Massacrò l’anziana madre: Zandegiacomo a processo
È stato rinviato a giudizio per omicidio volontario Ippolito Zandegiacomo, 59 anni, l’uomo che il 24 ottobre del 2022 massacrò l’anziana madre Maria Luisa “Gina” Bazzo, nel suo appartamento al terzo piano di una palazzina al civico 105 di via Einaudi a Parè di Conegliano.
Grazie alle cure del Rems di Nogara, ora è in grado di partecipare attivamente e coscientemente al processo. La prima udienza è stata fissata per il 21 febbraio prossimo davanti ai giudici della Corte d’Assise, presieduta da Umberto Donà.
Rimane invece assodato, come da perizia del dottor Kirn, che Zandegiacomo, al momento dell’omicidio era totalmente incapace di intendere e volere. «Una mano mi ha guidato ad uccidere mia madre. Non volevo farlo perché le volevo bene. Non so cosa mi sia successo perché lei era il mio punto di riferimento. Non ricordo nulla dei momenti in cui la colpivo».
Furono queste le prime parole dette, dopo essersi svegliato dalla sedazione all’ospedale, da Zandegiacomo, due settimane dopo aver massacrato l’anziana madre. Zandegiacomo da anni era alle prese con il problema dell’alcol e gli esami tossicologici a cui è stato sottoposto poco dopo l’arresto lo avrebbero confermato.
Da parte sua, l’avvocato Danilo Riponti, che difende Zandegiacomo, spiegò a suo tempo: «È chiaro che ci troviamo di fronte ad un caso psichiatrico più che giudiziario». Secondo quanto è emerso dalla documentazione sanitaria, dal 2000 in poi Zandegiacomo aveva dimostrato un crescendo di episodi impulsivi e aggressivi, abusava di alcol e si rendeva protagonista di episodi senza senso.
Nel dicembre del 2005 s’era portato in camera 15 chili di sale perché pensava di essere stregato e spiato. Un crescendo di comportamenti ostili anche contro i genitori. Il giorno in cui uccise la madre, Zandegiacomo disse ai sanitari di aver sentito delle voci interiori che gli avrebbero detto di prendere la madre per il collo.
Negli ultimi 16 anni, dal 2006 in poi, quando all’epoca aveva 41 anni, Ippolito Zandegiacomo non ebbe più alcuna occupazione. Da giovane vinse anche 40 milioni di lire al Lotto: si licenziò ed andò in Thailandia, dove li sperperò tutti. Dunque, il prossimo febbraio inizia il processo che potrebbe con ogni probabilità terminare con la constatazione d’incapacità di intendere e volere al momento dell’omicidio.