Australian Open – Sonego meravigliao. Musetti in gran progresso. Paolini un trattore. Per Sinner tutto sembra in discesa
La partita più divertente e sorprendente è finita alle 3 di notte australiane. E si è conclusa con l’uscita di scena di Daniil Medvedev, n.5 del seeding, tre volte finalista qui e sempre battuto da Djokovic nel 2019 e dopo incredibili rimonte da Nadal nel 2022 e da Sinner nel 2024.
A battere la seconda grande vittima russa del torneo – dopo Rublev eliminato dal diciottenne Fonseca – questa volta è stato un ragazzino americano con gli occhi a mandorla, classe 2005 ma non ancora ventenne – ha 19 anni e 55 giorni – Learner Tien, uscito dalle qualificazioni ma non del tutto sconosciuto perché proprio con Fonseca aveva perso la finale delle ATP NextGen Finals e al torneo di Winston Salem che precede l’US Open lo scorso agosto aveva raggiunto il terzo turno.
Incredibile è stato che sia riuscito a vincere al tiebreak del quinto set, il primo long-tiebreak a 10 del 2025 contro un giocatore molto più esperto come Medvedev dopo che nel terzo set il russo gli aveva annullato un matchpoint con un ace, sulla cui scia aveva poi vinto il quarto set per 6-1. Sembrava match finito e invece circa due ore dopo quel primo matchpoint Tien, che nel tiebreak decisivo era indietro 6 punti a 4 è riuscito a giocare con molto più coraggio di Medvedev e a fare 5 punti su 6 prima di trasformare il matchpoint finale: 63 76 67 16 76 (10-7) 3 minuti prima delle 3 di notte e dopo 4 ore e 48 minuti di lotta.
Michelsen, Mensik, Fonseca. Tien e pure Fils, una nuova generazione di tennisti avanza. E non si consideri Shelton già vecchio…solo perché ha cominciato a farsi conoscere prima.
Reso onore a questo ragazzo di cui sentiremo certamente ancora parlare – al prossimo turno ha il francese Moutet che cercherà di intortarlo con tutte le sue gags… vedremo se Tien cascherà nella rete o se ne tirerà fuori – parliamo adesso un po’ del tennis italiano. Una volta, nemmeno tanto tempo fa, avremmo festeggiato per aver 4 azzurri al terzo turno dell’Australian Open, tre uomini e una donna (ma non è il film di Aldo Giovanni e Giacomo) e invece stasera c’è qualche rimpianto per non aver fatto l’en-plein nella quinta giornata del torneo perché sei italiani sono scesi in campo e onestamente potevano vincere tutti e sei. Cioè anche Berrettini che non ha saputo sfruttare due setpoint nel primo set – quando ha servito invano per il set – e altri due setpoint nel quarto quando forse però il momento più favorevole per lui è arrivato nel tiebreak: era avanti 5-2 con due minibreak di vantaggio e due servizi da giocarsi per arrivare al quinto, ma non ha messo la prima e ha commesso due errori abbastanza banali. Un dritto schiacciato che sarebbe finito sul dritto di Rune, ma è andato a sbattere sul nastro, laddove la rete è più vicina al paletto di sostegno e quindi nel punto più alto. Seguito da una volee in cui Matteo è rimasto rigido come uno stoccafisso. E l’ha sotterrata.
E rimpianti, anche se ha perso in due set, li ha anche Lucia Bronzetti che avrebbe potuto servire meglio contro la rumena Cristian. Avversaria battibilissima. Non si poteva trovare granchè di meglio per centrare un terzo turno di Slam. Ma è andata così e la consolazione di aver poi vinto un match di doppio è magra. Resta la vittoria di prestigio sulla Azarenka, l’avversaria di maggior nome battuta dalla Bronzetti insieme a Krejcikova, Garcia e Kasatkina.
Festeggiano dunque solo Musetti, Sonego, Sinner e Paolini. Ma se quelle di Sinner e Paolini erano vittorie abbastanza scontate, quella (per di più in tre set) di Musetti sul sempre temibile Shapovalov che non riesce a non essere anche Sciupavalov nei momenti importanti: sul 7-6 nel tiebreak per Musetti, secondo setpoint per Lorenzo che sul 6-5 e matchpoint aveva commesso un doppio fallo, è stato Shapovalov a regalare il set a Lorenzo con l’ennesimo doppio fallo. Vincere in tre set, 76(3), 7-6(6) 6-2 con un ex top-ten sempre imprevedibile come il canadese non era semplice. Lorenzo ha giocato molto meglio, con molta maggiore solidità che con Arnaldi quando aveva vinto in 4 set pur avendo subito 8 break.
