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Australian Open, idee chiare per Bolelli e Vavassori: “Vogliamo diventare numeri 1 e promuovere il doppio”

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Ottimo esordio per i finalisti uscenti del tabellone di doppio all‘Australian Open 2025, Simone Bolelli e Andrea Vavassori. La coppia azzurra si è facilmente sbarazzata dell’accoppiata tedesca Frantzen/Jebens, battuti 6-3 6-4. Si tratta della quinta vittoria consecutiva per il duo di riferimento del tennis italiano, dopo il titolo ad Adelaide di settimana scorsa conquistato salvando quattro match point consecutivi nel tie-break finale contro i Maestri di Torino Krawietz/Puetz. Al secondo turno, i numeri 3 del seeding di specialità affronteranno un po’ d’Italia: l’oriundo Luciano Darderi, che dunque pare aver scongiurato problemi seri di natura muscolare dopo il fastidio avvertito allo sterno durante il singolare contro Martinez, e l’ecuadoregno Daniel Hidalgo.
Queste le parole degli azzurri nel dopo-partita ai microfoni della stampa italiana in zona mista.

D. Dopo il bellissimo titolo vinto per iniziare l’anno, siete ritornati qui a Melbourne dove difendete la finale nel 2024.

Bolelli: “Sì, abbiamo giocato questi buonissimi ultimi quattro match, gli ultimi due ad Adelaide veramente salvati per un pelo. In entrambi eravamo sotto set e break. Però siamo stati bravi a rimanere lì, a lottare. Ormai abbiamo visto che il doppio può girare veramente in due secondi, un punto può fare la differenza soprattutto senza vantaggi può cambiare in un attimo. Abbiamo preso Adelaide, chiaramente, come preparazione per questo torneo e averlo vinto ci dà molta fiducia anche perché era più di un mese che non giocavamo. Abbiamo fatto partite, ci siamo allenati e oggi abbiamo fatto comunque un buon doppio. Siamo rimasti solidi al servizio, abbiamo concesso veramente poco. Abbiamo risposto abbastanza bene, la chiave era farli giocare il più possibile perché il loro punto forza era il servizio. Nel secondo set siamo riusciti a mantenere un break di vantaggio. Una partita che nel complesso abbiamo sempre tenuto sotto controllo“.

Vavassori: “La cosa più importante di Adelaide era per noi fare partite in preparazione a Melbourne. E’ stato anche importante vincere con le due coppie che ci avevano battuto a Torino, che sono anche le due coppie più in forma in questo momento. Liberarci finalmente della maledizione di Arevalo/Pavic (sorridendo) che l’anno scorso ci hanno fatto penare. Però penso che sia proprio cambiata la nostra consapevolezza in campo. Lo scorso anno arrivavamo qui da underdog e abbiamo fatto quel risultato che poi ci ha permesso di costruire tutta la stagione. Quest’anno arriviamo con una consapevolezza diversa noi e anche gli avversari che ci incontrano entrano in campo diversamente. Già sanno che devono fare un’ottima partita per impensierirci“.

D. Sonego ha detto ‘l’anno scorso abbiamo vinto tutti tante cose ma quest’anno vogliamo fare ancora meglio’. Quest’anno dunque si alza la posta?

Vavassori: “Sicuramente il nostro obiettivo sarà quello di diventare numeri uno, però quello che ci siamo detti è che non è che difendiamo i tornei dell’anno scorso. La strada riparte da zero, alla fine si guarda la Race non la stagione passata. Noi sappiamo che quando entriamo in campo in un torneo possiamo puntare al titolo. La consapevolezza è quella, poi lo sappiamo il tennis a volte ti dà grandi gioie come ad Adelaide dove però potevamo perdere sia la semifinale che la finale. Non bisogna fare paragoni rispetto ad una vittoria o ad una sconfitta, ma ciò che conta è il livello di gioco e il nostro attuale è molto alto. Quindi cercheremo di portarlo sempre in campo“.

D. Qual è stata la partita, se doveste scegliere, in cui avete messo in campo una prestazione da numeri uno?

Bolelli: “La prima partita a Torino, durata meno di un’ora in cui abbiamo servito molto bene. Però a Torino c’era un campo molto veloce, non era facile giocare. Poi secondo me disputare le Finals con quelle regole lì non è il massimo“.

