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Март
2024

L’intervista. Cicchitto: Bersani salva il comunismo e attacca il Msi perché non applica la lezione di Togliatti

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Cicchitto Bersani

Fabrizio Cicchitto, un passato da socialista poi in Forza Italia, protagonista degli anni d’oro del berlusconismo e del Pdl, la storia dei partiti italiani la conosce bene. E’ la persona migliore con cui fare due chiacchiere, dunque, per andare oltre il presentismo che giudica sommariamente la storia politica attraverso battute buone per la tv o […]

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Cicchitto Bersani

Fabrizio Cicchitto, un passato da socialista poi in Forza Italia, protagonista degli anni d’oro del berlusconismo e del Pdl, la storia dei partiti italiani la conosce bene. E’ la persona migliore con cui fare due chiacchiere, dunque, per andare oltre il presentismo che giudica sommariamente la storia politica attraverso battute buone per la tv o per i social. “Ha visto Bersani su La7?”. “Sono masochista e La7 la guardo ma ieri non ce l’ho fatta”, risponde. Si è perso l’analisi del voto in Abruzzo fatta da Pierluigi Bersani, lo “zio” che secondo Marsilio non è riuscito a salvare il campo largo benché accorso a fianco di Elly Schlein.

Guardi, Bersani ha detto che Meloni e Marsilio sono missini in preda a spirito di revanche, e che lui non si offende se lo chiamano comunista. Ora: perché bisogna vergognarsi del proprio passato, da una parte e dall’altra? Non sarebbe ora di finirla?   

Il primo punto è che questo orgoglio di dislocazione io lo colgo in entrambi gli schieramenti. Sia il centrodestra che la sinistra si esprimono in termini aggressivi verso gli avversari perché la logica di oggi è una logica molto fondata su messaggi semplificati. Parliamo poi del centrodestra in versione Meloni (perché poi c’è la versione Tajani e la versione Salvini)… Dicevo di Meloni: lei segue un progetto ambizioso e difficile, lei evita di dichiararsi antifascista però il suo percorso si muove dal cuore di un pezzo del Msi-An che è la Colle Oppio di Fabio Rampelli, che è Atreju. E però il suo tentativo è quello di arrivare a una dimensione afascista nella versione conservatrice alla Scruton. Insomma ha messo da parte Evola e compagnia bella.

Senta ma non sarà che è tutta l’Italia che è andata avanti e che è afascista perché ormai il fascismo è storicizzato?

Allora, Meloni sta facendo questo percorso accidentato con intelligenza. Dall’altra parte diventa un po’ imbarazzante dire che questa maggioranza di centrodestra  affonda le sue radici nel fascismo: chi lo dice rischia di essere masochista perché il successo del centrodestra si basa proprio sul suo progetto di andare oltre quella dimensione. Infatti la destra è andata anche oltre quella che è stata finora una sorta di linea gotica elettorale. Il suo elettorato si concentrava tutto da Roma in giù, perché risentiva fortemente della divisione avvenuta in seguito alla Resistenza e alla Rsi. Il fatto che FdI  sia ora apprezzato anche al Nord si deve alla circostanza che questo partito è entrato in relazione con ceti sociali rispetto ai quali non c’erano rapporti. Grazie anche al lavoro di uno come Crosetto, FdI riesce a colloquiare con un pezzo del mondo imprenditoriale del Nord.

Quindi perché Bersani ci riporta alla Fiamma del Msi?

Bersani dovrebbe ricordare un insegnamento metodologico di Togliatti che era quello dell’analisi differenziata. Lui non la applicava all’Urss ma la applicò al fascismo. E che vuol dire analisi differenziata? Che  al netto del punto di partenza di Almirante che si colloca nel fascismo dobbiamo guardare anche quello che è avvenuto dopo.  E’ emerso che c’erano colloqui riservati tra Almirante e Berlinguer che parlavano tra loro dei rischi del terrorismo di destra e di sinistra. Bersani non si chiede perché Almirante si recò ai funerali di Berlinguer?  E perché Pajetta andò ai funerali di Almirante? Lì è iniziata una variante storica che è poi proseguita con le scelte di Fini a Fiuggi. Quella storia va letta così. L’Almirante del dopoguerra è diverso dall’Almirante redattore della Difesa della razza.

Se si storicizza il fascismo, la stessa cosa vale per il comunismo? 

Dovendo procedere in termini di definizioni aprioristicamente io mi dichiaro sia antifascista che anticomunista ma occorre chiedersi quale antifascismo e quale  anticomunismo e allora se Bersani non fa una distinzione si viene a trovare in mezzo ai guai, perché il comunismo nel suo retroterra storico è quello staliniano che come il nazismo ha fatto parecchi milioni di morti. Deve spiegare che è comunista nella versione italiana e su questo terreno ci andrei cauto perché se non sbaglio siamo nel 2024. Relativizzerei tutte queste categorie ripercorrendole storicamente perché anche gli stessi comunisti degli anni Ottanta erano ben diversi da quelli che avevano un legame di ferro con l’Urss. Dovremmo abbandonare certi manicheismi.

Storicizzare ma anche non essere preda di facili entusiasmi. Hanno detto, a sinistra, che il vento era cambiato

Semplicemente non hanno analizzato bene la loro vittoria in Sardegna dovuta non al vento cambiato ma al fatto che era stato scelto a destra un candidato sbagliato. E non hanno considerato che Alessandra Todde è superiore alla media dei grillini infatti è andata oltre il grillismo e oltre la sinistra chiudendo la sua campagna con la mamma e con la nipote. Anche se dopo, certo, è andata un po’ troppo in giro come la Madonna pellegrina…

Ma del presenzialismo di Bersani che ne dice? Sarà lui il federatore? 

Non lo vedo in quel ruolo. In quel campo il nume tutelare resta Prodi. Bersani è una persona simpatica, è stato un notevole ministro dell’Industria ma un disastroso segretario del Pd. Basti pensare a come perse la vicenda delle elezioni del presidente della Repubblica. Non inventiamoci un Bersani perfetto. E’ accattivante e per questo lo mandano in tv ma ha un passato di fallimenti politici. Direi che Bersani è una conferma di una legge del vecchio Pci per cui il segretario del partito doveva essere uno che veniva dal regno sabaudo, quindi o sardo o ligure o piemontese e infatti abbiamo avuto Togliatti, Longo, Natta e Berlinguer a confermare questa regola. Gli emiliani andavano bene per i voti e per i soldi delle coop. Non avevano la sottigliezza per fare i leader del partito.

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