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Follemente: relazioni tra i sessi e ilarità. Paolo Genovese lo rifà - Recensione

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Paolo Genovese lo fa di nuovo. Dopo Perfetti sconosciuti, con Follemente torna a parlare di relazioni amorose, di non detti e di incontri dei sessi. Un po’ alla Inside out, un po’ alla Ma che ti passa per la testa?. L’idea non è del tutto nuova ma trova il suo taglio brioso e accattivante che fa ridere di gusto.

Dal 20 febbraio al cinema con 01 Distribution, Follemente è 97 minuti di spensieratezza e divertimento. Chissà se potrà ambire al successo straordinario di Perfetti sconosciuti, che nel 2016 schizzò negli incassi e generò una nutrita sequela di remake esteri.

Marco Giallini, Claudio Santamaria, Maurizio Lastrico e Rocco Papaleo nel film "Follemente" (Credits: 01 Distribution)

Follemente di Paolo Genovese, la trama

La nostra mente è un posto molto affollato, siamo tutti «pluriabitati» da diverse personalità che devono convivere tra loro. Razionali, romantiche, istintive, a volte folli. Ma chi comanda veramente?

È da questo presupposto che parte Follemente, che inquadra il subbuglio interiore che ci abita in un momento molto particolare ed emotivamente impegnativo: un primo appuntamento. Da una parte c’è Piero, interpretato da Edoardo Leo, dall’altro c’è Lara, ovvero Pilar Fogliati. Si incontrano per una cena romantica. E dentro di loro c’è un vocio costante tra parti di sé in contraddizione, in continuo scontro, pronte al compromesso o a prevaricare.

Dentro Piero ci sono Romeo (Maurizio Lastrico), il romantico, in jeans e gilet, timido e riservato, occhi dolci e sguardo limpido; Eros (Claudio Santamaria), con camicia aperta e sguardo sfrontato, disinvolto e seducente, il macho tutta passione e desiderio; e poi Valium (Rocco Papaleo), in nero e verde acido, anelli e cinturone, cinico, stralunato e pigro. E infine Il Professore (Marco Giallini), la voce della coscienza, quella più razionale, quella che ci impedisce di gettare il cuore oltre l’ostacolo, che invita alla cautela prima di tutto.

Dentro di Lara, invece, ci sono le corrispondenze al femminile. Ecco Giulietta (Vittoria Puccini), ingenua, sognante e romantica, nei suoi colori pastello un po’ anni Novanta. E poi Trilli (Emanuela Fanelli), il corrispettivo di Eros, libera e irriverente, leggera e sarcastica, senza freni inibitori, tutta istinto; Scheggia (Maria Chiara Giannetta), il contraltare di Valium, è la componente anarchica e rock, irrequieta e sfrenata, pronta a esplodere come una scheggia impazzita, capelli corti e look un po’ punk. Infine Alfa (Claudia Pandolfi), con pantaloni e giacca d’ordinanza, decisa e decisionista, intransigente e inflessibile, disincantata e implacabile, paladina del femminismo radicale di Carla Lonzi.

I personaggi più divertenti? Pandolfi e Fanelli sono irresistibili. Vanno sempre a bersaglio.

Vittoria Puccini, Claudia Pandolfi, Emanuela Fanelli e Maria Chiara Giannetta nel film "Follemente" (Credits: 01 Distribution)

Una commedia corale tutta da ridere

La sceneggiatura brillante, scritta dallo stesso Genovese insieme a Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella e Flaminia Gressi, qualche volta si impaluda tra le diverse voci blateranti, soprattutto all’inizio, ma per lo più regala guizzi e letture interiori super spassose.

Come in Perfetti sconosciuti, anche in Follemente avviene tutto in una casa e in una notte, in una commedia corale che esplora il rapporto uomo-donna.

Ancor più che il bellissimo film d’animazione premio Oscar Inside out della Disney Pixar, che mostrava le emozioni che abitano una ragazzina di 11 anni, Follemente ricorda la sitcom Ma che ti passa per la testa? (titolo originale Herman's Head) degli anni Novanta. Anche lì, quando il protagonista Herman si trovava di fronte a decisioni da prendere, si apriva il sipario sui processi della sua mente, con quattro attori che rappresentavano quattro tendenze caratteriali spiccate e agli antipodi rispetto alle altre.
Genovese ha raccontato di aver avuto l’idea di Follemente ben prima di Inside out, dopo uno spot girato per la Rai più di vent’anni fa.

Follemente è una «commedia che vuole indagare e raccontare la conflittualità che abbiamo nell’affrontare le decisioni della vita e soprattutto nell’affrontare quelle decisioni che la vita ce la possono rendere meravigliosa o insopportabile: ovvero quelle sentimentali», dice nelle note stampa Genovese, già autore di commedie piacevoli come Una famiglia perfetta (2012) e Tutta colpa di Freud (2014). «Le varie personalità che ci abitano hanno voce e non solo quella, hanno anche un corpo in carne e ossa e un luogo simbolico dove li vediamo confrontarsi e scontrarsi, un luogo che rappresenta metaforicamente l’interno del nostro cervello, una stanza piena di oggetti, giocattoli, schedari, ricordi, fotografie e tutto quello che si accumula dentro la nostra testa durante una vita intera».

Il finale (attenzione spoiler), che unisce tutte le componenti felici in un orgasmo sulle note di Somebody to love dei Queen, è il fiocco che chiude a perfezione il pacchetto. Per un film che è un piccolo regalo di leggerezza pensante e allegria.




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