Rassegna stampa – inesauribile Djokovic, e oggi tocca a Jannik
Eterno Djokovic, con la sua testa batte anche l’età (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
E’ proprio vero: mai dare per spacciati i miti. Djokovic, semplicemente spaziale, rimonta e batte l`ingenuo Alcaraz raggiungendo la sua 50esima semifinale Slam della carriera, la 12esima all`Australian Open. E lo fa giocando un match a tratti brutale, spesso esaltante, sicuramente mai banale. Non tutti amano il giocatore serbo, ma di fronte a prestazioni del genere non si può far altro che inchinarsi. Il tennis, d`altronde, è uno sport privo di contatti e di scontri fisici: il mental game può diventare allora, in certe occasioni, l`ago della bilancia del match. E se c`è un giocatore che ha fatto di questo elemento uno dei punti di forza del suo bagaglio, traendone enorme vantaggio, è sicuramente Nole. Nessuno come lui sa manovrare la partita e condurla sapientemente nei suoi territori preferiti. Il campione serbo disegna il campo con direttrici precise; rallenta o accelera nelle diverse fasi del gioco; polemizza col pubblico per trarne nuova linfa ed energia; chiede il medicai time out nel momento più opportuno. È sempre Nole che dirige le danze da provetto maestro. Nessuno come lui sa orchestrare il match, ma non c`è alcun giocatore in grado neanche di avvicinarlo nella gestione di questo tipo di situazioni. In pochi credevano di ritrovarlo così, dopo averlo visto faticare nel 2024: a parte la splendida vittoria dell`oro all`Olimpiade di Parigi della scorsa estate, l`unica che gli mancava, per il resto ha spesso zoppicato, con risultati lontani dalle sue aspettative. Evidentemente Djokovic ha programmato e svolto una sessione invernale assolutamente perfetta: il fisico è integro e mentalmente Djokovic è il numero 1, e non solo di oggi, ma di tutti i tempi. Nel suo angolo poi c`è la novità Andy Murray: evidentemente Djoker, dopo un certo periodo, sente il bisogno di una faccia nuova, capace di dargli stimoli diversi e che lo accompagni in questa sfida continua per battere anche la carta d`identità. […] Alcaraz, al contrario, è sembrato poco attento sotto l`aspetto tattico: ha commesso troppi errori e si è fatto incartare dall`esperienza e dai giochi mentali del suo avversario. Ne esce sconfitto e per certi versi anche ridimensionato: significa che in questi mesi non è stato raggiunto l`upgrade che ci si aspettava. Certo, questa è solo la prima prova di una stagione lunghissima, lo spagnolo avrà tempo e modo di rimediare, vista la sua giovanissima età. […]
Il DJO del tennis (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Carlos voleva diventare il più giovane a completare il grande Slam della carriera. Novak ha in mente di diventare l`unico tennista, tra uomini e donne, a riuscire nell`impresa di conquistare 25 Slam. Il sogno di Djokovic continua, quello di Alcaraz è solo rimandato. È un obiettivo, quello del serbo, talmente grande da mettere in soggezione anche lo spagnolo che, a 21 anni, assieme a Sinner ha già in mano il futuro del tennis. Ne è venuta fuori una battaglia quasi a senso unico, con lo spagnolo capace di vincere il primo set, ma poi costretto a piegarsi alla tenacia, alla ferocia agonistica che sembra ormai sfociata in disperazione, di Nole. Il quale vede il tempo correre veloce e non sa per
quanto ancora riuscirà a stargli dietro. Medicato alla coscia sinistra e zoppicante, il serbo è cresciuto sempre di più nel match, mettendo alle corde lo spagnolo, un po` disorientato nel vedere il rivale in difficoltà in alcuni momenti, ma in grado di scattare verso la rete in altri. A un certo punto, Alcaraz si è anche messo a “imitare” il rivale fingendo di zoppicare vistosamente. Una provocazione che l`esperto serbo (forse), non ha raccolto. Tutta questione di esperienza, che al vecchio volpone serbo di certo non manca. Lo ammetterà egli stesso dopo la partita: «Mi dispiace per Carlos – le sue parole -, ho visto che dopo il mio medicai time out era un po` distratto. E ho provato a utilizzare questa situazione a mio vantaggio. È capitato anche a me in passato di non sapere se il mio rivale si sarebbe ritirato o no. Mano a mano che nel secondo set il dolore passava, ho cominciato a muovermi meglio e forse lui è andato un po` nel pallone, perdendo sicurezza e sbagliando un po` di più da fondo». Non si giocano 50 (sì, cinquanta) semifinali Slam se non si è anche un po` spregiudicati. E almeno Nole ha il buongusto di non nasconderlo: «Io davvero pensavo che se