Добавить новость
ru24.net
UbiTennis
Декабрь
2024

Rassegna Stampa – Sinner e la grandezza raggiunta con la sua normale unicità

0

L’inarrivabile antidivo che unisce l’Italia (Stefano Semeraro, La Stampa)

Mettere in fila i campioni, dare un voto ai fuoriclasse e un ordine alle meraviglie è sempre un compito impervio, spesso ingiusto. A volte […] assolverlo è però più facile che in altre occasioni. Se nel 2024 ad alto voltaggio dello sport italiano c’è stato un atleta capace di accendere tutti i riflettori, quello è Jannik Sinner. Il primo numero 1 italiano del tennis, vincitore di otto tornei e due Slam, in Australia e a New York, Maestro delle Atp Finals a Torino e primo firmatario del rinnovo della Coppa Davis a Malaga. Un eroe di molti orizzonti e di gran di prime volte, atterrato su un terreno reso fertile da altri campioni ma capace di traslocare il tennis italiano su un piano diverso. Sportivamente, statisticamente, socialmente. A livello mondiale gli azzurri oggi sono una superpotenza. Campioni del mondo a squadre sia femminili sia maschili, con al collo un oro e un bronzo olimpici conquistati a Parigi da Sara Errani e Jasmine Paolini e da Lorenzo Musetti. Jasmine è issata al n.4 del mondo in singolare, Sara con Andrea Vavassori ci ha portato un altro Slam in doppio a New York, Berrettini è rinato: l’ambiente è stato risucchiato verso l’alto dal ciclone Sinner. Persino la stampa british. «Tutti sono impazziti per il tennis […]. I successi di Sinner ispirano l’Italia a riprendere in mano la racchetta». L’impresa più grande della Volpe è proprio aver preso per mano un Paese e aver mostrato a tutti che sì, si può fare. Si può essere straordinariamente normali, impetuosamente umili, partire dalla periferia e prendersi la Ztl senza perdere un grammo di se stessi. Nemmeno quando addosso ti senti, non la colpa, ma le ombre di una vicenda sgradevole, difficile da maneggiare come quella della positività al Clostebol. Se fosse un attore, Jannik sarebbe il James Stewart del tennis: alto, dinoccolato, cortese nei modi e diretto nelle ambizioni. L’uomo della porta accanto che si scopre abilissimo a gestire situazioni eccezionali. «Io sono soltanto uno a cui piace giocare a tennis», ha spiegato disarmante, in coda a mesi di tormenti non nascosti […] ma affrontati con razionalità basic, quasi zen: «Mi preoccupo solo di quello che posso controllare». Proprio per questo, forse, l’Italia si è innamorata di lui in maniera adesiva, plebiscitaria, con uno slancio a tratti persino difficile da comprendere: le chat a suo nome, le sveglie puntate per seguirlo nei match più lontani, le code fuori dagli alberghi. «Sento il vostro supporto….», ha voluto sottolineare nel video di ringraziamento per il nostro referendum, e del resto il fenomeno è impressionante. Un delirio da rock star per un ragazzo niente affatto «piacione» che non ha niente dell’arruffa popoli, dei seduttori maliziosi e dei mattatori egocentrici da cui spesso ci facciamo ammaliare. Ma che allo stesso tempo espone le stimmate dell’uomo della provvidenza, pronto a rattoppare l’orgoglio perduto. Non a caso, lo sport che il tennis inizia a insidiare in termini di popolarità e praticanti è il calcio, che da otto anni non si qualifica per i Mondiali. Jannik conquista non perché incarna valori e caratteristiche da anti-italiano, ma al contrario perché rappresenta, riassume, espone il meglio dell’italianità, fra l’altro in tempi in cui se ne sente un disperato bisogno. La tenacia dell’emigrante (interno: dalla Val Pusteria alla Liguria), del ragazzo sveglio capace di cavarsela fuori casa, di affinare il talento con passione artigianale, di non farsi spaventare dalle difficoltà; anzi, di usarle come carburante. Non siamo più nell’Italia dei Vitelloni e dei Sorpasso (e Sinner oggi prima della sbandata fatale strapperebbe il volante a Gassman) ma in quella dei tanti ragazzi che vanno a costruirsi un futuro all’estero. Quelli che non dimenticano il dialetto ma sanno parlare l’inglese, che si sono dimenticati il posto fisso adattandosi […] a destini flessibili. E che nelle glorie, anche economiche, raggiunte da un ragazzo figlio di un cuoco e di una cameriera – quasi 20 milioni di euro vinti ne gli ultimi 12 mesi, un valore commerciale che si avvia ai 100 milioni – vedono un ascensore sociale che la società non garantisce più. Piace ai genitori perché rappresenta il Figlio Perfetto, educato, cortese, attento agli altri, mai una parola fuori posto, dediche puntuali a parenti e congiunti. Agli avversari perché dimostra rispetto ed empatia; a chi conosce il tennis per la solidità del suo gioco; a chi fino a due anni fa confondeva il tie-break con la pausa per il caffè, perché il suo è un modello che funziona anche fuori dal campo da tennis. E ai più giovani perché lo sentono vicino, «uno di loro»: apolitico, apartitico, attento alla privacy […], presente sui social senza farsene possedere. Lontano dalle ideologie, ma aperto al mondo. Tanto da condonargli uno dei pochissimi aspetti controversi, la residenza fiscale a Monte-Carlo. Per creare un mondo serve sempre uno stile, un look trasformabile in un logo e in un marchio, e Jannik possiede anche quello, riconoscibilissimo: i riccioli rossi, il cappellino che cala come una visiera quando scende in campo. La nazionale femminile di pallavolo e Thomas Ceccon non gli sfigurano certo accanto. A parte la presa emotiva e quasi antropologica del suo personaggio, con la seconda Davis conquistata a Malaga però Jannik ha unito l’impresa individuale a quella di squadra, chiudendo il cerchio e cementando il primato. L’anno che sta arrivando gli proporrà sfide più complesse, a partire dalla difesa del titolo in Australia e dall’incerto appello al Tas che lo attende fra febbraio e marzo. Ma il 2024 è stato, senza se e senza ma, l’anno di Sinner.