Ho intervistato Simone Tartarini subito dopo il match – e credo possiate ascoltare qui l’audio relativo – ed era molto contento per l’atteggiamento e il coraggio dimostrato nel corso del match nel quale di break ne ha subito uno solo, salvando 4 palle break su 5. Adesso Lorenzo incontrerà per la terza volta Shelton, da lui battuto sia al Queens sia a Miami al termine di due belle partite. Non c’è due senza tre? Mi sembra che Shelton sia anche lui – senza arrivare agli estremi di Shapovalov – un giocatore ancora abbastanza immaturo, capace di grandi colpi ma anche di notevoli sciocchezze. Molti alti ma anche molti bassi. Musetti sbaglia ad attaccare troppo poco, soprattutto se si considera che a rete ha ottimi riflessi e tocco (e grande elevazione se gli fanno un lob), e infatti questo era quello che Tartarini sembrava rimproverargli anche ieri, però corre e rincorre tutto e di più, e tante volte recupera palle impossibili salvandosi con dei lob altissimi in conseguenza dei quali ho visto commettere diversi errori nei giorni scorsi sia a Arnaldi sia a Shapovalov.
Non c’è dubbio che per quanto attiene alle 4 vittorie azzurre di giornata, la più sorprendente è venuta da Sonego. Anche questo Lorenzo ha giocato con molta testa e con grande solidità per arginare il ragazzino brasiliano che mi aveva entusiasmato contro Rublev. Rispetto a quel giorno Fonseca ha sbagliato molti più dritti ed è stato meno dirompente con il servizio, però il merito è anche di Sonego che, anziché giocare a sparafucile come aveva fatto Rublev l’altra sera, ha variato molto di più il tennis, è venuto più volte a rete a prendersi il punto, ha giocato anche palle corte, insomma ha vinto di esperienza, in parte esaltato anche dall’atmosfera, con la torcida brasiliana che per il ragazzo di Ipanema ha fatto un tifo infernale. Ma sono proprio queste le situazioni in cui Lorenzo si esalta di più, quelle in cui non può distrarsi. Raggiunge ancora una volta il terzo turno in Australia e il traguardo degli ottavi non sembra impossibile da tagliare.
Affronterà per la prima volta l’ungherese Marozsan – sì quello che battè Alcaraz a Roma due anni fa, quello che giocava la serie A per il Tennisclub Matchball di Bagno a Ripoli – che ha eliminato Tiafoe, testa di serie n.17. A me piace molto come gioca Marozsan, diverte proprio perché sembra un po’ Gattone Mecir: gioca rallentato e poi improvvisamente lascia partire dei dritti che ti fanno secco. E poi mi piace ancor più come tipo: è spontaneo, educato, umile, simpatico. 25 anni, è numero 59 ATP, ma è stato 36. Batterlo non sarà facile, ma il Lorenzo di stanotte dovrebbe poterlo battere se non si farà calamitare dal telone di fondocampo.
Infine due parole su Jasmine Paolini che giocava per la prima volta sul centrale, la Rod Laver Arena. E se ne è dichiarata giustamente orgogliosa “perché ci sono arrivata grazie ai miei meriti, alla classifica che mi sono conquistata, non per caso…”.
Affrontava una messicana alta un metro e 60 (generoso), Renata Zarazua, che mi ha ricordato sia per l’altezza che per il tennis Dominika Cibulkova, la ragazza slovacca che qui giocò una finale (persa con la Li Na) nel 2014, e che era un peperino come questa messicana. Zarazua però più debole rispetto a lei che, classe 1989, è stata n.4 WTA, vinse 8 tornei (fra cui le WTA finals 2016) in 21 finali e correndo e tirando su tutte le palle collezionò 3 quarti di finale a Wimbledon e 1 anche all’Us Open. Jasmine ha vinto 62 63 però la partita è stata più lottata di quanto dica il punteggio. Al prossimo turno Jasmine troverà la signora Monfils (lui sempre in gara ha vinto anche stanotte ma ora ha Fritz) Elina Svitolina. L’ucraina, supermamma, è oggi n.27 del mondo, ma ha grande esperienza e vale molto di più del suo ranking. Jasmine lo sa bene. Non la sottovaluterà.
Riguardo a Sinner io non mi sono per nulla preoccupato per i fuochi d’artificio iniziali di Schoolkate, ero sicuro che non sarebbero durati a lungo. Voi avete letto la cronaca del match, la sua intervista sul campo e in sala stampa. L’anno prossimo senza Cahill che vuole godersi la pensione e la famiglia dopo aver allenato un numero uno dopo l’altro, sarà più dura. Direi che non è una bella notizia. Mentre lo è quella che riguarda il suo terzo turno: con l’americano Marc Giron, n.61 ATP, Jannik corre molto meno rischi di quanti ne avrebbe forse incontrati con Etcheverry. Il primo avversario serio da battere sarà quello degli ottavi, Rune, che dopo aver superato Berrettini dovrebbe battere anche Kecmanovic pur vittorioso a sorpresa su Hurkacz, altro tennista che è sempre meglio evitare. Nella metà tabellone di Sinner c’erano – molto più in basso – i due russi, Rublev e Medvedev. Il fatto che siano usciti entrambi non dovrebbe dispiacergli. Il suo cammino secondo me sarà Giron, Rune, de Minaur, Fritz per arrivare alla finale. Rune è pericoloso per Sinner? Non credo. Doveva perdere con Berrettini che pure da fondocampo vinceva pochi scambi. Avremo tempo di riparlarne. Prima c’è Giron, poi gli altri che ho nominato in successione. Vedremo se mi sbaglio. Alla prossima.