non fosse passato il dolore mi sarei ritirato dopo il secondo set. Però l`ho vinto e pian piano la situazione è migliorata». Lo spagnolo ha sottolineato la stranezza di giocare contro un avversario che prima sembrava sul punto di lasciare e poi è letteralmente risorto, ma non ha lanciato nessuna accusa: «Mi sono un po` distratto per la situazione, ma penso che abbiamo giocato un grande match. Io ho soltanto 21 anni ed è un privilegio poter affrontare queste sfide, da cui posso ancora imparare tanto. Il mio errore è stato di permettergli di rientrare nel match, avrei potuto spingerlo più al limite». Alcaraz è ancora un bimbo che si diverte come un matto a giocare e a volte pecca di ingenuità o di troppo entusiasmo. Non sa che se dai un dito al cannibale Djokovic, poco dopo ti ritrovi letteralmente sbranato. Per Nole tutto è riconducibile a bianco e nero, ogni battaglia è per la sopravvivenza. Dentro o fuori, vita o morte. E così, dopo uno scambio da 33 colpi vinto dallo spagnolo, il serbo si è infuriato. Come se non fosse accettabile, a quasi 38 anni e con una gamba acciaccata, non portare a casa quel punto.[…] Dopo aver eliminato il numero 3 al mondo, ora aspetta il numero 2 Sascha Zverev: «Il giorno di riposo sarà provvidenziale – ha continuato Nole -. Non vi dico che problema ho, ma ne ho avuto uno simile qui nel 2023 e ho imparato a giocare più aggressivo. Contro Zverev servirà tanta energia perché lui sta giocando un tennis pazzesco, il migliore della sua carriera». Due anni fa, Djokovic iniziò ad avere il problema alla coscia a inizio torneo, ma finì per vincere lo Slam con una lesione di 3 centimetri al tendine del ginocchio sinistro. […]
Djokovic immenso elimina Alcaraz (Marco Di Nardo, Corriere dello Sport)
«E’ una delle partite più epiche che abbia mai giocato». E se lo dice chi ha vinto 24 titoli dello Slam e ha appena raggiunto la semifinale numero 50 a questo livello, c’è da credergli. Novak Djokovic si conferma immortale in terra australiana e vince la sfida più at tesa dei quarti di finale dell`Australian Open 2025, superando Carlos Alcaraz in 4 set. Una vittoria prestigiosa per il nome e il livello dell`avversario, più che per l`importanza storica del match stesso, dato che c`era in palio l`accesso al penultimo atto. Ma soprattutto per il modo in cui questa è arrivata: perché un problema alla gamba sinistra accusato alla fine del primo set sembrava poter mettere in ginocchio il campione serbo. Un 46 6-4 6-3 6-4 maturato dopo 3 ore e 37 minuti di partita in cui dopo un ottimo inizio Nole è sembrato essere in grandissime difficoltà. Dopo il break iniziale il serbo si è fatto riprendere e poi superare, cedendo il primo set per 6-4 poco dopo aver chiesto l`intervento del fisioterapista. «Se avessi perso il secondo set – ha dichiarato il serbo a fine partita – mi sarei potuto ritirare». La svolta del match è stato l’inizio del secondo parziale, in cui Novak è riuscito a ribellarsi alla situazione negativa, cambiando strategia e accordando gli scambi. Come era avvenuto nella finale degli US Open 2023, quando aveva messo in atto un capolavoro tattico (aumentando il numero di discese a rete) per mandare in tilt un ottimo Daniil Medvedev, anche questa volta Djokovic ha avuto ragione. E nonostante il suo
break iniziale sia stato nuovamente recuperato dallo spagnolo (da 3-0 a 3-3), sono stati quei game di inizio set a cambiare l`inerzia del match, dando il via alla rimonta. «Sicuramente i farmaci hanno aiutato – ha aggiunto Nole – e in situazioni come queste devi rischiare di più: non volevo che gli scambi si allungassero e avevo la sensazione che lui guardasse più a quello che facevo io». Forse sorpreso dalla capacità di Djokovic di reagire alle avversità anche in un incontro così combattuto, Carlos Alcaraz non è riuscito a mantenere la concentrazione e a trovare un piano alternativo per scardinare l`aggressività del rivale. Perso il secondo parziale al decimo gioco, lo spagnolo non è più stato in grado di reagire se non con qualche tentativo nel finale. Il più grande obiettivo stagionale del tennista di Murcia, che a Melbourne avrebbe potuto completare il Career Grand Slam, è già sfumato. Per Djokovic, alla sua semifinale numero 50 in carriera a livello Slam, restano i dubbi relativi alla possibilità di recuperare in vista di un match difficilissimo come quello contro il numero 2 del mondo, Alexander Zverev: «Spero che la giornata in più di recupero possa aiutarmi, nel momento in cui il mio corpo si raffredderà potrò capire meglio come sto». […]
