Lettera di un lettore per Rino Tommasi e Ubaldo Scanagatta
(Nota della redazione: Un affezionato lettore ha scritto al direttore Ubaldo Scanagatta in seguito alla notizia della morte di Rino Tommasi. Riteniamo di dover pubblicare questa lettera perchè significativa ed emblematica di come molti appassionati hanno partecipato al dolore per la scomparsa di un gigante del giornalismo. Di lettere simili Ubaldo e la redazione in questi giorni ne hanno ricevute parecchie. Pubblichiamo questa a rappresentarle tutte).
LEGGI QUI IL TRIBUTO DI UBALDO PER RINO TOMMASI
Spett.le dott. Scanagatta buonasera,
Scrivo d’impulso queste poche righe per ringraziarla di essere da sempre uno dei miei giornalisti del cuore, insieme a Rino, Gianni e Roberto. Condivido con lei il sinceramente immenso dolore in questa tristissima giornata di gennaio 2025. Il momentaneo arrivederci del Maestro Rino Tommasi, appreso stamane (mercoledì mattina, ndr) da Ubitennis in primis, mi ha commosso e mi ha accompagnato per tutta la giornata. Continuerà a farlo per molti giorni ancora. Come scritto in esordio, la voglio ringraziare personalmente perchè lei è sempre stata una persona onesta oltre che un grande giornalista.
Da decenni ho l’onore di apprezzarla, dapprima come membro del dream team anni ’80 e ’90 insieme ai succitati Rino, Gianni e Roberto, e poi come straordinariamente valoroso caporedattore di Ubitennis che seguo fin dagli esordi. Sono un ex ragazzo (fra 2 mesi suonano i 50 anni) che vive in provincia di Brescia e fin dai tempi di Capodistria vi ho seguito con immensa dedizione. Anche io, come lei caro Ubaldo, ho perso improvvisamente mio padre a soli 13 anni. Correva il giugno del 1988. Poche settimane dopo la Graf ed Edberg avrebbero vinto Wimbledon se non vado errato… Da quell’anno in poi non ho più smesso di seguire il tennis.
Voi con le vostre telecronache, di cui Rino era il gran sacerdote della liturgia d’insieme, mi avete fatto compagnia per centinaia di ore ogni anno. Mi avete insegnato molto, da tanti punti di vista. In poche righe non è pensabile di potervi rendere onore e trasmetterle tutto il buono che avete significato per me allora e negli anni a seguire. Piazzarmi sdraiato sul pavimento sotto la mia vecchia TV (Nordmende anni ’80) con a fianco una caraffa di thè freddo Lipton opportunamente sempre piena per gustarmi tutto il pomeriggio di Wimbledon nelle torride estati di una volta ovviamente senza aria condizionata… era un grandissimo piacere, agognato per tutto il precedente anno scolastico. Le consideravo le ore più belle della mia vita.
Finiti i collegamenti, verso le 20 italiane su per giù, prendevo la racchetta (allora una prokennex in alluminio da 12.000 lire donatami da mio padre pochi anni prima ,acquistata da lui dal ferramenta del mio paesino) e via al campo da tennis fino all’imbrunire con gli amici a cercare di imitare le movenze ed i colpi dei vari Becker, Lendl, Mecir, Edberg, McEnroe, Cash solo per citarne alcuni. Talvolta ci mettevamo in gare di folkloristica imitazione dei movimenti di servizio anche della Graf o della Navratilova anzichè della Sabatini e così via. Nonostante la recente perdita di mio padre, mi davate enormi stimoli sia sportivi che culturali nelle vostre telecronache, e questo mi dava motivazione e mi faceva sentire parte di qualcosa. Riuscivate in qualche misterioso modo a farmi sentire lì vicino a voi, coinvolto in quello che stavate vivendo live sui campi e nelle interviste ai tennisti o ai loro coach e parenti.
Riuscivate a far sentire l’abisso che viveva in me dopo la perdita, un bel po’ meno spaventoso. Per me eravate una famiglia adottiva, eravate gli amici grandi che in qualche misura si preoccupavano dell’amico piccolo. Sono grato di aver potuto, per qualche inizialmente accidentale motivo, entrare nella vostra traiettoria ed infine capire che la vostra era anche la mia. E lo sarebbe stato per sempre, ormai posso dire a distanza di quasi 40 anni da allora.
Il tennis, pur avendo giocato migliaia di ore ma solo a livello amatoriale, è stata la mia costante universale. Mi ha insegnato a vincere ma sopratutto a perdere. A gioire e a saper placare le mie ire per i colpi sbagliati. A controllare emotivamente i momenti belli e brutti, a complimentarmi con l’avversario per un gran dritto e pure ad autobiasimarmi per la scarsa estetica di una mia volée un po’ agricola (anche se efficace). Se il tennis è stato e sarà per sempre parte integrante della mia vita, è per merito vostro. E di ciò, ancora, la ringrazio e vi ringrazio.
Quel che più mi ha sempre positivamente impressionato di lei, Ubaldo, è che nel corso degli anni ha sempre pubblicamente (con gran sincerità e stile) manifestato verso Rino un sentimento ormai direi totalmente estinto nell’attuale contesto sociale: la gratitudine. Si è sempre dichiarato grato a Rino per le opportunità che le ha dato e per quello che le ha insegnato. Ripetutamente, sistematicamente, eternamente. Questo è un merito che secondo me traccia indelebilmente la sua peculiarità stilistica e la definisce anzitutto come persona prima ancora che come stimato ed inimitabile giornalista.
Ho sempre letto nelle sue righe per Rino e dalle sue dichiarazioni la pura sincerità di un uomo perbene, di un amico onesto e di un uomo giusto. Anche ora, ormai da decenni affermatissimo e notissimo professionista con un CV da far invidia al 99% degli attuali suoi colleghi, continua a conservare l’umanità e l’umiltà che solo i grandi uomini hanno. Complimenti per il grande team di colleghi che lavorano con lei con straordinaria competenza e passione. Vi leggo molto spesso, direi quasi quotidianamente. Siete spettacolari, sempre. Anche la newsletter di Warning mi diverte molto col suo tocco, neanche tanto velato, di umorismo a metà tra Alberto Sordi e Woody Allen. Condito da tante, troppe verità sul finto perbenismo nel tennis e su certi attuali commentatori di certe emittenti a cui piace molto “vendere tappeti”.
Complimenti per tutto. Grazie per essere anche mio amico.
Un paio d’ore fa, con mia moglie e mia figlia, abbiamo guardato su youtube il suo video per Rino appena prima dell’imbarco per l’Australia… si percepiva chiaramente la sincera commozione per una parte importante della sua vita che ci ha salutato. Anche per me voi siete stati un secondo padre, e scrivendolo ora mi sto nuovamente commuovendo. E’ quasi buffo lo so, non ci siamo mai parlati eppure è come se avessimo trascorso anni insieme e vi conoscessi bene.
Questo tipo di emozioni forse un giorno solo la fisica quantistica potrà cercare di spiegarle. O forse no. Val la pena di viverle così come sono nate e cresciute, completamente avvolte dal misterioso ma in qualche modo confidenziale foulard delle affinità elettive.
Un grazie di cuore ancora, per tutto. Mi consenta infine un saluto diretto, da amico che tralascia colpevolmente per un attimo la doverosa formalità e che si abbandona ad un grande abbraccio virtuale e ad un saluto con vera stima.
Ciao Ubaldo,
Take Care