L’esito della sfida contro il Taranto ha lasciato l’amaro in bocca non soltanto per il punteggio finale ma anche per come questo sia maturato. L’Elefante infatti in appena dieci minuti è riuscito a rimontare il doppio vantaggio dei padroni di casa (con la seconda rete rossoblu propiziata da un evidente fallo su Calapai non sanzionato […]
L’esito della sfida contro il Taranto ha lasciato l’amaro in bocca non soltanto per il punteggio finale ma anche per come questo sia maturato. L’Elefante infatti in appena dieci minuti è riuscito a rimontare il doppio vantaggio dei padroni di casa (con la seconda rete rossoblu propiziata da un evidente fallo su Calapai non sanzionato dall’arbitro) dando peraltro l’impressione di poter portare a casa i tre punti. Purtroppo però il calcio vive anche di regole non scritte e così in pieno recupero i padroni di casa hanno sfruttato l’unica vera opportunità del secondo tempo, approfittando dell’ennesima distrazione difensiva, per agguantare l’intera posta in palio. Analizzando però il percorso del Catania in questo torneo emerge come l’episodio dello “Iacovone” non sia un caso frutto di un unicum estemporaneo o della casualità, ma un’amara consuetudine che colpisce il Catania proprio nei minuti finali.
Escludendo la trasferta di Catanzaro in Coppa Italia, sono infatti già cinque le gare che hanno visto i rossazzurri incassare un gol dall’85’ in poi. Appare dunque evidente che subire una rete avversaria in un lasso di tempo così vicino al fischio finale compromette irrimediabilmente il risultato ed infatti in queste cinque partite sono arrivate 3 sconfitte e 2 pareggi; numeri alla mano sonoaddirittura 7 i punti totali buttati, con il Catania che si sarebbe potuto ritrovare in 5ª posizione a quota 26.
Tuttavia con i se e con i ma non si fa la storia pertanto non resta che cercare di capire da cosa dipenda questa fragilità difensiva proprio nelle fasi cruciali del match: 3 delle cinque reti subite nel finale sono arrivate direttamente da palla inattiva (1 rigore e 2 calci d’angolo), ma soprattutto tutte derivano da errori individuali o di reparto. Ad esempio contro Bari e Foggia sono stati decisivi gli svarioni di Monteagudo ed Ercolani, invece contro Avellino, Campobasso e Taranto a sbagliare è stato l’intero reparto arretrato, non marcando adeguatamente gli avversari e peccando di concentrazione proprio nella fase in cui l’attenzione dovrebbe essere massima. A mister Baldini ed al suo staff il compito di migliorare, e magari invertire, questo trend evitando nel prossimo futuro di commettere gli stessi errori gettando alle ortiche risultati e prestazioni importanti.
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