I duellanti, capitolo 2 (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Vincendo si diventa adulti in fretta, sento dire. Non viene specificato quale tipo di adulti, ma sono portato a immaginare che la regola vada accolta nei suoi valori assoluti. Un adulto […] inteso come contenitore di tutte le cose belle e utili sia giusto attendersi da un maggiorenne pacificato nelle naturali tentazioni solleticate dall’ormai accantonata giovinezza, per acquisire maturità, sobrietà, ragionevolezza. Di questo stiamo parlando, e dunque anche delle doti che sembrano fare la differenza al vertice di un tennis che ha da poco ripreso la propria instancabile corsa a inseguimento, destinazione Melbourne, primo Slam. Sembra pensarla così il giovane Alcaraz, ampiamente descritto lungo il mese destinato alla preparazione, nell’impegno profuso ad aggiungere saggezza al proprio tennis. Che vale lo stesso numero annuale di trofei Slam incamerati dall’assennato, giudizioso ed equilibrato Sinner […], ma anche 4.820 punti in meno nella classifica. Un gap che rende impossibile, al momento, la rimonta e un nuovo aggancio alla vetta che Alcaraz ha già frequentato quando bastavano seimila punti […] per sentirsene il padrone, mentre Sinner [….] ha eletto la propria residenza molto più su, a 11.830 punti sul livello del tennis. Se avesse voglia di indagare […], Alcaraz troverebbe sulla sua stessa sponda un bel numero di pensatori, intellettuali e artisti pronti a sostenere che i grandi talenti portano sempre con sé un che di fanciullesco, in grado di tenerli al riparo dal decadimento di una vita oberata dalle troppe responsabilità. «Occorre superare i settanta per sentirsi davvero giovani», diceva consapevolmente quel gran genio di un Picasso, nato non troppo lontano dalla Murcia “alcaraziana”, in quella Malaga che è terra di artisti e di feste mancate per l’addio di straordinari tennisti […]. Mentre Arthur Schopenhauer, il filosofo […], va decisamente al nocciolo del problema avvisando i giovinetti pentiti dei rischi che si corrono a rinunciare al proprio spirito guida… «Chi nella vita non resta per qualche verso un fanciullo e diventa invece un uomo serio e posato, sarà certo un bravo e utile cittadino, mai però un genio». Come si vede, sono discorsi antichi, che il tennis ha già affrontato in svariate occasioni, ultima nel formarsi di quella curiosa liaison che ha unito negli anni, completandoli, i famosi Fedal, al secolo Federer e Nadal. Non mi stupirebbe, di fatto, scoprire che anche i “Sinal”, la nuova holding del tennis che ha posto al comando Sinner e Alcaraz cominci da questa stagione a spingere i due l’uno tra le braccia dell’altro. Voglio dire… Siamo proprio sicuri che alla manifesta esigenza proveniente da Carlitos, di volersi mostrare più maturo, responsabile, e alla fin fine adulto, come Sinner si dimostra nella conduzione del vertice tennistico, lo stesso Jannik non desideri aggiungere qualche grammo in più di fanciullesca stravaganza, al proprio gioco, in modo da renderlo ancor meno decifrabile, e per questo impenetrabile? Chi l’ha visto al lavoro, nei giorni di Dubai che hanno completato la off-season prima della partenza per Melbourne, sostiene di essere rimasto stupito dai molti nuovi inserimenti che Jannik ha fatto nel proprio tennis. Il “metodo Sinner” ormai è noto: lavorare intorno a un progetto fino a sentirlo parte di sé e solo allora portarlo alla prova del campo da gioco. Non so se esista un “metodo Alcaraz” e se i due procedano alla pari anche nel rinnovare se stessi, ma finora non mi è parso. So che il “metodo Sinner” impone l’uso di molti paracadute, per evitare cadute spiacevoli. “Adelante Pedro, cum judicio”, anche nella ricerca della propria imprevedibilità, avrebbe scritto il Manzoni, che forse, chissà, s’intendeva pure di tennis. Che poi, diciamolo, ognuno della propria intelligenza fa qua che gli garba. Diversamente sarebbe difficile spiegare certe nuove alleanze. Quella fra Djokovic e Kyrgios, per esempio, che ha già fruttato alcune dichiarazioni a due voci sul fronte “presunto doping”. Che non c’è mai stato nel caso di Sinner, ormai lo dice anche la Wada, attestata nella difesa del proprio potere sul fronte del rispetto delle regole che obbligano un tennista e uno sportivo in generale ad assumersi la responsabilità anche del team. Polemiche oziose, ma utili per rinverdire la pantomima di un “processo doping” che non c’è, e di un mancato rispetto del regolamento che, se fosse da interpretare nei termini che richiede la Wada, obbligherebbe i tennisti a mettere da parte la fiducia nel proprio team, cioè l’elemento fondante dello stesso, per attivare un controllo poliziesco sui suoi membri. Ma vi sembra logico? Non solo… Ma come si fa […] a sostenere in negativo che il caso Sinner non abbia avuto tempi e modi dei precedenti, quando per la prima volta un’inchiesta è stata in grado di cogliere certe differenze, valutarle e grazie a esse andare dalla parte del giocatore? Vero, verissimo… In altri casi le cose non sono andate nello stesso modo. Ma era quello l’errore, non viceversa, e il “caso Sinner” sembra correggerlo. Il processo non ci sarà prima di febbraio inoltrato-primi di marzo, e fino ad allora l’attuale vertice […] sarà […] sub judice. Si richiede a Jannik di tenere duro per altri due mesi, o giù di li. A distanza di un anno dal primo controllo, Sinner saprà finalmente di non essersi mai dopato, ma potrebbe risultare colpevole di non essersi comportato da poliziotto. E questo che vogliono? Ridicolo… Entreranno nei giochi del 2025 anche la crescita di nuove giovani promesse e la conferma sulle proprie posizioni della generazione di mezzo. Il più atteso è Joao Fonseca, diciottenne brasiliano vincitore delle Next Gen Finals. Un po’ Sinner e un po’ Alcaraz, l’ha descritto coach Santopadre. Forza fisica e piacere di stupire, con l’obiettivo […] di fare da terzo incomodo in zona podio. In coda per un ingresso in Top Ten, il francese Arthur Fils […], forse Lorenzo Musetti […], se tornerà a progetti tennistici più ambiziosi, e Jack Draper […] se invece l’ambizione saprà tenerla sotto traccia. Da seguire, con qualche precauzione, Giovanni Mpetschi-Perricard […], un grizzly di due metri che se impara a giocare sono dolori per tutti. Tira bordate spaventose. E occorre badare a Jakub Mensik, 19enne già numero 48. A Melbourne non sono previsti sconquassi, prendete la classifica e vi troverete quelli […] che giocheranno per il titolo. Djokovic compreso. Nove gli italiani nei primi 100, tutti collaudati e molto motivati. La Francia ne ha dieci, gli Stati Uniti otto, come l’Argentina, la Spagna sei. Ma il numero uno l’abbiamo noi.

