Roland Garros, Alcaraz: “Per com’è arrivato, è il titolo di cui sono più orgoglioso. Ho sognato questo trofeo per anni”-
Lo spagnolo ha raccontato i suoi pensieri e le sue emozioni dopo aver battuto Zverev nella finale del Roland Garros
Al termine di una finale combattuta fino all’ultima goccia di sudore, Carlos Alcaraz ha avuto la meglio di Alexander Zverev con il punteggio di 6-3 2-6 5-7 6-1 6-2 e ha conquistato il trofeo al Roland Garros, suo terzo titolo Major dopo quelli vinti allo US Open 2022 e a Wimbledon 2023. Al termine dell’incontro e della cerimonia di premiazione, il ventunenne di Murcia ha parlato in conferenza stampa e ha raccontato di aver sempre sognato di vincere questo torneo. Tanti altri i temi toccati: la versatilità del suo tennis, le difficoltà superate nella preparazione a quest’evento e il suo clamoroso record di 11-1 al quinto set.
D. Cosa significa per te vincere il Roland Garros, soprattutto in confronto allo US Open e a Wimbledon?
“Sono tutti tornei diversi e ciascuno ti regala emozioni grandiose, tuttavia vincere uno Slam è sempre speciale. Ma al Roland Garros, conoscendo tutti i giocatori spagnoli che hanno vinto questo torneo, poter inserire il mio nome in quella fantastica lista è qualcosa di incredibile. Ho sognato di poter vivere questo momento sin da quando avevo cinque, sei anni”.
D. Hai vinto uno Slam su tutte le superfici: come il tuo gioco è diventato così versatile?
“Onestamente sono cresciuto giocando sulla terra battuta, ma la maggior parte dei tornei del circuito si svolgono sul cemento. Quindi ho dovuto allenarmi di più sul cemento, svolgendo su quella superficie la maggior parte del mio lavoro. Così ho iniziato a sentirmi più a mio agio nei movimenti e con i miei colpi giocando sul cemento, ma penso che il mio gioco si adatti molto bene ad ogni superficie. Drop shot, volée, ho sempre voluto sviluppare il mio stile cercando di essere aggressivo. Quindi penso che sull’erba questo vada abbastanza bene, ed in generale penso sia un approccio positivo su tutte le superfici.”
D. Hai vinto undici volte su dodici al quinto set in carriera: dove trovi tutte queste risorse ed energie?
“So che quando mi trovo a giocare un match al quinto set devo dare tutto, devo vendere cara la pelle. È in quei momenti che i migliori giocatori danno il loro meglio. Ho sempre desiderato di essere uno dei più forti tennisti del mondo, quindi ho sempre saputo di dover dare un extra in quei momenti del quinto set, dimostrando all’avversario di essere fresco come se stessimo giocando il primo game della partita. Voglio che gli avversari vedano muovermi bene, colpire bene la palla e trovare buone soluzioni. Naturalmente la forza mentale gioca un ruolo importante in quel momento. Penso che questo sia il motivo per cui vinco spesso al quinto set”.
D. Nel quarto set hai chiesto un medical timeout per un dolore alla gamba: cos’è successo esattamente?
“Ho iniziato a sentire dolore in semifinale. Ovviamente ho giocato cinque set due giorni fa, un match davvero impegnativo contro Jannik [Sinner, n.d.r.] sulla terra battuta, ed è normale sentire del dolore dopo un incontro del genere, non saresti umano fossi ancora freschissimo. Oggi ho iniziato nuovamente a percepire qualcosa tra la fine del terzo set e l’inizio del quarto, ecco perché ho chiamato il fisioterapista, più che altro in via precauzionale. Poi sono tornato a muovermi bene e ho iniziato a sentirmi sempre meglio. Il fisioterapista è venuto altre volte perché avevo dei crampi, ma comunque sono riuscito ad affrontare la situazione nel migliore dei modi e ho potuto concludere la partita senza problemi.”
D. È stata più dura del solito la preparazione, essendo arrivato a Parigi con poche partite sulle gambe?
“Come ho detto prima del torneo, mi considero un giocatore che non ha bisogno di troppe partite per poter essere al 100%. Ho passato davvero una bella settimana qui a Parigi prima del torneo, allenandomi con giocatori di ottimo livello. Mi sono sentito davvero bene in campo durante i set di allenamento e in ogni partita che ho giocato ho percepito un miglioramento. Io e il mio team abbiamo fatto un ottimo lavoro prima di venire a Parigi e questo mi ha aiutato a dare il 100% fisicamente, mentalmente, a sentire bene la palla e mostrare un buon livello in campo. Inoltre, ho creduto in me stesso in ogni partita, ogni giorno, fino all’ultimo scambio della partita di oggi”.
D. Sei stato numero uno del mondo e questo è il tuo terzo titolo Slam: c’è una vittoria di cui sei più fiero?
“Questa è una domanda difficile. Ovviamente c’è stata la vittoria allo US Open, quando ho raggiunto per la prima volta il numero 1 del mondo, lì ho realizzato il mio sogno per la prima volta ed è stato davvero speciale. Ma onestamente il modo in cui ho vinto Wimbledon, battendo Novak Djokovic in cinque set, anche quello è stato un grande risultato per me. Va detto che, in questo momento, con il trofeo del Roland Garros qui vicino e sapendo tutto quello che ho passato nell’ultimo mese, probabilmente direi questo. Probabilmente questo è il momento in cui mi sento maggiormente orgoglioso di me stesso, visto tutto il lavoro che ho svolto nell’ultimo mese per essere pronto a competere qui a Parigi”.
D. Dedicherai un tatuaggio a questo titolo come fatto per i due precedenti?
“Devo trovare il tempo, ma lo farò di sicuro. Sarà sulla caviglia sinistra, visto che quello dedicato a Wimbledon si trova su quella destra. Penso che ci sarà la Tour Eiffel con la data di oggi. Non so se la prossima settimana oppure ci vorrà un mese o forse due, ma lo farò”.
Michele Larosa