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Volevo esser Boris Spassky

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“Fu durante il regno di Giorgio III che i suddetti personaggi vissero e disputarono.
Buoni o cattivi, belli o brutti, ricchi o poveri, ora sono tutti uguali”

Bobby o Boris, tertium non datur.
Sì, si possono forse apprezzare entrambi ma per uno solo dei due abbiamo fatto il tifo, desiderato vederlo vincitore, solo uno. Steve Ovett o Sebastian Coe, Ordoñez o Dominguín, Borg o McEnroe, Lauda o Hunt, alla fine o l’uno o l’altro… E poi ci è arrivata la notizia che si presentiva potesse giungere ma che tutti si sperava non arrivasse mai… Boris ci ha lasciato… è andato lassù, a giocare la terza puntata di quella sfida che ha appassionato, da quell’ormai lontano 1972, ogni scacchista, giovane o vecchio, forte o debole… Fischer contro Spassky.
Bobby era Achille, dentro di te non potevi sapere che era lui il più forte, colui che gli avversari li schiaccia, come Merckx sulla bici, come Monzón sul ring. Ma Boris era Ettore, il perdente, eppure colui per cui ti batteva il cuore, come Gimondi sulla bici, come Benvenuti sul ring. Il predestinato a far grande l’altro, il campione per un soffio, il primo tra i secondi, il gentiluomo che si scosta di fronte alla fama di vittorie del mostro, quella fama inesauribile che niente può mai saziare. Ma noi facevamo il tifo per i pellerossa, in ogni film, sapevamo benissimo che l’Uomo Bianco sarebbe arrivato e avrebbe spazzato via tepee e villaggi, con la furia distruttiva del tornado che avanza e nulla si lascia dietro. Eppure è Boris il vincitore morale, perché uno di noi, il più forte di noi normali. Ettore contro Achille.

E’ stato il russo a permetter la vittoria dell’americano -ahimé come suonano tragicamente attuali queste affermazioni- è stato lui a rimetterlo in gioco dopo il forfait nella seconda partita, è stato lui a piegarsi alle richieste strampalate, in fatto di illuminazione, rumorosità della sala e fobie varie, è stato lui che ha concesso, come Barry a Lord Bullingdon, la chance di tornare in corsa. Bobby non sbaglia mai, non cede, non suda, non scricchiola mai, ha il carisma degli invincibili. E’ invece Boris che corruccia la fronte, che soffre, che patisce, che ha nello sguardo la malinconia di chi sa che andrà a perdere. Bobby no, lui no, lui può solo vincere, a Reykjavík come a Sveti Stefan, ma lassù chi lo sa… ciao Boris, sicuro è solo che qui giù hai lasciato qualcuno che ti ama…




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