Jannik, il numero uno antidivo che usa l’arma della semplicità (Marco Lombardo, Il Giornale)

Quella volta che in conferenza stampa gli hanno chiesto se davvero con Anna ci fosse del tenero, lui ha alzato la testa e ha risposto che sì, «stiamo insieme, sono un ragazzo come tanti altri. Ma sapete che non mi piace parlare della mia vita privata, per cui non risponderò più a domande sull’argomento». Punto e a capo. E non è tanto il fatto di essere per forza il personaggio dell’anno, ma è come ci si arriva: Jannik Sinner ha scelto la via più difficile, in questo mondo così fuori dalle righe. Ha scelto la normalità. Non sappiamo ora se la sua storia con la collega Kalinskaya sia ancora in piedi, ma francamente chi se ne importa. E’ solo per spiegare come un bambino partito dall’Alto Adige con una racchetta in mano in cerca di fortuna a Bordighera, possa poi essere diventato il numero uno del mondo del tennis, per distacco, senza dover passare per forza dalla porta dei social e della notizia a tutti i costi. O meglio: di notizie su Jannik Sinner in questo 2024 ne sono arrivate quotidiane, ma lui le ha sempre vissute pubblicamente con un’emozione contenuta, lasciando che il chiasso che si amplificava dentro di lui non facesse troppo rumore. D’altronde: chi avrebbe potuto altrimenti vivere un anno così? Passando tra incredibili gioie e tremendi dolori, tenendo lo sguardo diritto a sé e non derogando dal suo programma di vita e di sport: lavoro, sacrificio, felicità, senza mai avere un traguardo definito. Perché, come dice lui, «c’è sempre da migliorare». E poi Noi, Patria e Famiglia. Ovvero il team («bisogna sempre circondarsi delle persone giuste che ci fanno stare bene»), l’Italia («sono orgoglioso di esserlo», detto con quell’inflessione tedesca che racconta come le diversità si possono incontrare; anche se è vero, vive a Monte Carlo, ma non si può piacere a tutti), papà Hanspeter e mamma Siglinde […]. Lui, il tennis e la vita, perché sembra incredibile che in dodici mesi sia successo tutto questo: due Slam, la cima del ranking, il titolo di Maestro, la seconda Coppa Davis, il distacco abissale sugli altri in classifica, 70 vittorie e sole 6 sconfitte; ma anche la mail del suo amico d’infanzia e manager che gli annuncia «sei positivo», alla quale lui risponde con la serenità di sempre: «Certo, io sono sempre positivo». No, non aveva capito, era doping: e allora poi tutto quello che è successo, il sorriso che gli si spegneva negli occhi, le notti insonni, la sconfitta a Wimbledon mentre era bianco come un cencio, l’assoluzione dopo aver vissuto mesi nel tormento senza poterlo esternare, il licenziamento dovuto dei due uomini di cui più si fidava, il ricorso dell’antidoping che ancora pende sulla sua testa, Kyrgyos e colleghi affini che all’improvviso trovano un modo per tentare di abbatterlo […]. Si può essere all’inferno e in paradiso allo stesso tempo, eppure non perdere mai se stessi. Jannik, per questo, è l’uomo dell’anno, comunque Wada. E il numero uno che non ti guarda mai dall’alto in basso, lo sportivo che ti dimostra che nulla è impossibile se davvero hai voglia di impegnarti, è il ragazzo che passando da Riccardo Piatti a Simone Vagnozzi e Darren Cahill sa benissimo che senza tutti loro lui sarebbe oggi un perfetto sconosciuto. O magari solo il fidanzato di Anna Kalinskaya, ma se davvero la coppia ora sia scoppiata o meno sarebbero comunque fatti loro lo stesso. Per cui rassegnatevi amici del gossip e del mondo che va al contrario: il 7 gennaio si ricomincia.

Djokovic non molla mai (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

