L’estetica del calcio lasciamola a categorie come la cadetteria e la Serie A. Questo Catania, chiamato a correre per recuperare il professionismo e risalire la china per autopromuoversi quale “industria” capace di generare profitti che autosostengano il progetto di rilancio sportivo e sociale della città etnea ha vinto 11 partite in Serie D e altre […]
L’estetica del calcio lasciamola a categorie come la cadetteria e la Serie A. Questo Catania, chiamato a correre per recuperare il professionismo e risalire la china per autopromuoversi quale “industria” capace di generare profitti che autosostengano il progetto di rilancio sportivo e sociale della città etnea ha vinto 11 partite in Serie D e altre 2 gare le ha pareggiate. Un percorso netto, chiaro e incontrovertibile. In questa fase della nuova vita rossazzurra nulla può importare più della sostanza ed è bene che tutte le componenti in ballo si ricordino l’importanza di remare dalla stessa parte spingendo in entusiasmo e laboriosità. Sarà che le ferite indelebili non sono ancora diventate cicatrici e la paura ancora troppo in fretta prende il sopravvento ma, dopo la vittoria sull’Acireale di misura con autogoal pochi spunti di analisi e molte conferme sulla forza della squadra catanese, al di là della qualità della manovra di gioco.
Un monumento lo merita senz’altro il difensore Filippo Lorenzini, troppo forte per questa Serie D, un gigante di stazza e in qualità. Bene, come al solito, Francesco Rapisarda e Andrea Russotto da subentrato. De Luca ha lottato con caparbietà entrando nell’azione che ha portato alla rete decisiva dell’incontro. Giovanni Ferraro abbiamo ormai imparato a conoscerlo: il suo è l’approccio della sostanza, poche parole che esprimono un credo ben definito. Ha guardato con cinismo alle caratteristiche dei suoi ragazzi, ha dato poche ma sostanziali indicazioni e ha lasciato lavorare squadra e staff con serenità facendo sembrare banale ciò che banale non è. La strada è ancora lunga, comunque.
L’unico spunto su cui poter ragionare riguarda invece la gestione della panchina, con qualche elemento che non sta riuscendo a ritagliarsi lo spazio che ci si aspettava. Il sistema che prevede l’inserimento obbligatorio di 4 under sicuramente incide e non poco nell’economia degli spazi da concedere a diversi calciatori over dal potenziale importante per la quarta serie ancora non del tutto espresso. Di loro comunque c’è bisogno, vivere una stagione dentro questo Catania rigenerato e ambizioso vale il sacrificio di attendere un salto di categoria per poter trovare la giusta espressione in campo. La pazienza è la virtù dei forti e questo gruppo forte lo è di certo e deve restare unito per proiettarsi con fiducia al futuro.
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