Il caso di un misterioso inseguimento nel Pacifico meridionale
Inseguimento tra flotte nel sud Pacifico con le marine militari di Australia e Nuova Zelanda che stanno controllando i movimenti di tre navi da guerra cinesi che si muovono insolitamente lungo la costa sudorientale australiana per una missione sconosciuta. Il governo di Canberra ha rivelato che una settimana fa le stesse unità avevano viaggiato attraverso il sud-est asiatico e il Mar dei Coralli e si stavano avvicinando al nord-est dell'Australia, per poi cambiare improvvisamente rotta. E giovedì 20 febbraio il ministro della Difesa Richard Marles ha specificato che le unità navali di Pechino sono la fregata Hengyang, l'incrociatore Zunyi e la nave di rifornimento Weishanhu, che sono arrivate a non più di 300 km a est di Sidney. Stando alle informazioni raccolte, gli equipaggiamenti delle prime due navi sarebbero tali da condurre soltanto operazioni di superficie, ma non si può escludere che nella missione sia compresa la ricerca o la presenza di un sommergibile.
“Non c'è dubbio che questo non sia un evento senza precedenti, ma è insolita la rotta seguita”, ha detto Marles alla televisione Sky News. L'Australia afferma che le navi da guerra cinesi sono da sempre autorizzate a transitare al largo delle coste australiane, ma al di fuori delle acque territoriali e previo avvertimento diplomatico. Marles ha anche affermato che le navi della Marina e gli aerei dell'Aeronautica australiana stavano monitorando tali movimenti poiché il convoglio era entrato nella zona economica esclusiva dell'Australia, ovvero l'area di acque territoriali in cui una nazione ha diritti economici esclusivi. Il commento finale del ministro è stato: “I cinesi hanno il diritto di essere dove sono, ma anche l'Australia ha il diritto di essere prudente e stiamo monitorando molto attentamente quali sono le attività che svolgono. Quello che faremo quando questa missione sarà finita è impegnarci in una valutazione completa di ciò che i cinesi stavano cercando.”
Da Pechino, il portavoce del ministero degli esteri Guo Jiakun è stato interrogato al proposito durante una conferenza stampa e ha risposto di non essere a conoscenza della situazione né della missione, mentre l'ambasciata cinese in Australia non ha neppure ancora risposto alla richiesta di commento giovedì. L'Australia si è impegnata insieme con Papua Nuova Guinea e Nuova Zelanda per tracciare le navi da guerra cinesi dopo che queste avevano viaggiato lungo la costa della nazione insulare del Pacifico meridionale diretti verso la zona economica australiana. Le forze aeree neozelandesi stavano monitorando le navi cinesi in coordinamento con l'Australia, come ha affermato il ministro della Difesa neozelandese Judith Collins in una dichiarazione nella quale ha specificato: “Non siamo stati informati dal governo cinese sul motivo per cui questo convoglio è stato dispiegato nella nostra regione e non siamo stati informati sui suoi piani futuri. Continueremo a monitorare queste navi”. Secondo gli analisti da qualche mese la Marina cinese starebbe proiettando la sua potenza in tutto il mondo dimostrando, come hanno fatto le forze occidentali, di potersi dispiegare rapidamente in ogni angolo del pianeta, spingendosi anche dove si recavano raramente, ovvero così a sud lungo la costa orientale dell'Australia e nell'Oceano Indiano. Ma tale spiegamento cinese avviene mentre il capo del Comando Indo-Pacifico della Marina degli degli Stati Uniti, l'ammiraglio Samuel Paparo, si trova visita in Australia, e seppure c'è chi considera questo fatto una coincidenza, dato che lo spiegamento cinese sarebbe stato pianificato con largo anticipo e gli Stati Uniti non avevano ancora deciso né rilasciato informazioni sui viaggi dei loro ufficiali superiori. Intanto il primo ministro australiano Anthony Albanese ha rassicurato l'opinione pubblica con queste parole: “Le navi militari cinesi stanno rispettando il diritto internazionale mentre noi stiamo monitorando la situazione e osservando che cosa sta succedendo.” Altre tre navi da guerra cinesi avevano visitato il porto di Sydney nel 2019 ma il loro viaggio era stato approvato dal governo australiano e dopo quell'evento le relazioni diplomatiche e commerciali tra Cina e Australia erano migliorate fino a un episodio accaduto la scorsa settimana nel Mar cinese meridionale, dove un caccia cinese è stato accusato di aver rilasciato delle Flares (falsi bersagli costituiti da piccoli razzi) troppo vicino a un aereo di sorveglianza militare australiano. In quel caso Pechino aveva accusato l'equipaggio dell'aeroplano australiano di essersi deliberatamente intromesso nello spazio aereo sopra le Isole Paracelso, zona che la Cina rivendica da tempo e che viene contesa con l'Australia.