In agguato, pronto ad avventarsi sulla preda. Il vecchio leone Djokovic è tornato e in Australia, terra di conquista dove ha raccolto 10 dei suoi 24 Slam, è sempre amatissimo. I guai del 2022, quando venne espulso dopo essere stato rinchiuso alcuni giorni in un Covid hotel per aver provato a entrare senza essere vaccinato, sono solo un ricordo. A maggio Nole compirà 38 anni, è stato numero 1 al mondo per 428 settimane, condivide con Margaret Court il primato pe il maggior numero di Slam nel curriculum, ma non basta. Non basta mai per Novak che nella prima mattina italiana contro il 23enne australiano Rinky Hijikata, 73 al mondo, inizia a Brisbane la corsa verso quota 100. Cento titoli per entrare nella leggenda, come se non ci fosse già dentro con tutti e due i piedi. Nella storia soltanto Jimmy Connors, a quota 109, e Roger Federer con 103, possono sfoggiare numeri a tre cifre e c’è da star certi che quel “99” annebbi la vista di Nole come il drappo rosso quella di un toro. «Voglio iniziare bene e avere più costanza in tutti i tornei […]. Spero di giocarne di più rispetto alla scorsa stagione, di vincere e fare in modo che la mia classifica possa raggiungere il livello che merita. Per come mi sento oggi, penso che potrò continuare a dare il massimo, ma non è possibile prevedere per quanto tempo. Amo questo sport e competere mi piace ancora». […] Djokovic, ultimo superstite dei Big Three dopo il ritiro di Federer e Nadal, ha assoldato un suo simile per cercare di allungare la striscia dei record. Andy Murray, due volte campione olimpico, amico e rivale, capace di strappargli di mano lo scettro mondiale alle Atp Finals di Londra nel 2016, in finale. Loro, cresciuti insieme in giro per il mondo, adesso giocano dalla stessa parte della rete. Lo scozzese, che ha salutato il tennis all’Olimpiade di Parigi, la stessa dove Novak ha raggiunto il sogno più grande, quello dell’oro olimpico, ha lavorato dieci giorni in Australia con il serbo per aiutarlo a ruggire ancora e spaventare le nuove leve. O almeno provarci: «E’ stato un po’ strano condividere le mie sensazioni in campo, alcuni dei segreti su quello che sto attraversando con qualcuno che è sempre stato uno dei miei principali rivali». Ma adesso l’obiettivo è comune: provare a battere i giovani, quei ragazzini che nel 2024 lo hanno estromesso dal tavolo degli Slam vincendone due a testa, Alcaraz Parigi e Wimbledon, Jannik Australia e Stati Uniti e, infine, le Finals: «Murray ha una prospettiva unica sul mio gioco, essendo uno dei più grandi rivali che abbia mai avuto. Ne conosce i pro e i contro, ed ha anche giocato fino a poco tempo fa nel Tour, quindi conosce tutti gli altri migliori giocatori del mondo, i giovani, le loro debolezze e i loro punti di forza. Penso che potrò solo trarne beneficio, aggiungerà qualcosa al mio gioco». I giovani, questi sfacciati, soprattutto Jannik Sinner che si è preso il suo numero 1 al mondo, a Parigi, e ha pareggiato i precedenti che adesso dicono 4-4. Gli ultimi tre incontri se li è portati a casa l’azzurro, che non perde dal campione serbo dalle semifinali di Davis del 2023, quando gli annullò tre match point consecutivamente ribaltando il match e prendendosi la finale. Un punto di svolta del loro rapporto. Lì, Jannik, capì che battere il numero 1 era possibile e Novak comprese che, forse, era arrivato qualcuno capace di neutralizzarlo, anche mentalmente. La cosa più simile a Djokovic da quando esiste Djokovic. […] E allora, per distinguersi, Nole dovrà allungare ancora il distacco a livello Slam, prendendosi il numero 25 e diventando così il più vincente di sempre tra uomini e donne. A questo serve l’alleanza con Murray e a questo serve pure quella con Nick Kyrgios, in campo e fuori. L’unione fa la forza, soprattutto se si tratta di stuzzicare Jannik Sinner sul caso Clostebol. Nick con i soliti modi e gli attacchi social, Nole con la dialettica di un politico raffinato: «Jannik non farebbe mai nulla di male, però Kyrgios ha detto cose giuste…». La Wada, lo ricordiamo, si è appellata solo sulla negligenza, ammettendo che Jannik non ha voluto imbrogliare ed è pulito. Vale tutto per piegare i rivali, anche queste alleanze che un tempo erano al limite dell’inimicizia. Ora non resta che lasciar parlare il campo.

