Barnier rompe la grande ammucchiata, sinistra furiosa: elezioni rubate. Le Pen: avevamo previsto tutto
L’Eliseo ha tirato fuori dal cilindro il patriota, il grande europeista con la stoffa del negoziatore di rango, ma in Francia la strada è ancora tutta in salita. Lo dimostra la rabbia della gauche radicale tradita da Macron, che inveisce contro l’investitura a premier del repubblicano Michel Barnier e minaccia la piazza. “Chiedo la mobilitazione più potente possibile il 7 settembre per il rispetto della democrazia, per una buona comprensione di cosa sono le istituzioni repubblicane poste sotto la sovranità del popolo”. Così Jean-Luc Mélenchon, leader di Lfi, dopo la nomina a premier di Barnier, che, a suo dire, sarebbe stato scelto con “il permesso del Rassemblement national”. “Questo – accusa il leader della sinistra radicale – è il governo di Macron e della Le Pen. Hanno già preso impegni per far accettare il bilancio, preparato nell’ombra dai ministri dimissionari”.
La gauche minaccia la piazza contro il premier Barnier
La verità è che la grande ammucchiata contro la destra al secondo turno si è rivelata un boomerang e adesso la maggioranza Frankenstein messa in piedi dal presidente Macron insieme alla gauche estremista e filopalestinese non tiene. La coperta è troppo corta e la sinistra di Mélenchon grida al voto rubato. A perdere a Parigi è la democrazia con il primo partito di Francia, guidato da Le Pen e Bardella, fuori dal governo e il secondo partito fuori dai giochi. Monsieur Barnier sarà pure – come sostiene Pierre Darnis, professore di relazioni italo-francesi all’Università di Nizza – “l’uomo per le situazioni difficili, ma con la sua nomina a premier sembra essere stato tradito il messaggio uscito dal voto di giugno. Almeno – suggerisce lo storico – quello del secondo turno, il patto repubblicano contro il Rasssemblement national”.
Bardella: prendiamo atto della nomina
“Dopo un’attesa interminabile, indegna di una grande democrazia, prendiamo atto della nomina di Michel Barnier a primo ministro di Emmanuel Macron”, scrive il presidente del Rassemblement national Bardella in un post sui social. Poco prima la fondatrice del Rassemblement national, ha dichiarato che non ci sarà alcuna sfiducia immediata al premier nominato. Barnier, infatti, sembra soddisfare almeno il primo criterio che richiesto, cioè un uomo rispettoso delle diverse forze politiche e capace di sapersi rivolgere allo schieramento lepenista. Rn attende di vedere quale sarà il discorso di politica generale del signor Barnier e il modo in cui raggiungerà i compromessi che saranno necessari sul prossimo bilancio.
Le Pen: non parteciperemo al governo Barnier
Sulle illazioni di “desistenza” di Mélenchon poi arriva il chiarimento definitivo.”Non parteciperemo ad un governo di Michel Barnier. Non ha le nostre idee”, ha detto la Le Pen. “Hanno fatto in modo che il Rassemblement national non ottenesse una maggioranza assoluta con tutta una serie di giochetti di desistenza alle elezioni legislative. Oggi ci troviamo nella situazione che avevamo annunciato, quella del caos. Vedremo se Michel Barnier riuscirà almeno a garantire un bilancio equilibrato”, ha poi postato su X. In Parlamento Le Pen e Bardella potrebbero optare per l’appoggio esterno, permettendo la nascita del governo – che al momento potrebbe contare già su circa 230 voti sui 289 necessari – mentre i socialisti a questo punto dovranno scegliere. O fare le barricate contro un “pericoloso” connubio tra centro e la destra o accettare di fatto un governo di unità nazionale.
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