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Март
2024

Al convegno di FdI sul premierato tutti concordi: è una riforma per il futuro dell’Italia

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riforma premierato

“La riforma del premierato non è per il governo Meloni, ma per il futuro dell’Italia, per evitare che gli italiani si ritrovino, come dopo le elezioni del 2018, con un maggioranza formata da Pd, M5s, Lega e Forza Italia tutti insieme con un presidente del Consiglio non scelto dagli elettori”. Al convegno organizzato da Fratelli […]

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“La riforma del premierato non è per il governo Meloni, ma per il futuro dell’Italia, per evitare che gli italiani si ritrovino, come dopo le elezioni del 2018, con un maggioranza formata da Pd, M5s, Lega e Forza Italia tutti insieme con un presidente del Consiglio non scelto dagli elettori”. Al convegno organizzato da Fratelli d’Italia ‘Obiettivo premierato, al centro volontà popolare e stabilità dei governi’, la palma del “premierato spiegato in una frase” spetta al senatore di FdI Alberto Balboni.

Riforma costituzionale che giova anche in termini economici. A tal proposito Balboni cita uno studio secondo cui in dieci anni “l’instabilità politica è costata all’Italia 265miliardi di euro, nonché 300mila posti di lavoro all’anno, dunque 3 milioni in dieci anni”.

In platea diversi esponenti di spicco di FdI, tra cui Giovanni Donzelli, Sara Kelany e Andrea De Priamo perché, come dice Marco Lisei, capogruppo di FdI in commissione Affari Costituzionali del Senato, “il premeriato per noi, è la madre di tutte le riforme. Un provvedimento fortemente voluto da Giorgia Meloni e da Fratelli d’Italia e che appartiene alla storia del nostro partito. Si basa su obiettivi chiari: consentire ai cittadini di scegliere il premier, ridare credibilità alle scelte dei cittadini, consolidare la certezza per gli italiani su chi li guiderà. Basta, quindi, governi tecnici e trasformisti”.

Da parte sua, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani si dice “un po’ deluso dal riflesso condizionato dei nostri colleghi dell’opposizione: Meloni volle un confronto prima di partire con la riforma, chiedendo di ragionare su una riforma di sistema che serve all’Italia, non al centrodestra. Abbiamo ricevuto risposte un po’ imbarazzate, che erano tentativi di dire di no, ma è una battaglia ostruzionistica, senza peraltro proporre nulla di concreto, che non porta da nessuna parte. Ma noi andremo avanti per la nostra strada, perché se un domani andrà al governo il centrosinistra – e io farò di tutto perché questo non accada – questa riforma servirà anche al centrosinistra”.

“La stabilità politica è un valore etico ed economico. Con la riforma del premierato il susseguirsi in maniera indiscriminata dei governi finirà e gli italiani potranno, da protagonisti, scegliere finalmente da chi farsi governare”, spiega in un videomessaggio Francesco Filini, responsabile del Programma di FdI nonché coordinatore dell’Ufficio Studi del partito.

Alle obiezioni sulla presunta limitazione dei poteri del presidente della Repubblica replica Felice Giuffrè, sostenendo che anzi sono rafforzati. Il giurista e consigliere del Csm non manca di citare un politologo di sinistra come “Gianfranco Pasquino, che già dal 1986 invocava una riforma in tal senso, con il saggio “Restituire lo scettro al principe”, ovvero al popolo.

Mentre il consigliere giuridico del premier Meloni, Francesco Saverio Marini, osserva: “Il modello che si è provato ad introdurre risponde a una esigenza condivisa da tutte le forze politiche: la stabilità. Questa riforma non è un compromesso. Ma come tutte le riforme è il frutto di un confronto, quindi di un compromesso che non ha una accezione negativa”.  Punto fragile? “Non vedo punti di fragilità, oggi la riforma è stata molto migliorata”.

“Sinistra smemorata sulla riforma del premierato”

Alla platea riunita in piazza Capranica, il moderatore del convegno, l’editorialista del Giornale Vittorio Macioce ricorda con una certa ironia che la sinistra pare scesa da Marte, ricordando che negli anni ’80 De Mita e Iotti immaginarono dei poteri per il presidente del Consiglio oggi sarebbero definiti “eversivi”, per non parlare dal famoso “patto della crostata del 1997”

“Una riforma che consentirà finalmente di avere governi stabili – ricorda nel suo intervento il capogruppo dei senatori di FdI, Lucio Malan – e che consentirà di godere anche di una fiducia internazionale, che avrà ripercussioni per l’economia italiana, ma anche in campi le infrastrutture, delle istruzione. Per gli altri Paesi un governo stabile è segno di affidabilità”.

Dal presidente dei deputati di FdI, Tommaso Foti arriva una risposta anche per chi contesta la riforma del premierato, agli “smemorati” della sinistra “che hanno già dimenticato la Bicamerale di D’Alema”, ma anche a chi contesta la riforma perché non prevede il sistema elettorale. Foti chiarisce infatti che “non si è mai visto pensare un sistema elettorale senza sapere prima qual è la norma costituzionale che regge quel sistema. E’ evidente che un minuto dopo che la riforma costituzionale sarà stata approvata si dovrà pensare alla legge elettorale ma non si può pensare alla legge elettorale prima, anche perché – conclude il presidente dei deputati di FdI – gli istituti possono portare a varie leggi elettorali”.

 

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