Sinner, l’atleta dell’anno (Gaia Romeo, La Stampa)

Ohhh, Sinner. Se un pizzico di stupore l’elezione del tennista a Campione della Stampa un anno fa poteva aver sorpreso, dopo la rapida scalata che ha portato il giovane altoatesino sul tetto del mondo il verdetto arriva ora scontato. Il referendum inventato nell’ormai lontano 1978 dalla redazione sportiva del nostro giornale, una via di mezzo fra un giochino e un documento per passare all’archivio gli attori della stagione sportiva, attendeva soltanto l’ufficialità. Come la prima volta, quando vinse Sara Simeoni primatista mondiale del salto in alto, come ai Mondiali di calcio 1982 con il monumento Dino Zoff, eccetera. L’albo d’oro resta buon testimone del lavoro di una giuria competente ma non immune dall’emotività che dà vita allo sport. Questa volta sembrava profilarsi un risultato stupefacente dopo i primi voti. Vittoria per cappotto? Per fortuna soprattutto di Sinner, che comincia ad avere troppi fardelli sulle spalle, qualcuno si è ricordato delle donne della pallavolo uscite vincenti da una dura Olimpiade. Donne giovani che rappresentano una grande fascia di appassionate/i di uno sport sorridente, bello da giocare, da godere e da applaudire. E poi con queste donne si è riproposta la storia di Julio Velasco, il tecnico che a suo tempo aveva tolto un po’ di muffa alla pallavolo italiana ed è tornato a soffiare lo spirito giusto alla banda Egonu. C’è stato almeno un confronto, anche se Sinner ha respinto l’inseguimento. E un giocatore formidabile con tante carte vincenti: la simpatia, la correttezza, la misura giusta per esprimersi, il sorriso spontaneo. Diciamo la verità, lo sport di squadra è affascinante e complicato, ma l’uomo, la donna sola nella corsia dell’atletica o del nuoto, sul campo da tennis o in bicicletta che lotta anche contro se stessa, dà più sapore all’impresa. La sfortuna, il destino ha colpito e affondato Gimbo Tamberi, il fuoriclasse esuberante dell’atletica un anno fa campione del mondo. Se avesse vinto anche l’Olimpiade dove è arrivato azzoppato avrebbe dato molto da pensare alla giuria. E se il campione dell’anno è anche campione di simpatia, Tamberi aveva in mano ottime carte. Ricordate le immagini degli Europei di Roma a giugno quando fa il colpo all’ultima prova e vola, è il caso di usare questo termine per un campione dell’alto, in tribuna ad abbracciare il presidente della Repubblica? Torniamo a Sinner. Già i pensieri vanno oltre, ci si chiede dove arriverà il Rosso che si è portato sulle spalle anche la Coppa Davis. Dove arriverà dopo essere già arrivato, visto che il Numero Uno è già una laurea? Sinner ha raggiunto il firmamento del tennis quando gli eroi dell’ultimo ventennio, Federer Nadal Diokovic, si stavano affacciando alla pensione. E allora a deve dimostrare ancora qualcosa per andare oltre, accettare una nuova sfida. L’ultimo mezzo secolo, giusto il periodo temporale del nostro referendum, riconosce al vertice dello sport italiano come eccellenze, non soltanto per i risultati ottenuti ma per essere diventati personaggi a tutto tondo, tre campionissimi: in ordine cronologico Alberto Tomba, Valentino Rossi, Federica Pellegrini. Ecco la nuova sfida di Sinner, si agganci al terzetto magico. E giovane, ha tempo.

