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Meta annuncia il cavo sottomarino più lungo al mondo

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Invisibili. Nascosti. Eppure, sempre più vitali per le società umane. I cavi sottomarini sono diventati il mezzo principale dove viaggiano le informazioni del globo. Vi transita oltre il 95% del traffico Internet mondiale. Ma non solo; grazie a queste infrastrutture è possibile compiere azioni che riguardano la quotidianità di ognuno di noi. Dall’utilizzo della connessione a banda larga fino alle transazioni finanziarie. Tutto è più rapido. I cavi non li vediamo, è vero, ma non si possono chiudere gli occhi di fronte alle criticità che comportano. Sono la linfa vitale dell’era moderna. E così ne siamo dipendenti. Come riporta il Center for Strategic & International Studies, think tank statunitense, “i governi fanno affidamento su queste infrastrutture per le loro comunicazioni, soprattutto quelle di tipo militare”. Tuttavia, sono le aziende private a svolgere il ruolo di dominus. Sono loro a gestire gran parte della produzione, implementazione e manutenzione di questo settore prezioso. E per il futuro tale tendenza non farà che aumentare.

Pochi giorni fa il colosso digitale Meta ha annunciato un’importante novità. In cantiere vi è la costruzione del cavo sottomarino più lungo al mondo. L’idea è ambiziosa. Collegare gli Stati Uniti all’India, al Brasile, fino al Sudafrica e altre regioni. È il progetto Waterworth: un’infrastruttura da 50mila kilometri e dal sapore rivoluzionario. “Consentirà una maggiore cooperazione economica, faciliterà l’inclusione digitale e aprirà opportunità di sviluppo tecnologico in queste regioni” ha affermato Meta. Che prosegue con tono soddisfatto: “Aiuterà ad accelerare il progresso e a sostenere gli ambiziosi piani di Nuova Delhi per la sua economia”. La realizzazione dovrebbe essere completata “verso la fine di questo decennio”. Dal punto di vista tecnico, verrà utilizzato un sistema a 24 coppie di fibre. Basti pensare che la maggior parte dei cavi sottomarini va dalle 8 alle 16 coppie. Tradotto: più capacità e maggiore possibilità di supportare i programmi di Intelligenza artificiale. Ma non finisce qua. L’intenzione è quella di posare l’infrastruttura a 7mila metri di profondità, utilizzando metodi di “sepoltura avanzata”. Il gigante del tech vuole evitare a ogni costo danni indesiderati.

E qui si arriva alla questione principale. Ovvero l’estrema fragilità dei cavi sottomarini. Ogni anno si contano fino a 200 guasti dovuti alla pesca commerciale, alle ancore delle navi o causati da eventi naturali. Nell'ultimo periodo, poi, si è scatenata una vera e propria contesa geopolitica sulla questione. Una cosa è certa: la guerra del futuro, sempre meno convenzionale, riguarderà anche questo tipo di infrastrutture. Un mese fa la Nato ha lanciato una nuova missione nel Mar Baltico. Decisione presa in seguito a una serie di attacchi e sabotaggi avvenuti in quell’area. Il sospetto è che dietro a tali iniziative vi sia la longa manus del Cremlino. “Funzionerà come una telecamera di sicurezza”, ha dichiarato il comandante Erik Kockx. Che ha concluso in modo perentorio: “Qualsiasi nave che lasci San Pietroburgo saprà di essere seguita. E se quella nave ha intenzione di intraprendere azioni illegali, ci penserà due volte”. La tensione continua a rimanere alta. Mentre si attende lo sviluppo delle trattative sul fronte ucraino, una cosa è certa: vanno studiate e pensate delle soluzioni per proteggere al meglio i cavi. Va di moda parlare di maggiore resilienza. Ma come sarà possibile? Sempre il Center for Strategic & International Studies propone delle soluzioni. Per l’avvenire sarà fondamentale aumentare la condivisione di intelligence tra gli alleati, anche in modo bilaterale. E le stesse società private dovrebbero implementare i loro standard di sicurezza. Anche una pianificazione coordinata in caso di emergenza sarebbe utile. In modo da garantire una risposta rapida in contesti di crisi. Staremo a vedere come evolverà la situazione.