Opera in tre Atti | I movimenti di Genoa-Empoli
Adagio
Pareggiare senza aver subito un solo tiro in porta dagli avversari. Per l’Empoli di questi tempi è possibile. Vai in vantaggio su un terreno di gioco difficile, in un contesto ambientale storicamente complicato, hai le occasioni per chiudere il match, ti difendi con ordine fino a pochi minuti dal termine, eppure tutto ciò non basta per conquistare l’intera posta. A Marassi gli azzurri avrebbero ampiamente meritato quei tre punti che latitano da circa tre mesi ma, per una ragione o l’altra, devono ancora rimandare l’appuntamento con la vittoria in questo amaro spicchio di 2025. Stavolta la beffa prende la forma del goffo intervento del portiere Silvestri che trasforma l’innocua deviazione del difensore genoano Vasquez nel gol del pari del Grifone. Alla vigilia in molti avremmo sottoscritto un punto in casa del Genoa. Al termine del match è proprio l’Empoli a uscire dal campo con il rimpianto di chi si è fatto sfuggire un’occasione d’oro e il malcontento di chi non è stato un grado di raccogliere quanto seminato.
Moderato
Al termine del rovinoso match interno con l’Atalanta di una settimana fa, serpeggiava un funesto pessimismo sul destino degli azzurri. Sette giorni dopo, gli scenari sono nuovamente cambiati in un campionato dove si passa, con troppa disinvoltura, attraverso facili entusiasmi e prematuri scetticismi. Nel mezzo l’accesso alla storica semifinale di Coppa Italia con annessa eliminazione della Juventus allo Stadium e una coraggiosa, positiva e sfortunata prestazione sul campo del Genoa. Ebbene sì, l’Empoli è ancora vivo. Sono tre mesi che barcolla alla ricerca di un’identità e di una formazione numericamente credibile ma il team di mister D’Aversa è duro da mandare al tappeto. Può essere schiaffeggiato, forse tramortito ma, c’è da esserne certi, non mollerà fino alla fine. Questa è una squadra plasmata a immagine e somiglianza del suo allenatore. Una tenace corazza in grado di affrontare le assenze e le avversità con la dignità, l’orgoglio e l’onesto lavoro quotidiano.
Allegro
È attraverso il lavoro che si riesce a valorizzare ciò che resta di un gruppo decimato dagli infortuni. Mancano due punti di forza come Ismajli e Viti sulla linea difensiva? Si responsabilizza un ragazzo del 2004 come Marianucci che, con appena tre presenze da titolare in Serie A, prima sigla con freddezza il rigore decisivo in faccia a 40.000 tifosi bianconeri, cacciando la Juventus dalla Coppa Italia, poi assurge a leader difensivo nel catino del Marassi. Mancano Fazzini e Anjorin in mediana? Si punta sul temperamento di Maleh che, poco avvezzo a trovare la via della rete e a proporsi in fase offensiva, prima supera Perin allo Stadium con una conclusione da fuori poi si esibisce in una prestazione sontuosa al cospetto del Genoa. C’è da tappare le falle in ruoli evidentemente scoperti? Si posiziona il duttile Cacace in varie zone del campo, ottenendo egregi risultati in termini di impegno e applicazione tattica. Quando si tratta di fare di necessità virtù, l’Empoli risponde presente in attesa di recuperare alcuni elementi decisivi in vista dei numerosi scontri diretti che andranno in scena dopo la sosta per le nazionali.
L'articolo Opera in tre Atti | I movimenti di Genoa-Empoli proviene da PianetaEmpoli.