Segnali di Sonego. Rodaggio Berrettini (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport Stadio)

Mentre il 2024 volge al termine, la prima settimana tennistica del nuovo anno entra nel vivo. Da Hong Kong a Brisbane, passando per la Nuova Zelanda, diritti e rovesci si susseguono verso il grande appuntamento degli Australian Open […]. Sonego avanza, Berrettini si ferma, mentre Djokovic e Kyrgios vincono in coppia e si divertono. […] La lunga preparazione invernale, tra Torino e Manacor […], sta dando i frutti sperati. L’esordio di Lorenzo Sonego nell’ATP 250 di Hong Kong è da leccarsi i baffi. Il piemontese, numero 53 ATP, ha superato Brandon Nakashima […] con il punteggio di 7-6 6-3. L’allievo di Fabio Colangelo, ieri molto propositivo, se la vedrà al secondo turno contro Cameron Norrie. Ottime notizie anche dal tabellone cadetto, che ha visto Francesco Passaro sconfiggere 4-6 6-2 6-4 il kazako Yevseyev. L’umbro, che insegue la Top100 ATP, se la vedrà oggi con lo spagnolo Pedro Martiez. Nulla da fare per Luciano Darderi, sconfitto al primo turno del main draw 6-3 6-3 dal serbo Miomir Kecmanovic. Lorenzo Musetti, testa di serie numero 2, esordirà al secondo turno con il vincente di Diallo-Carballes Baena. […] Il doppio della discordia […] è un doppio vincente. Nick Kyrgios e Novak Djokovic, nell’ATP 250 di Brisbane, hanno superato Mies/Erler 6-4 6-7 10-8 tra divertimento e spettacolo. «Voglio ringraziare Nick per aver giocato con me, è stato un piacere […] Non ho disputato tanti doppi in carriera, soprattutto negli ultimi cinque anni, e mi sono quindi affidato a ciò che mi diceva il mio compagno» Kyrgios, sorpreso, ha spiegato che «a volte Novak dubitava di se stesso. Ho pensato: sei il più forte di tutti i tempi, gioca, fai ciò che devi fare». Entrambi sono attesi oggi, tra alba e mattinata italiana, all’esordio nel tabellone di singolare: Djokovic affronta Hijikata, mentre Kyrgios sfida il big server francese Mpetshi Perricard. […] Berrettini inizia bene ma cala alla distanza. Il romano, sconfitto 3-6 6-3 6-4 dall’australiano Jordan Thompson, ha disputato un ottimo primo set per poi scendere di intensità dinnanzi a un avversario fisicamente più pronto. Berrettini, complice la stagione finita molto tardi, avrà bisogno di un paio di settimane, come normale che sia, prima di raggiungere la migliore condizione fisica. Nel WTA 250 di Auckland Lucrezia Stefanini, dopo aver superato le qualificazioni, è stata sconfitta 6-2 6-3 dalla danese Clara Tauson. […] Le giovani promesse del tennis italiano proseguono la propria corsa al Lemon Bowl Work 365 Sporfie, che per la prima volta nella storia ha come sede centrale il Foro Italico. All’ombra delle statue e tra i pini, oltre che al Salaria Sport Village, oggi e domani verranno disputati i match decisivi dei tabelloni di qualificazione under 10, 12 e 14. Dal 2 gennaio inizierà il main draw, al quale parteciperanno anche 55 stranieri da 25 diverse nazioni.

Da Alcaraz a Zlatan: l’alfabeto di re Sinner (Paolo Macarti, Libero Quotidiano)

