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Март
2024

Un’altra nave Ong aggira i decreti Piantedosi: fermo e multa per la tedesca Sea-Eye 4

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Sea Eye 4 ong Piantedosi

E’ scattato  il fermo amministrativo per la nave della Ong tedesca “Sea-Eye 4”, arrivata al porto di Reggio Calabria con a bordo 144 migranti soccorsi al largo della costa libica. Come ha anticipato il prefetto Clara Vaccaro, presente  sul molo di ponente mentre la nave ha attraccato domenica e durante lo sbarco dei primi migranti, […]

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Sea Eye 4 ong Piantedosi

E’ scattato  il fermo amministrativo per la nave della Ong tedesca “Sea-Eye 4”, arrivata al porto di Reggio Calabria con a bordo 144 migranti soccorsi al largo della costa libica. Come ha anticipato il prefetto Clara Vaccaro, presente  sul molo di ponente mentre la nave ha attraccato domenica e durante lo sbarco dei primi migranti, il fermo amministrativo della nave dell’ong è stato deciso dalle autorità italiane dopo la verifica della documentazione trasmessa alla capitaneria di porto, alla Questura e alla Guardia di finanza di Reggio Calabria dal Comando generale della Guardia costiera.

Sea Eye 4, fermo e multa per la nave Ong che non rispetta i decreti Piantedosi

Stando a quanto si apprende in ambienti istituzionali, l’ong avrebbe soccorso i migranti in acque internazionali, nonostante la volontà di intervenire della guardia costiera libica. Il provvedimento di fermo amministravo sarebbe legato quindi all’applicazione del decreto Piantedosi, entrato in vigore nel gennaio 2023. Dovrebbe essere di almeno 20 giorni a meno che non ci siano ‘pregresse recidive’ che potrebbero far aumentare lo stop della nave fino a 2 mesi. Decisione, questa, che, in caso di conferma del fermo, dovrà essere assunta dal prefetto Vaccaro dopo aver ricevuto e valutato il carteggio arrivato dal Comando generale della Guardia costiera. Solo in seguito, l’ong tedesca potrà fornire la sua versione dei fatti circa i due soccorsi effettuati nel Mediterraneo.

Aggirati i decreti Piantedosi

Un’altra nave Ong che aggira i decreti del governo. E non è la prima volta. A metà febbraio un provvedimento in larga parte fotocopia di quelli emessi da diverse Capitanerie di porto nei confronti delle navi umanitarie. Alle quali si contesta di non aver comunicato o aver ignorato le indicazioni dei libici; o di aver soccorso naufraghi che loro avrebbero potuto intercettare e riportare indietro. Il tutto si è complicato dopo che una sentenza della Cassazione ha dichiarato Tripoli porto non sicuro. In realtà è stato lo stesso ministro dell’Interno ad invitare a leggere bene la sentenza, senza quei paraocchi ideologici che ora inducono altre navi Ong ad aggirare i decreti. Quella sentenza si riferiva a uno sbarco del 2018, che ha reso definitiva la condanna del comandante del rimorchiatore Asso 28. Che nel 2018 soccorse 101 persone nel Mediterraneo, riportandoli in Libia e consegnandoli alla Guardia costiera. Spegò il ministro: “La sentenza va collocata temporalmente. In un momento preciso in cui la Libia aveva determinate condizioni e le collaborazioni con l’Ue erano finalizzate a portare la Libia a superare le situazione di quel momento”.

 

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