Opera in tre Atti | I movimenti di Empoli-Bologna
Adagio
In altri tempi, contro una delle squadre più in fiducia del campionato, ci saremmo presi il pari con assoluto gradimento. Avendo raccolto un punto nelle ultime cinque gare, con Juventus e Milan all’orizzonte e la continua erosione del divario accumulato sulla zona retrocessione, non possiamo dirci del tutto soddisfatti. Anzi. È opinione comune che, se non fosse arrivato il pari bolognese a una manciata di secondi dal termine della prima frazione, probabilmente saremmo a raccontare altro. Invece siamo a registrare la crescente preoccupazione per una squadra che, dopo aver lungamente assaporato la possibilità di salvarsi senza finali thrilling o situazioni al cardiopalma, si ritrova impantanata in territorio minato ad alto coefficiente di pericolosità. Non tanto per una classifica instabile e in continua evoluzione, quanto per i limiti numerici di una formazione che, da diverse settimane, sta tirando la corda provando a fare di necessità virtù. A ciò si aggiungano le non perfette condizioni mentali di un Vasquez che, in un ruolo topico, sembra aver smarrito quelle certezze acquisite in una prima fase del campionato tutto sommato positiva.
Andante
C’è di buono che l’Empoli anti-Bologna non ha niente a che vedere con la squadra frastornata e in totale confusione vista contro il Lecce. La retroguardia è tornata a ricompattarsi attorno a un monumentale Ismajli, mentre la linea mediana ha tenuto al cospetto della qualità degli uomini di Italiano. Grassi, Maleh e Henderson hanno mostrato le solite doti temperamentali e agonistiche, mentre si è rivisto un Fazzini ispirato e totalmente calato nel ruolo. La sensazione è che mister D’Aversa abbia toccato le corde giuste per rilanciare mentalmente il suo centrocampista più completo. Le sue accelerazioni e il suo moto frenetico hanno messo in difficoltà un Bologna che ha faticato e prenderne le contromisure. Il numero dieci azzurro deve capire che il suo futuro dipende dal suo presente. Si tratta di lasciare il segno ad Empoli prima di spiccare il volo verso piazze più ambiziose, come accaduto ad altri illustri predecessori in passato. Buone notizie provengono anche dal recupero di Anjorin, elemento di qualità di cui il team di D’Aversa non può fare a meno per senso tattico e caratteristiche tecniche uniche in seno alla rosa azzurra.
Allegro
Quella sciorinata contro il Bologna è probabilmente la migliore prestazione in maglia azzurra di Lorenzo Colombo. L’ex centravanti di Lecce e Monza si è messo in luce, non solo sul piano della generosità e dell’applicazione tattica, ma anche su quello della finalizzazione. Oltre al gol di pregevole fattura per opportunismo e senso della posizione, Colombo si è mostrato costantemente lucido nel dialogo palla a terra con i compagni e nell’assorbire la forza d’urto dei prestanti difensori felsinei. Forse non sarà mai un rapace d’area di rigore o un cannoniere spietato ma, di sicuro, è un giocatore su cui fare pieno affidamento. Se sarà sostenuto dalla fiducia dell’ambiente saprà togliersi le sue soddisfazioni e valorizzare la manovra offensiva della squadra. Una cosa è certa: urge un’alternativa credibile al numero 29 azzurro quando questi, necessariamente, avrà la necessità di tirare il fiato. Al momento la coperta è troppo corta ed è impensabile pensare di arrivare alla 38° giornata con il solo tandem composto da Esposito e Colombo. Non è in discussione la loro titolarità ma la capacità di sostenere il peso dell’attacco in via esclusiva per altre 16 giornate.
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