A come ALCARAZ: il nemico pubblico numero 1 di Jannik: i due si dicono amici ma fra loro è nata una rivalità sportiva che incendierà il prossimo decennio. Sono i nuovi Federer-Nadal in attesa del terzo incomodo (il carioca Fonseca). Il bilancio dei confronti è di 6-4 a favore del murciano, 4-2 negli Slam. B come BRUTTE NOTIZIE: l’anca dolente prima degli Internazionali di Roma, la tonsillite che gli ha fatto saltare le Olimpiadi e soprattutto l’affaire-Clostebol hanno tolto il sonno a Jannik. C come CAHILL: è il mago australiano che ha cambiato il gioco a rete di Jannik e gli ha perfezionato movimenti d’attacco quali la volée e il drop-shot. D come DAVIS: l’insalatiera conquistata per la terza volta dall’Italia guidata da Sinner, sempre impeccabile nelle finali di Malaga dove ha stravinto tutte le partite, in singolare e in doppio. E come ERBA: ovvero Wimbledon, lo Slam che presto sarà di Sinner, nel luglio scorso fuori ai quarti (causa malore) per mano di Medvedev. F come FOLLOWERS: sfondato il muro dei 3 milioni di followers su Instagram e aumentata del 100% rispetto al 2023 la sua popolarità social. G come GUADAGNI: il prize money sino ad ora è di 38.945.000 euro, ma con gli sponsor (Nike, Lavazza, Fast web, Gucci fra i principali, ma ce ne sono molti e molti di più) e l’impero finanziario-immobiliare che ha creato, l’impero sinneriano è stimabile attorno ai 65 milioni di euro. H come HEAD: lo scettro dei trionfi è la Speed Mp, una specialissima racchetta da 300 grammi con reticolo a maglie larghe […] e piatto corde da 100 pollici quadrati. I come INTERNAZIONALI D’ITALIA: l’appuntamento di Roma sfugge sempre, per un motivo o per l’altro (nel 2024 l’anca ko), a Jarmik che si è posto come obiettivo la conquista del Foro nel 2025. J come JOKER: ovvero Djokovic che Sinner ha sempre battuto nel 2024. Due le perle: semifinale agli Open d’Australia e finale di Shangai con Nole dominato. Ora sono sul 4-4. Dal Joker, però, Jannik non si aspettava le recenti dichiarazioni ambigue del serbo sull’affaire-Clostebol. L come LAVORO: l’etica del lavoro è la religione di Jannik. Un esempio? Il Capodanno 2023 lo passò ad allenarsi sul campo (oh yes…) per migliorare i colpi mentre tutti, colleghi compresi, si agghindavano per il veglione. K come KYRGIOS: sempre perfido e maligno nelle coltellate alla schiena quando definisce Jannik «un dopato». Ne spara una al giorno. Meglio per l’australiano che non incappi nel rosso di Sesto su un campo, andrebbe in scena la più clamorosa umiliazione tennistica. M come MAMMA: Seglinde e papà Hanspeter hanno seguito Jannik con estrema discrezione in alcune finali vinte. Commuovendosi per il meraviglioso figliolo. N come NIKE: la multinazionale americana ispirata alla dea greca di Samotracia è stata ben lieta di aver firmato con Jannik, in anticipo nel 2023, un contratto decennale di 150 milioni di euro. E stata ripagata con gli interessi nell’avere un testimonial simile. O come OLIMPIADI: un cruccio per Sinner che ha saltato i Giochi di Parigi per la tonsillite. Era una medaglia sicura per l’Italia. P come PASSIONE per Anna Kalinskaya, la […] tennista russa che in questi giorni ha però vissuto lontano da Jarmik, alimentando pettegolezzi. Q come QUOZIENTE delle partite vinte da Jarmik nel 2024: 92,4%, percentuale che si ottiene contando le vittorie (74) e i ko (solo 6!). R come RANIING: il 10 giugno 2024 è un giorno che Sinner ricorderà per sempre avendo raggiunto il numero 1, poi confermato in 30 settimane e con 11.830 punti […]

Grazie a Sinner, il tennis con la Tv ha riscoperto la sua poesia (Andrea Fagioli, Avvenire)

Grazie a Sinner, la tv ha riscoperto il tennis. Le recenti imprese del
giovane altoatesino hanno fatto registrare ascolti calcistici con
milioni di telespettatori tra Rai 2 e Sky Sport, spingendo persino in
qualche caso le altre reti a modificare i palinsesti. Il tennis non è comunque estraneo alla televisione. Ci è già capitato di sottolineare che non sono poche le serie che lo hanno per oggetto. Ricordiamo ad esempio Break point, The prince of tennis, Una famiglia vincente e soprattutto Una squadra, una delle docu serie più coinvolgenti e meglio
realizzate degli ultimi anni, dedicata ai quattro tennisti italiani vincitori della Coppa Davis nel 1976 e del loro allenatore, ovvero Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli e Pietrangeli. Bello, intenso e commovente anche il docu-film Federer: gli ultimi dodici giorni, che racconta, partendo dall’annuncio del ritiro, la storia di uno sportivo, il raccattapalle di Basilea che ha realizzato il sogno della sua vita, ma soprattutto la storia di un uomo che riconosce il valore della famiglia, dall’amore e dalla vicinanza della moglie Mirka all’affetto dei quattro figli, e il valore dell’amicizia, a partire da quella improbabile in un ambiente così competitivo con Rafa Nadal, l’avversario e l’amico di sempre. In qualche modo c’è una storia di amicizia anche nell’ultima serie sul tennis approdata sabato scorso alle 21.15 su Sky Documentaries, in streaming su Now e disponibile anche on demand. Si tratta di Leggende del tennis, prodotta dalla britannica Bbc, che in tre episodi ripercorre la storia di sei campioni degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso: Billie Jean King, Arthur Ashe, John McEnroe, Bjorn Borg, Chris Evert e Martina Navratilova. Il primo episodio è dedicato appunto alla King e ad Ashe, vincitori entrambi in modo inaspettato di un torneo di Wimbledon, diventando così anche amici, dopo aver sconfitto rispettivamente la Evert e Jimmy Connors. Ma quello che in realtà accomuna i due tennisti statunitensi è che entrambi, oltre a vincere i tornei, volevano cambiare il mondo: lei battendosi per l’uguaglianza di genere; lui contro le ingiustizie razziali. Anche in questo impegno sociale i risultati non sono mancati: la King ad esempio ha ottenuto che nei tornei i premi in denaro per le donne fossero uguali a quegli degli uomini, mentre Ashe ha utilizzato il tennis come strumento di attivismo politico vantando di essere l’unico tennista di colore ad aver vinto il torneo di Wimbledon, ma soprattutto il primo nero americano a giocare nel 1973 gli Open in un Sudafrica ancora in pieno apartheid. E così che la serie, oltre a proporre immagini di partite memorabili, documenta come il tennis diventando popolare abbia contributo con i suoi campioni, spesso decisamente anticonformisti, ai cambiamenti storici e culturali in atto nel mondo.

