Sfrattati senza preavviso: «Ci hanno detto, avete cinque minuti per andarvene»
foto da Quotidiani locali
Un episodio di sfratto avvenuto questa mattina in via Corder a Santa Bona ha sollevato un’ondata di indignazione e protesta, culminata in una manifestazione organizzata dal centro sociale Django.
Una coppia di anziani, Giusy e Antonino, entrambi con la pensione di invalidità e morosi da un anno, è stata sfrattata dal loro appartamento senza alcun preavviso: una situazione che ha suscitato reazioni immediate non solo tra i residenti, ma anche a livello istituzionale cittadino.
Il Django
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Gli attivisti del centro sociale Django si sono radunati già dalle prime ore del mattino davanti all'abitazione di Giusy e Antonino in via Corder, esprimendo il loro sdegno per l'azione di sfratto eseguita senza alcune comunicazione preventiva. Spiega Gaia Righetto dell’associazione Caminantes: «La situazione è gravissima perché non ci sono le risposte alla questione abitativa. Ci sono 120 case vuote del comune di Treviso che sono assolutamente vuote e che potrebbero essere restaurate, o ancora, le 260 case dell’Ater vuote si potrebbero sistemare ed evitare di svenderle. Ci sono delle azioni che si possono fare. Le case in social housing da dove sono stati sfrattati Antonino e Giusy sono state costruite dal Fondo Veneto Casa, e poi dato in gestione ad Investire SGR, una holding che conta un cospicuo patrimonio e che evidentemente, social housing non lo fa, perché mette in strada una famiglia che si trova in difficoltà nel pagare».
Il sindaco
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«La situazione sul fronte dell’abitare sta diventando esplosiva e il Comune non può gestire anche l’emergenza degli sfratti per morosità, effettuati senza preavviso, da locazioni private».
Così il sindaco di Treviso Mario Conte in merito all’ennesimo sfratto avvenuto oggi a Treviso.
«I comuni vengono lasciati soli e senza risorse ad affrontare un tema che riguarda la fragilità e la povertà. I servizi sociali, che devono operare per aiutare, accompagnare e introdurre le persone in un percorso di recupero si trovano invece costretti a cercare soluzioni fra alloggi e B&B a chi si trova senza un tetto, da un momento all’altro. Ormai si lavora soltanto nell’emergenza, con tutte le conseguenze che ciò comporta. La gente, quando è in difficoltà, bussa alle porte del Municipio».
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«Serve una nuova politica nazionale per la casa», aggiunge Conte. «La gente finisce per strada e noi non possiamo permetterci di pagare ancora stanze o canoni sanzionatori ad Ater. È ora di sedersi attorno a un tavolo e parlarne tutti assieme, contando fra l’altro che in questo momento anche il mercato immobiliare si trova in una fase di stallo. Rischiamo che ci esploda in mano una bomba sociale».
Una celerità nello sfratto che ha lasciato interdetto anche il sindaco: «Faccio un esempio, a questo punto, spero che la stessa celerità possa venire applicata anche nella risoluzione della questione dei bivacchi all’Appiani».