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2024

Battiato nasceva 79 anni fa. La destra se ne innamorò perdutamente perché metteva l’esoterismo in rima

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Battiato

Franco Battiato nasceva il 23 marzo di 79 anni fa. Genio indiscusso, portavoce di un’eccentricità che seduceva. Dopo la sua morte, tre anni fa, si volle insistere sulla sua lontananza dal mondo politico, soprattutto berlusconiano.  Sì, cominciò con testi che piacevano alla destra ma finì assessore di Crocetta. E il suo inno Povera Patria si tradusse poi […]

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Battiato

Franco Battiato nasceva il 23 marzo di 79 anni fa. Genio indiscusso, portavoce di un’eccentricità che seduceva. Dopo la sua morte, tre anni fa, si volle insistere sulla sua lontananza dal mondo politico, soprattutto berlusconiano.  Sì, cominciò con testi che piacevano alla destra ma finì assessore di Crocetta. E il suo inno Povera Patria si tradusse poi in rime anti-Berlusconi. Va tutto bene, bando alle etichette. Lui era il Maestro, quindi era oltre per definizione.

Ma la destra se ne innamorò perdutamente fin dai tempi di quel disco ribelle, “L’era del cinghiale bianco“. Era il 1979 e si usciva dal gelo degli anni di piombo. Presto Siddharta sarebbe diventato un libro cult. Ma a destra già si facevano dibattiti sui sufi e la dottrina del risveglio. E si leggeva Gurdjieff che per Battiato fu  fonte di ispirazione. E così l’unione di esoterismo e musica elettronica planò sopra boschi di braccia tese. Inevitabile. Battiato citava il kaly yuga e gli opponeva la speranza del ritorno dell’era del cinghiale bianco. Il potere spirituale che torna sovrano. Altro che canzonette.
Questo cantautore ci piace troppo scriveva Linea, il giornale dei rautiani che volevano svecchiare la destra. Battiato fu l’alternativa agli stornelli delle camicie nereLinea ripescava citazioni di Battiato del 1974: “Dicono che sono delle favole, ma io ci credo abbastanza: la musica come fatto trascendentale, il musicista come un semidio che faceva ballare gli alberi e incantava le cascate“.

Lui metteva l’esoterismo in rima, i suoi testi s’illuminavano di tradizione, mischiava il sacro e il pop. Nel 1982 Gianfranco Manfredi sulla Stampa sentenziava: Battiato non è un postmoderno, i testi del suo disco L’arca di Noè sono un manifesto della nuova destra.  L’articolo stroncava il Battiato apocalittico che ammiccava ai postfascisti citando “l’imperialismo degli invasori russi”.

Battiato, l’eremita irregolare. Ma come pretendete di addossargli un’etichetta, a uno perso nei suoi “mondi lontanissimi”? E’ vero, sembrò farsi grillino con la sua accusa alle “troie che si vendevano in Parlamento”. Vero anche il flirt con i radicali. E poi la scelta di fare l’assessore in Sicilia. Rosario Crocetta è stato per Battiato un po’ come il diavolo tentatore per gli eremiti del deserto. Tutto gli si perdonava per quel suo verso: “Il giorno della fine non ti servirà l’inglese“. Una sintesi fulminante. Un assunto cui restò coerente quando si trattò di giudicare il genere rap: “Potrebbe sparire e, per quanto mi riguarda, non ne sarei dispiaciuto“.

Ci piaceva troppo il Battiato ammiratore di Federico II Hohenstaufen, sul quale scrisse nel 1994 l’opera lirica Il cavaliere dell’intelletto, assieme a Manlio Sgalambro. E ammiravamo quel suo cogliere, da poeta, lo spengleriano tramonto dell’Occidente: “La nostra è una civiltà indegna, dove non c’è più rispetto per nulla e per nessuno. Le cose innaturali mi fanno star male, mi disturba la non accettazione del proprio karma. Credo di essere molto libero da una parte ma molto conservatore dall’altra. Una donna che diventa uomo e viceversa… perché?“.

Battiato, è vero pure questo, si definì anarchico ma mai di sinistra. Come avrebbe potuto occhieggiare a quel mondo un uomo che detestava la volgarità? Lo aveva cantato chiaro e forte: “Per fortuna il mio razzismo non mi fa guardare/Quei programmi demenziali con tribune elettorali“. Non era di destra? A noi non interessa. Resta in sintonia con quel mondo e con le sue aspirazioni. Rimane l’autore apprezzato di “Centro di gravità permanente” che risuonava alle feste del FdG.  Colui che ha dedicato una canzone al Re del Mondo quando ancora in Italia imperversavano le Brigate Rosse. Gliene siamo grati, sempre e comunque.

“Questo nome, d’altronde – scriveva René Guénon – non designa affatto un personaggio storico o più o meno leggendario; quello che in realtà designa, è un principio, l’Intelligenza cosmica che riflette la Luce spirituale pura e formula la Legge (Dharma) propria alle condizioni del nostro mondo o del nostro ciclo di esistenza; e nel medesimo tempo esso è l’archetipo dell’uomo considerato specialmente in quanto essere pensante”.

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