sono diventati fenomeni adesso? E allora non va bene”.
L’unità interna alla sinistra, da allora, non c’è più stata. Nel voto a sostegno della normativa, svoltosi il 10 febbraio in Consiglio comunale a Milano, a cui il centrodestra non ha partecipato, ci sono stati 7 voti contrari, di cui 5 appartenenti alla maggioranza che sostiene il Sindaco Sala.
La notizia del probabile slittamento dell’approvazione in Senato non è stata presa bene dal primo cittadino di Milano, che da Palazzo Marino ha dichiarato ai cronisti presenti: “È passato un anno da quando la questione è stata posta, nei miei cassetti c’è un documento di Anci del 1° marzo 2024. Ma in realtà le discussioni erano partite in gennaio. Se uno si legge il dispositivo del decreto approvato alla Camera non è lungo 100 pagine, ma un paio di paginette. Quindi c’è da presupporre che per giudicare un tema del genere un anno sia veramente tanto. Se questo vuol dire un ulteriore rinvio indefinito, è chiaro che è un problema. Molto del danno è stato fatto, il mercato immobiliare è fermo”. La lotta interna alla sinistra non sembra trovare soluzione.