Australian Open, Shelton: “Monfils? Livello altissimo, resta una leggenda del nostro sport”
Come nel 2023, Ben Shelton è approdato ai quarti di finale dell’Australian Open, dove affronterà Lorenzo Sonego. La vittoria (con ritiro) di Gael Monfils è stata l’ennesima dimostrazione di forza dello statunitense, capace di vincere due tiebreak su tre e portarsi avanti nel quarto set, prima del ritiro del francese. Oltre che un avversario, Gael è anche un grande amico di Ben come lo stesso Shelton ha ricordato nell’intervista post gara.
D. Quanto è stato difficile giocare contro Gael in quei tre set?
Ben Shelton: “È un giocatore davvero tosto, stava giocando a un livello estremamente alto. A dire il vero, quando ha iniziato a stancarsi ha cominciato a giocare meglio, a servire meglio. Stava mettendo la palla sulle linee sia col dritto che col rovescio, colpendo davvero forte. Ovviamente non è questo il modo in cui vuoi vincere, ma sono comunque felice di come ho lottato per quei tre set e di aver strappato un break nel quarto. Monfils è chiaramente una leggenda del nostro sport, spero che possa riprendersi in fretta”.
D. Gael ha parlato molto bene di te dopo la partita, dicendo che per lui è stato difficile giocare contro qualcuno che apprezza così tanto. È stato difficile anche per te?
Ben Shelton “Sì, è sempre difficile, il bambino dentro di me vuole sempre vedere Gael vincere. Voglio sempre vederlo fare il colpo spettacolare. I giocatori si arrabbiano spesso quando il pubblico è contro di loro o non li sostiene, ma sinceramente oggi tutto quello che potevo fare era apprezzare i tifosi che lo supportavano. È stato semplicemente un momento fantastico per me da vivere. Ovviamente stavano tifando contro di me, ma è il tipo di cose che ti fa venire la pelle d’oca, le cose per cui vivi”.
D. Quando vedi Gael, Novak, ti capita mai di immaginare per quanto tempo vuoi continuare?
Ben Shelton: “Non credo che vorrò essere qui a 38 anni (sorride, ndr). Però non si sa mai, penso che tutto dipenda dall’amore per lo sport e da quanto riesci a gestire il tuo ritmo. Gael mi ha dato qualche consiglio motivazionale negli ultimi anni, in diversi momenti, sia quando stavo giocando bene, ottenendo buoni risultati e partecipando a molti tornei, sia durante quel periodo del 2023 in cui ho perso molte partite di fila o sono uscito presto in tanti tornei consecutivi. Mi ha detto che nella sua carriera è stato importante trovare i posti in cui amava giocare, concentrarsi su quelle settimane e fare del suo meglio in quelle occasioni, sapendo che ci sono posti che non gli piacciono e non vale la pena stressarsi troppo per quelli. A 38 anni continua ancora a intrattenere il pubblico, questo è straordinario. Ovviamente ha trovato un modo per farlo in cui può ancora amarlo e divertirsi. Le stagioni sono lunghe. È certamente uno sport in cui è facile bruciarsi, essendo uno sport individuale non è come avere una squadra che può coprire se sei un veterano e puoi giocare meno minuti. Quindi sì, non sono sicuro di dove sarò a 38 anni, ma in questo momento sono concentrato sui miei 22“.
D. È utile uscire dal campo prima del previsto? Questa partita sarebbe potuto durare quattro o cinque set completi…
Ben Shelton: “Nei Grand Slam e in una partita come questa, la maggior parte dell’incontro si gioca nei primi tre set. Essere avanti due set a uno con un break, a un punto dal 2-0, mi fa sentire abbastanza sicuro indipendentemente da chi sto affrontando. Se sono avanti due set a zero e con un break sono piuttosto convinto che riuscirò a chiudere. Arrivati a quel punto, le gambe sono un po’ più pesanti. Di solito, verso la fine dei set, riesco addirittura a trovare meglio i miei punti. Per me la fisicità di quei 30-40 minuti in più non è così determinante come se la partita fosse stata interrotta dopo il secondo o il primo set. Ovviamente anche lui sentiva la fatica là fuori, è una delle cose che mi ha detto a rete. Mi ha detto: “Sì, amico, te l’avevo detto, te l’avevo detto, giocare contro di te in un Grand Slam è troppo fisico, troppo fisico” (sorride, ndr). Abbiamo scherzato su queste cose in passato, siamo amici, mi dice sempre che se giochiamo due set su tre mi distruggerebbe, ma che tre set su cinque potrebbero essere complicati, perché penso che alcune cose che faccio in campo rendano il gioco fisico per il mio avversario, specialmente se non è un giocatore molto alto. Per lui, che è 1,93-1,96 metri, è un po’ più facile affrontare il mio servizio kick che esce dalla zona o la mia pesante palla di dritto che butto fuori dal campo. Se sei 1,78, diventa stancante dopo un po’. Ovviamente è un giocatore che può gestirlo molto meglio, ma penso che oggi tre set di tennis intenso siano stati sufficienti. È stato ovviamente positivo non dover andare avanti per altri due set, crampi e magari finire qui all’una di notte”.
D. In una partita come quella di oggi, con la posta in gioco così alta e tutta la pressione del caso, soprattutto contro qualcuno come Gael, ti concedi di divertirti durante la partita? Oppure è più una sensazione che arriva alla fine, pensando: “Wow, è stato davvero divertente”?
Ben Shelton: “Cerchi di non divertirti fino alla fine, ovviamente ci sono momenti in cui sorridi o ridi. Lui alza la mano quando fa un colpo incredibile, ma sai che non è davvero dispiaciuto (sorride, ndr). È qualcosa che ti piace, ma cerchi di nasconderlo mentre stai giocando per rimanere concentrato. È uno di quei giocatori che se ti lasci trasportare e sorridi per tutta la partita, poi ti accorgi: “Oh, wow, sono sotto di due set?”. E ti è scivolato tutto via”.
D. C’è qualcosa che diresti di aver imparato o tratto dall’esperienza di questo torneo, o dalla tua corsa a New York, che possa aiutarti ad affrontare queste apparizioni nella fase finale dei grandi tornei?
Ben Shelton: “In primis sapere che per arrivare qui potresti aver fatto delle cose davvero buone e giocato un grande tennis, ma di fronte a te c’è un nuovo avversario e se qualcuno è ai quarti di finale o in semifinale è probabilmente vicino alla sua versione migliore. Penso che per me sia importante avere un piano di gioco quando scendo in campo, non solo andare lì, colpire la palla a caso e vedere cosa succede. Al mio primo quarto di finale qui contro Tommy Paul, ero esausto, ma sono comunque sceso in campo semplicemente tirando a tutta forza. Fisicamente e mentalmente devi essere in grado di arrivare a un punto in cui ti fidi di te stesso nei momenti decisivi e non pensi di dover giocare al di sopra delle tue possibilità. Ovviamente è anche difficile, perché stai giocando contro i migliori giocatori del mondo, ma penso che questa sia la cosa più importante”.