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Hamsik: “A Napoli una passione vera, in centro indossavo sempre il cappello”

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Nel cuore pulsante di Napoli, tra le ombre delle suo vicoli carichi di storia e l’eco delle urla che vestono di azzurro ogni domenica, si muoveva un giovane capitano che presto sarebbe diventato bandiera: Marek Hamsik. Intervistato recentemente dai microfoni di Move Media, ha raccontato con voce calda e occhi che affiorano dallo schermo quella che fu la sua “altra città”, quella che lo accolse non come straniero, ma come figlio di un sogno condiviso.

“Camminare a Napoli da capitano? Meraviglioso – dice Hamsik con tono avvolto nel ricordo – ma è un po’ difficile camminare per la città. Lì tutti ti conoscono, dai bambini ai nonni, perché loro vivono di calcio”. Arrivato a Napoli ventenne, con il sorriso e la voglia di mettersi in gioco, non immaginava ancora la portata di quell’abbraccio: “Vennero più di 1 000 ultras per vedere me e Lavezzi insieme. A Brescia allo stadio c’erano 1 000 persone ed a Napoli c’erano al mio primo giorno per vedermi”.

La sua permanenza in azzurro durò undici stagioni, perché Napoli non è semplicemente una tappa: è una famiglia, una fucina di emozioni in cui il calcio non è un gioco ma una ragione d’essere. “Io vivevo fuori città, vicino al centro sportivo. Tutti mi conoscevano ed era più facile uscire per una passeggiata. Penso che forse sono stato in centro città una o due volte per ristoranti o per fare shopping e quando ci andavo indossavo sempre un cappello sulla testa per nascondere la mia cresta (ride, ndr)”. L’aneddoto è piccolo, ma illumina un mondo: la discrezione necessaria di chi, pur avendo successo, vuole respirare ancora l’aria di via Toledo senza peso eccessivo, senza maschera.

Hamsik ricorda Napoli come un posto “diverso per il calcio, una città speciale e per questo ci sono stato undici anni, perché ogni giorno ho sentito la passione, l’amore per me e per la maglia”. In quella maglia, il capitano non vestì soltanto numeri e colori: portò quella urlata speranza che nei tifosi azzurri risiede da generazioni. E quel cappello, semplice ma simbolico, racconta di un campione che ha saputo essere parte di una comunità, non solo per un match, ma per la vita.

In questo articolo vogliamo fermare il tempo su quel momento: quando Hamsik, tra strade, sguardi, sorrisi, si fece Napoli e Napoli lo fece suo – con la cresta nascosta sotto un cappello e il cuore in campo.

L'articolo Hamsik: “A Napoli una passione vera, in centro indossavo sempre il cappello” proviene da PianetAzzurro.it, news sul Calcio Napoli e sul mondo delle scommesse.




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