L’avvocato del “terremoto” autovelox: «L’automobilista multato ero io, ho sfruttato un vuoto normativo»
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Parla Andrea Nalesso, legale trevigiano che ha battuto il Comune in tre gradi di giudizio: «Manca l’omologazione: ora chi fa ricorso vince. Sono come Fleximan? Sì, però legale»
Avvocato, chi è questo automobilista che con il suo ricorso sta spegnendo gli autovelox di Treviso e di tutta Italia, a cascata? «Sono io». Ebbene sì: l’avvocato trevigiano Andrea Nalesso lo ha fatto per sé stesso, per cercare di far annullare una multa che ha preso in tangenziale correndo a 97 chilometri orari laddove il limite è 90. Un atto-palla di cannone: quel ricorso è riuscito, gli ha dato ragione dal primo grado di giudizio (giudice di pace) al terzo (Cassazione) e ora sgretola il muro di un’ambiguità legislativa, applicativa e burocratica che va avanti da anni.
Avvocato Nalesso, ci permetta la battuta: ha sorpassato “Fleximan” a destra.
«Eh sì – ride – io ho risolto il problema alla radice. Ma in maniera legale».
Perché ha presentato quel ricorso?
«Nei giorni in cui ho preso quella multa, in tangenziale a Treviso, avevo letto la notizia di un ricorso vinto da un automobilista proprio qui. E allora ci ho provato anch’io».
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E c’è riuscito. Scatenerà un effetto-valanga di ricorsi, a Treviso e in tutta Italia?
«Credo proprio di sì, ma per il futuro, cioè per le multe da oggi in poi. Le pregresse non sono più appellabili».
Situazione ingarbugliata: ci sono state sentenze contrarie a questa. A dicembre 2022 un ricorso come il suo fu accolto dal giudice di pace ma ribaltato dal tribunale di Treviso, che confermò la multa staccata da un autovelox in tangenziale.
«Sì, ci sono stati pareri discordanti, anche se quelli più recenti erano favorevoli agli automobilisti. Nel mio caso, il Comune ha voluto andare fino in Cassazione, conscio che avrebbe potuto perdere: aveva a suo favore solo una circolare del ministero delle Infrastrutture, non la legge».
Il nodo rimane quello della differenza tra approvazione e omologazione delle apparecchiature. Ci spiega?
«È complesso: l’omologazione viene fatta sul prototipo dell’apparecchiatura, con una procedura specifica che deve valutare l’autovelox conforme alla legge. Sono due procedure diverse: l’approvazione è un controllo pratico sullo strumento».
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Perché non è stata fatta l’omologazione allora?
«Di fatto non ci sono gli strumenti, non è stato disciplinato a livello legislativo come farla. Il Comune di Treviso puntava su questo: che non ci sono ancora norme pratiche».
Anche altri legali parlano di “lacuna normativa”.
«Sì, anche il ministro Salvini lo ha detto, va risolta la questione a livello legislativo».
Intanto, chi fa ricorso ora lo vince?
«Ora sì, è pressoché automatico. La Cassazione dà un ordinamento chiaro, anche se non fa giurisprudenza perché non si è espressa a sezioni unite».
E diventa caso nazionale?
«Sì, vale ovunque allo stesso modo. Di certo la questione era sul piatto e nei tribunali da anni, c’era tutto il tempo di affrontarla ma il governo si è mosso solo adesso. I velox sono comunque un presidio di sicurezza, speriamo che questa sia una sentenza che fa del bene, e che porti a una soluzione».