Estorsione a luci rosse all’operaio: ricattatrice patteggia trenta mesi
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foto da Quotidiani locali
Con le immagini hot che si era fatta inviare via cellulare era riuscita a estorcere quasi 10mila euro a un operaio di 40 anni di Valdobbiadene che aveva conosciuto girovagando per il paese.
Non contenta di aver ricevuto la consistente somma in due tranches, la donna ha continuato con i suoi ricatti di divulgare le fotografie compromettenti e ha cercato di estorcergli altri 9mila euro.
I fatti
Senza riuscirci perché lui, stremato dalle continue richieste di denaro, dopo aver dato fondo ai suoi risparmi, ha deciso di denunciarla. Ora, per una rom di 43 anni, residente a Trento, il processo s’è chiuso, davanti al giudice Cristian Vettoruzzo, con un patteggiamento a due anni e sei mesi di reclusione da scontare in regime di arresti domiciliari.
L’operaio, costituitosi parte civile con l’avvocato Alessandro Cavagnero, è stato simbolicamente risarcito con mille euro. I fatti risalgono all’estate del 2021 quando i protagonisti della vicenda si incontrano.
Lei è un’avvenente rom, lui un operaio celibe che vive in casa con la madre. Lei finge di essere interessata a lui e chiede di scambiarsi i numeri di telefono, dopo aver conversato per un po’. Già il giorno successivo al primo incontro, tra i due c’è un fitto scambio di messaggi.
La donna gli fa capire che vorrebbe approfondire il loro rapporto e gli chiede di iniziare a mandarle qualche foto intima di sé. L’operaio abbocca come un pesce alle lusinghe della 43enne trentina. E subito le invia qualche foto di sè nudo.
Il ricatto sessuale
Le prime di una serie di una decina di immagini. Ricevute le immagini, per la diabolica 43enne il gioco è fatto e inizia a ricattarlo. «Se non mi dai 3.000 euro mando a tua madre e in paese le tue foto. Non solo: ti denuncio per violenza sessuale dicendo che quella volta che ci siamo incontrati mi ha toccato nelle parti intime».
È il 24 agosto 2021 quando l’operaio va in banca per prelevare i 3.000 euro richiesti e consegnarli alla sua ricattatrice.
Storia finita? Nemmeno per sogno. La donna sa di aver in pugno l’operaio e invece di accontentarsi continua a ricattarlo. Tre giorni dopo la prima somma, il 27 agosto, si fa consegnare dall’uomo altri 6.500 euro con la promessa che sarebbe stata l’ultima tranches.
Ma il guadagno “facile” fa girare la testa alla donna che, all’indomani della seconda tranche, prova di nuovo il colpo.
Con gli stessi ricatti, prima 4.500 euro e poi altri 5.000 euro. A quel punto, l’operaio capisce di essere di fronte a un bivio: la rovina o la denuncia. Imbocca la seconda strada, presentandosi alla porta della caserma dell’Arma di Valdobbiadene per denunciare le estorsioni e tentate estorsioni subite nell’arco di una manciata di giorni.
L’operaio riconosce fotograficamente la sua “aguzzina” e la denuncia.