Azzurri, ride solo Sonego. E i “Jokers” si divertono (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Per la seconda volta in carriera, da quando frequenta il tour maggiore, Lorenzo Sonego apre la stagione con un sorriso. Il 29enne di Torino ha esordito in maniera convincente nell’Atp 250 sul cemento di Hong Kong
superando in due set lo statunitense Brandon Nakashima, che ha come coach Davide Sanguinetti e l’argentino Mariano Puerta. Contro il 23enne californiano, che lo precede di 15 posizioni nel ranking […], il piemontese è riuscito a essere solido e continuo nel rendimento. In particolare ha sfruttato al massimo la prima di servizio […], con ben 34 punti su 38 […], ma ha saputo essere efficace con la seconda […]. Questo gli ha permesso di non concedere palle break all’avversario, che invece in avvio di secondo set ha perso la battuta dopo aver ceduto per 7-4 il tie-break del primo. Un vantaggio che l’azzurro ha saputo mantenere senza concedere chance di rientro, chiudendo con 21 vincenti a 13, così da fare centro 6-3 7-6 (4) nella prima uscita dell’anno come gli era accaduto nel 2022 a Sydney contro Gaston. Sonego […] si giocherà un posto nei quarti col mancino britannico Cameron Norrie […], che ha sbarrato la strada all’americano Learner Tien, finalista alle Next Gen Finals di Gedda. Nello stesso torneo semaforo rosso per Luciano Darderi, eliminato dal serbo Miomir Kecmanovic […], capace di strappare il servizio all’italo-argentino […] nel 7° gioco della prima frazione, per poi concedere il bis nel quarto game del secondo set dopo aver sventato una palla-break nel gioco di apertura. Sempre ad Hong Kong è stato promosso dalle qualificazioni Francesco Passarci rimontando il kazako Yevseyev: il perugino affronta ora lo spagnolo Pedm Martinez, n.7 del seeding. Inizia con una sconfitta anche la stagione 2025 di Matteo Berrettini. Sul cemento di Brisbane il romano, ha fatto suo il primo set per cedere alla distanza all’australiano Jordan Thompson3-6 6-3 6-4, dopo due ore e un quarto di partita. Fatale all’ex n.6 del mondo il vistoso calo di rendimento. to al servizio, arena fondamentale nel suo tennis: appena il 52% di prime nel secondo parziale, con il 26enne di Sydney (n.26 Atp), spinto dal pubblico di casa, lucido a concretizzare le due palle break offerte dall’azzurro nel secondo e sesto game, così come a piazzare nel quinto gioco del set conclusivo, alla terza opportunità, il break rivelatosi decisivo. Uno stop che impedirà a Berrettini di essere testa di serie agli Australian Open, con il rischio di essere abbinato dal sorteggio subito a uno dei big, compreso Jarmik Sinner. Nel capoluogo del Queensland è stato uno show il rientro nel tour dopo dopo circa un anno e mezzo di assenza di Nick Kyrgios, che al fianco di Novak Djokovic ha divertito il pubblico, tra colpi ad effetto […] e risate, finendo per imporsi di misura sulla coppia Erler-Mies. Davvero un gustoso antipasto all’atteso debutto dei due in singolare.




Moscow.media
Частные объявления сегодня





Rss.plus




Спорт в России и мире

Новости спорта


Новости тенниса
ATP

Брисбен (ATP). 2-й круг. Димитров поборется с Вукичем, Лехечка – с Нишиокой






Этот день в Русской истории

Трамп заявил, что его инаугурация может пройти с приспущенными флагами

Знаки высших сил: что означают преследующие человека одинаковые даты

Юрист предупредил о новой схеме мошенничества с вызовом в коллегию присяжных