Vavassori: “Stiamo cercando di far parte del consiglio dei giocatori, dell’ATP Players Council. Sono il portavoce dei doppisti. Sarò quello che cercherà di spingere per cambiare qualcosina. Il primo focus sarà quello di far sì che si faccia un lavoro più mirato nel marketing anche sul doppio, perché è giustissimo che ci sia sempre un focus più grande sul singolo però penso che il doppio abbia tanto da dare. Sarebbe bello se ci fosse una strategia per venderlo in maniera migliore, per far conoscere i protagonisti, le loro storie. Sappiamo quanto sono importanti i social media e bisognerebbe sfruttarli per conoscere anche le storie che ci sono dietro i doppisti. Ci sono una serie di aspetti peculiari del doppio che si potrebbero far vedere e cavalcare a livello di marketing in maniera diversa, ad esempio mostrare la conversazione tra i due giocatori durante i cambi di campo mettendo dei microfoni vicino le panchine. Sarebbero tutte introduzioni innovative che farebbero bene al movimento. C’è quasi più valore a livello si storyteller su sociale nel padel e nel pickleball piuttosto che nel doppio del tennis con la differenza che noi abbiamo 200 anni di storia. Per cui noi dobbiamo far valere la storia del nostro sport“.

D. Avete comunque la percezione che da quando ci siete voi, il doppio chiaramente soprattutto in Italia abbia un seguito diverso?

Bolelli: “In Italia sicuramente lo scorso anno abbiamo avvertito una grande vicinanza. Sotto questo punto di vista, c’è stato un grande passo almeno per quanto riguarda l’Italia. Abbiamo giocato Roma, la Davis, abbiamo avuto la fortuna di giocare il Masters. Abbiamo molti eventi importanti in Italia e questo aiuta, in particolar modo avendo fatto la stagione che abbiamo fatto. Speriamo di farne tante altre così“.

Vavassori: “E’ stato bellissimo il 2024 per l’affetto che abbiamo ricevuto in Italia ed è quello che stiamo cercando di far capire all’ATP. Non è facile, perché i miei predecessori ci hanno provato tanto però senza ottenere grandi risultati. Fondamentalmente l’ATP guarda ai numeri, poi c’è anche una questione di tempismo e magari questo può essere il momento giusto per forzare un cambiamento“.

D. C’è qualcosa che strutturalmente pensi si possa modificare per cambiare la situazione?

Vavassori: “Secondo me non è qualcosa di strutturale. L’anno scorso hanno tentato di rendere più veloce il gioco ma non è quello che fa la differenza, perché è normale che a livello di broadcaster venderà sempre di più il singolare però c’è anche la parte on-site che è importante. Cioè, se tu vieni ad un evento del genere come l’Australian Open, non vieni per vedere giocare un solo giocatore, vieni per le vibes, per scoprire com’è l’evento. Questa cosa l’ho capita ancora meglio durante la passata stagione dove c’erano match di doppio o di misto che avevamo più spettatori di alcuni singolari. Alla fine la cosa importante del nostro sport è la storia che viene raccontata. E’ su quello che bisogna costruire, è impossibile togliere il doppio, anche per eventi come questo è importantissimo perché devi avere un contorno completo. Doppio misto, il torneo delle leggende sono tutte cose aiutano. Fanno parte del pacchetto“.

Bolelli: “Hanno provato a velocizzare ulteriormente il gioco per spingere più singolaristi a giocare. Ma alla fine giocano due turni e poi ‘sciolgono‘. Poi i singolaristi che attirano le attenzioni sono veramente pochi. Quelli che ti cambiano qualcosa sono Sinner, Zverev, Alcaraz, questa gente qua. Io poi sono contrario a questa volontà di accorciare il gioco poiché lo modifica profondamente. Già il punto secco l’ha stravolto e se fosse per noi torneremmo indietro anche su quello. Il doppio ha una valenza significativa anche perché fa parte delle competizioni a squadre, dove è decisivo. Non lo si può svilire“.

Vavassori: “Sarebbe bello almeno nei tornei importanti non avere il punto secco. Non solo negli Slam, anche alle Finals o alle Olimpiadi. Noi quest’anno siamo a Parigi siamo usciti con due tie-break, quegli eventi si dovrebbero giocare 2 su 3 senza super tie-break ma con un eventuale terzo set normale“.




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