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Апрель
2024

Urso: “Lunedì presentiamo il piano per l’ex Ilva. Nel 2025 produrrà 6 milioni di tonnellate di acciaio”

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urso ex ilva

“Lunedì abbiamo diverse riunioni convocate a Palazzo Chigi”, tra queste “quella in merito allo sviluppo del risanamento e rilancio degli stabilimenti dell’ex Ilva e in quella sede presenteremo il piano industriale e finanziario per il rilancio dello stabilimento”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, durante la conferenza […]

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urso ex ilva

“Lunedì abbiamo diverse riunioni convocate a Palazzo Chigi”, tra queste “quella in merito allo sviluppo del risanamento e rilancio degli stabilimenti dell’ex Ilva e in quella sede presenteremo il piano industriale e finanziario per il rilancio dello stabilimento”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, durante la conferenza programmatica di FdI a Pescara.

Sull’ex Ilva, “stiamo recuperando quello che sembra del tutto compromesso, cioè lo stabilimento siderurgico più importante d’Europa. Io sono convinto – ha proseguito il ministro – che noi saremo in condizioni già quest’anno di delineare un piano di rilancio della siderurgia italiana che è a base dell’industria manufatturiera del nostro Paese, a base dell’industria automobilistica, dell’industria elettrodomestica, della cantieristica, della nautica. Ripartiamo dalla siderurgia per costruire nel frattempo attraverso la microelettronica e la tecnologia green l’industria del futuro”.

Urso, nel corso del dibattito su “La sfida dell’indipendenza tecnologica”, ha messo la siderurgia al centro anche della strategia industriale europea, che deve ripartire dai pilastri su cui l’Europa unita si era immaginata: la difesa da un lato e l’energia e l’acciaio dall’altro. Si tratta di due elementi cruciali anche nell’ottica delle condizioni richiamate nel sottotitolo del panel: “Sovranità hi-tech, autonomia strategica e materie prime: costruire una competitività europea”. Serve una “politica industriale europea assertiva”, ha chiarito Urso, illustrando i prossimi passi per quella italiana: oltre al rilancio dell’Ilva, per la quale “chiederemo un prestito ponte all’Ue e che nel 2025 la cosiddetta ex Ilva può tornare a produrre 6 milioni di di tonnellate di acciaio”; l’ingresso nella produzione dell’automotivi di altri soggetti oltre a Stellantis; gli incentivi di 3 miliardi e 200 milioni per le aziende che lavorano nella filiera dei semiconduttori; il decreto legge per consentire la riapertura delle miniere del nostro Paese, che sarà presentato insieme a Pichetto Fratin fra due-tre settimane.

Oltre a Urso, al dibattito moderato dal senatore di FdI, Raffaele Speranzon, hanno partecipato il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli; il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli; la presidente del Cnr, Maria Cristina Carrozza; il presidente di StMicroelectronics, Giuseppe Notarnicola; l’Ad di Enel, Flavio Cattaneo; la presidente di Chair B7, il G7 delle federazioni imprenditoriali, Emma Marcegaglia.

“L’Europa dovrebbe essere leader dal punto di vista tecnologico e invece oggi è follower”, ha detto Speranzon introducendo l’incontro, che si è sviluppato in larghissima parte sulla necessità dell’accesso alle materie prime per la produzione tecnologica, oltre che sugli standard e le regolamentazioni per evitare non solo la concorrenza esterna, ma anche quella interna tra Stati membri. Acquaroli nel suo intervento ha portato l’esempio della Regione Marche per facilitare il lavoro di chi vuole intraprendere e investire. Di come l’ente si sia fatto “facilitatore”, creando un dialogo e un ascolto costante con il mondo dell’impresa, delle professioni che accompagnano le aziende, dei corpi intermedi.

Della necessità di fare rete ha parlato diffusamente anche Marcegaglia, che ha ringraziato il governo per aver creato, per la prima volta, un tavolo di confronto tra B7 e G7. Un modello che, considerata la portata delle sfide globali, deve diventare stabile. Parlando in particolare dell’Intelligenza artificiale, Marcegaglia ha sottolineato che l’Ia “ha bisogno di regole, possibilmente globali, e bisogna fare attenzione che non se ne faccia un uso sbagliato: l’uomo deve rimanere al centro. Però l’Ia può essere anche uno straordinario strumento per aumentare la competitività delle imprese italiane ed europee, comprese le Pmi, e per creare nuovi posti di lavoro”. Bisogna “trovare – ha proseguito – un giusto equilibrio, governo e imprese devono lavorare insieme e serve molta responsabilità. Il messaggio che vogliamo dare è: regoliamo l’Ia, ma lasciamo che questo sia strumento di crescita e competitività”.

Il tema della regolamentazione della Ia è stato affrontato diffusamente anche da Rampelli, il quale ha messo in guardia dai rischi di una impostazione che dimentica la centralità della persona, trasformandola in individuo. “La sovranità digitale – ha chiarito il vicepresidente della Camera – non è solo un fatto tecnico, ma una questione di profondità: la sovranità deve essere equa e solidale, l’Ue che dobbiamo costruire attraverso il successo di una coalizione come quella che sta governando in Italia deve rispondere ai principi di reciprocità, equipollenza, equivalenza nel rapporto tra Nazioni, imprese, cittadini, famiglie, lavoratori”. I processi, ha proseguito Rampelli, vanno governati tenendo sempre come stella polare la persona, la sua natura, le sue relazioni, il suo primato sull’Ia. Pena, è stato l’avvertimento, la catastrofe sociale. “Non c’è contraddizione tra una società che si evolve e una società che mette al centro la persona”, ha proseguito il vicepresidente della Camera, invocando “una nuova stagione per un nuovo umanesimo” e dicendosi particolarmente orgoglioso del ddl sull’intelligenza artificiale varato dal governo che va esattamente in questa direzione.

Il tema dell’autonomia in campo energetico è stato affrontato poi da Cattaneo. “Un Paese come il nostro raggiunge l’indipendenza energetica aumentando le dipendenze, ovvero non vincolandosi a una sola dipendenza”, ha spiegato l’Ad di Enel. “Per morfologia territoriale, il nostro Paese non consente di avere grandi campi fotovoltaici o eolici, come in Spagna, non sono solo ragioni burocratiche ma oggettive” e “abbiamo tecnologie dismesse o che stiamo dismettendo, giustamente, come il carbone, quindi aumenterà la dipendenza sul gas e gli investimenti nei sistemi di accumulo”.

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