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Gasperini, addio Atalanta: a chi può servire in Italia

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Una convivenza che entra in crisi dopo nove anni intensi, bellissimi e che hanno prodotto frutti storici, non deve sorprendere. Soprattutto se a stare insieme sono stati un club molto chiaro nelle linee operative e un tecnico con un carattere fortissimo. Dunque, lo strappo che Gian Piero Gasperini ha ufficializzato con l'Atalanta, preannunciando l'addio a fine anno o, comunque, alla scadenza naturale del contratto che lo lega ai bergamaschi nel 2026 è la naturale evoluzione della storia.

Aver vinto in Europa nello scorso mese di maggio è stato l'apice, ma anche un passo di non ritorno, di tutto. Mai l'Atalanta si era spinta così in alto ed è ragionevole pensare che molti dei protagonisti abbiano in testa che difficilmente si potrà andare oltre. Non a caso i Percassi hanno tentato in estate di trattenere tutti i big, immaginando di potersi iscrivere alla corsa scudetto dando compimento a un ciclo straordinario. Non è detto che non vada così - c'è margine per lottare con Inter e Napoli -, ma sfortuna, qualche scelta azzardata e la partenza subita di Koopmeiners hanno rovinato il piano.

Gasperini è insofferente da tempo con i suoi datori di lavoro, pur nell'eccezionalità di una stagione in cui - eliminazione per mano del Bruges a parte - ha comunque tenuto fede agli impegni. Logorato dal continuo rilancio esterno sullo scudetto, non felice per il mercato e, forse, non del tutto convinto di aver fatto bene la scorsa estate a restare a Bergamo quando le sirene di Napoli suonavano forte. E poi l Gasp è un rompiballe, nel senso positivo del termine, con cui la convivenza non è facile per nessuno ed è immaginabile che anche i Percassi ne siano ormai stanchi.

E adesso? Chi lo prende a giugno, senza trascinare oltre una storia finita? E' la parte più interessante del discorso perché l'unica ombra della carriera di Gasperini è, proprio, la mancanza di una sfida vinta al livello superiore. Nel suo curriculum c'è il fallimento nell'Inter di Moratti, esperienza abortita nell'arco di poche settimane per incompatibilità tecnica, caratteriale e ambientale. Poi il nulla. Ora ci sono su piazza almeno quattro società che potrebbero pensarci, tutte con solide motivazioni.

Il Milan che ha fallito la stagione quasi certamente ripartirà andando oltre a Conceicao. Gasperini è un perfetto valorizzatore di giovani talenti, oltre che un maestro nel dare identità alla squadra in tempi rapidi; tolti gli ultimi senatori, lo spogliatoio potrebbe essere perfetto. Vale anche per la Juventus sulla quale non si vede la mano di Thiago Motta e che è stata ripulita da Giuntoli di tutti i calciatori del vecchio corso e in più il tecnico è torinese e juventino, conosce le abitudini della casa e ha uno standing certamente non inferiore a quello del gruppo che andrebbe ad allenatore.

Terza opzione: la Roma. A Trigoria si dovrà partire da zero per l'ennesima volta, fuori dall'Europa ricca della Champions League e con qualche mese per costruire daccapo un progetto sportivo. Gasp sarebbe l'ideale. Infine, il Napoli che a maggio potrebbe festeggiare uno storico quarto scudetto. Conte è legato da contratto per altre due stagioni, ma alzi la mano chi se la sente di escludere che possa salutare per avere raggiunto il traguardo da lui reputato massimo per le ambizioni del club (il miracolo della sua carriera), oppure per la delusione di non avercela fatta in condizioni ideali e irripetibili avendo giocato un campionato senza distrazioni contro la concorrenza svuotata dalla fatica dei troppi impegni.

In tutti i casi, quando il puzzle sarà andato a posto avremo anche la risposta alla domanda delle domande e cioè se davvero Gasperini meriti una piazza grande o se sia un tecnico solo da Atalanta. E' il quesito che lo insegue da anni. Ora ha modo di scioglierlo.

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