Khamenei alla preghiera per Nasrallah con un fucile: “Il 7 ottobre legittimo. Se necessario, colpiremo ancora”
Alla folla che si era radunata nella Grande Moschea Imam Khomeini, nel nord di Teheran, per la commemorazione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, l’ayatollah Ali Khamenei si è presentato con un fucile al fianco. L’immagine della mano che ne tiene la canna è stata anche rilanciata sul suo profilo X: “Qualunque sia il compito che la Repubblica Islamica avrà nel contrastare il regime sionista, lo farà con forza, fermezza e determinazione. Non ritardiamo nell’adempimento di questo compito, né agiamo in modo affrettato”, è l’estratto del sermone che accompagna l’immagine e durante il quale la Guida suprema ha chiamato i Paesi islamici all’unità. “Se necessario – sono state le parole di Khamenei – colpiremo ancora la Palestina occupata”, vale a dire Israele.
Il sermone di Khamenei alla commemorazione di Nasrallah
Khamenei non teneva un sermone pubblico dal gennaio del 2020, quando l’Iran lanciò missili contro una base americana in Iraq, come risposta all’attacco in cui era stato ucciso il generale Qasem Soleimani. Nel corso della commemorazione di oggi, organizzata nell’ambito della preghiera del venerdì, è stato ricordato anche il generale dei Guardiani dei Pasdaran iraniani, Abbas Nilforooshan, ucciso nello stesso raid a Beirut nel quale è morto Nasrallah. Sulla sepoltura del leader di Hezbollah continua ad aleggiare il mistero: secondo quanto riferito dall’Afp, fonti vicine al movimento, in mattinata, avevano confermato che il corpo si trova “temporaneamente in un luogo segreto”; il sito del quotidiano Asharq Al-Awsat, citando a sua volte una fonte di Hezbollah, ha affermato che “non è stata ancora presa alcuna decisione riguardo la data e il luogo della sepoltura”.
“Il 7 ottobre atto legittimo”
La Guida suprema ha parlato di Nasrallah come di un “fratello, il mio orgoglio, il volto amato del mondo islamico” e ha detto che “questo sermone è rivolto al mondo islamico intero, ma soprattutto a Libano e Palestina”. “Ogni Nazione ha diritto all’autodifesa contro gli aggressori”, ha proseguito Khamenei, rivendicando come “del tutto legittimo” l’attacco missilistico contro Israele, definito “la punizione minore”. “L’operazione delle nostre forze armate poche notti fa è stata del tutto legale e legittima”, ha sostenuto ancora l’ayatollah, definendo “atto legittimo” anche l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Israele ”è un vampiro” e ”il risultato del comportamento del nemico è un aumento della rabbia e della motivazione del popolo, rende più forti gli uomini, i generali e i leader”, ha proseguito Khamenei, sostenendo che si arriverà alla ”rimozione della vergognosa esistenza” di Israele.
La chiamata all’unità dei Paesi islamici contro Israele
Poi l’appello ai Paesi islamici, che – ha detto Khamenei – hanno “un nemico comune”. “Il nemico dell’Iran è il nemico dell’Iraq, lo stesso nemico del Libano. Il nemico di tutti noi è lo stesso”. Parole arrivate mentre il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi incontrava a Beirut il primo ministro libanese Najib Mikati per presentargli l’impegno dell’Iran nei confronti del Libano e “il suo sostegno di fronte all’aggressione israeliana”. Il capo della diplomazia iraniana ha quindi affermato che il suo Paese “intraprenderà una campagna diplomatica per sostenere il Libano e chiederà una riunione dell’Organizzazione per la cooperazione islamica” in merito. Allo stato attuale non si ha notizia di quale sia stata la risposta del premier libanese.
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