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Март
2024

Campo largo, Bocchino travolge Mieli: “Schlein non ne azzecca una, Conte un furbacchione” (video)

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Bocchino Mieli

Nel salotto tv de La7 si discute di campo largo (clicca qui per vedere il video) e del suo ipotetico futuro: un progetto in fieri, quello della sinistra, che tra contorni sfumati, limiti tutta da definire, e prospettive da comunicare, poggia sulle fragile fondamenta di un Pd alla ricerca di un centro di gravità permanente […]

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Bocchino Mieli

Nel salotto tv de La7 si discute di campo largo (clicca qui per vedere il video) e del suo ipotetico futuro: un progetto in fieri, quello della sinistra, che tra contorni sfumati, limiti tutta da definire, e prospettive da comunicare, poggia sulle fragile fondamenta di un Pd alla ricerca di un centro di gravità permanente e i Cinque stelle alle prese con una guida “contecentrica” del Movimento che ha sfilato a Grillo, entrambi sotto schiaffo del flop registrato in Abruzzo alle prove tecniche elettorali del campo largo nella sua estensione massima.

Campo largo, Bocchino zittisce Mieli (che resta senza parole)

Pertanto, quando nel talk arbitrato da Lilli Gruber prende la parola Italo Bocchino, sono soprattutto questi i nodi che vengono al pettine, riproposti alla luce di un’analisi dei fatti con cui Bocchino parte dal contingente e dalle sue evidenze politiche. «Il primo problema che si dovrebbe porre il campo stretto è quello di decidere qual è il leader. Un leader deve essere accattivante, fascinoso, deve saper trascinare anche emotivamente l’elettorato». «C’è, è la Schlein» interviene ardimentosamente Paolo Mieli quasi a difendere l’indifendibile. E Bocchino lo gela all’istante: «Adesso ti rispondo su questa tua tesi che porti in giro».

Botta e risposta sulla Schlein

L’espressione stizzita dell’ex direttore del Corriere della sera non sfugge all’occhio indiscreto della telecamera: «Oh, che porti in giro…», prova a ribattere, ma nulla di più. L’impresa di difendere la leadership della Schlein del resto è ardua anche per lui. E l’analisi di Bocchino che segue la perplessità di Mieli pone la pietra tombale su qualunque possibilità di replica. «Sì, porti in giro la tesi che la Schlein può essere un leader…» replica con fermezza Bocchino. Che poi prosegue: «La Meloni lo è talmente tanto che ad esempio molti di sinistra ci dicono a microfoni spenti menomale che avete la Meloni, la vorremo avere anche noi una così. La Schlein non ha nessuna possibilità di essere leader».

Campo largo senza speranza: Bocchino travolge Mieli

Una sentenza, quella di Bocchino, che fa trasecolare Mieli, al quale il direttore editoriale del Secolo sottolinea anche senza remore: «So che sto toccando gli amori di Mieli, che sotto l’apparenza di principe degli opinionisti nasconde il comunista che è in lui; vede la gruppettara ed è molto contento e felice… Parole, quelle di Bocchino, che mettono in allarme la Gruber, che cerca a sua volta, a fatica, di mantenere un aplomb televisivo consono alla narrazione di Mieli appena smontata e destrutturata in un crescendo di rilievi e commenti.

«Schlein non ne azzecca una, Conte è un furbacchione meridionale»

Rilievi e commenti di un’analisi che Bocchino conclude asserendo: «Schlein non ne azzecca una sulle proposte. Giuseppe Conte è un furbacchione meridionale che ha sfilato il partito a Beppe Grillo. Che si è liberato di Di Maio, Fico, Raggi, Di Battista. E si è fatto il suo partito su misura. Aspetta sulla riva del fiume il cadavere del leader del Pd per cercare di prendere un voto in più e dire che è lui il candidato». Ma, è la conclusione tranchant: «Così non si va da nessuna parte. Qual è il programma comune? Sul 90% delle cose – eccepisce Bocchino – hanno quattro idee diverse e sono in quattro».

La replica… a corto di argomenti

Mieli appare disarmato e prova semplicemente a dissimulare, replicando in rapida sintesi: «Io dico che la Schlein è una trascinatrice. Che Conte ha delle caratteristiche da presidente del Consiglio, e quindi non è vero che siano così sguarniti. Quello passa il convento. Lì si devono mettere d’accordo prima di allargare il campo a chi passa». Una disamina ridotta all’osso che tradisce chiaramente la difficoltà ad argomentare e a provare a obiettare: è impresa ardua. E nessuno ci si cimenta. Non in maniera convincente almeno…

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