L’epico Djokovic chiama Sinner (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Dalle parole ai fatti. Novak Djokovic aveva sbandierato al mondo di sentirsi ancora in grado – nonostante l`anagrafe, gli acciacchi e il ranking – di sfidare i giovani che lo hanno detronizzato. E lo ha dimostrato in maniera eloquente trionfando in 4 set nell`attesissimo incrocio con Carlos Alcaraz nei quarti degli Australian Open: 4-6 6-4 6-3 6-4 in 3 ore e 37`. Spalancate le porte della 50a semifinale Slam in carriera, la 12° sui campi di Melbourne Park. E soprattutto il risultato tiene vivo più che mai l`inseguimento all`agognato titolo numero 25, quello che gli consentirebbe di lasciarsi definitivamente alle spalle anche Margaret Court e ritagliarsi un posto indelebile nella leggenda. Il serbo, 38 anni il 22 maggio, parafrasando una delle frasi cult di un film icona come “The Blues Brothers” e giocando sul suo nome, è un uomo in missione, cioè Nole in missione per conto di Djo. Proprio come restate scorsa alle Olimpiadi di Parigi, dove ha finito per mettersi al collo quell`oro che mancava alla collezione di trionfi. Battendo proprio Alcaraz. Contro lo spagnolo fenomeno di precocità, 16 anni di meno, che puntava a diventare il più giovane in grado di realizzare il Career Grande Slam, l’highlander di Belgrado ha sfoggiato il gioco, l`intelligenza tattica, l`esperienza e soprattutto la stoffa del campione per ambire ai massimi traguardi, specialmente quando ha una motivazione illimitata. Supportato nel box da un Murray calmo e lucido, Djokovic è stato fenomenale nella gestione dei momenti più importanti, recuperando un set di svantaggio e superando un problema all`inguine sinistro accusato già sul finire del primo parziale. Ha cambiato strategia di gioco, più aggressivo soprattutto in risposta. Ha saputo variare a dovere il servizio, come pure tenere indietro lo spagnolo utilizzando il top spin, salvo poi coglierlo di sorpresa con repentine discese a rete. Non a caso è stato più efficace tanto negli scambi corti (81-75) quanto in quelli superiori ai 9 colpi (22-18). Il pupillo di Ferrero non è riuscito a trovare adeguate contromisure. L’unica statistica che lo premia riguarda i 50 vincenti, quasi la metà però frutto di palle corte che alla lunga l`avversario ha rinunciato a inseguire. Il servizio è stato uno dei punti deboli del n.3 del mondo: con la seconda ha raccolto solo il 33% di punti. «Dovevo spingerlo oltre il limite e non l’ho fatto. Mi sentivo come se stessi controllando la partita e l’ho lasciato rientrare nel secondo set: ecco il grande errore», il mea culpa di Carlitos. […] Djokovic è il terzo a conquistare tre semifinali a Melbourne compiuti i 35 anni, dopo Federer (3) e Rosewall (4). «E’ stata una delle partite più epiche che abbia mai giocato. Il problema muscolare? Non voglio rivelare troppo. A un certo punto, quello che ho preso ha iniziato a funzionare. Avessi perso il set, mi sarei potuto ritirare». Ipotesi alla quale Alcaraz, col quale era già montata la tensione per via di un net chiamato con grande ritardo, non crede: «Non dico abbia fatto lo show, ma tutti hanno visto che nel secondo set sembrava avere problemi, aveva difficoltà a muoversi. Poi, più nulla. Non credo che si sarebbe ritirato se avesse perso il secondo». […]
Sinner, nessuna paura (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Dite, non è tutto così terribilmente australiano? Lo è, e basta aggiungere alla frase un incipit sospiroso, un`invocazione a tutti comprensibile, per farne una perfetta frase da asporto, da consumarsi come un mottarelIo panna e cioccolato. Ah signora mia, non trova che sia tutto così terribilmente australiano? Tutto esageratamente “down under”, il docufilm che mi scorre davanti agli occhi. Dal malore senza nome che d`improvviso rende tremulo e caduco Sinner, a quello “che fa strategia” di Djokovic. Al quale basta «una gamba e mezza», come poi ha dichiarato, per battere Alcaraz. Fino a Zverev che litiga con l`arbitro per una piuma che svolazza sul campo, e sale, scende, e ritorna da dove ha preso le mosse, attratta dalla racchetta come per gli insetti un lumino nella notte. Zverev Gump, in versione tennistica. Terra di grandi stress, il continente “dall`altra parte del mondo”. Di paradossi e di esagerazioni. Paese di deserti rossi che nel tennis si è sempre consegnato all`erba, e al cemento. E se non fosse uno degli sport nazionali, il nostro, nemmeno sarebbe da perderci tempo. Ma lo è, invece, l`Australia nasce con il tennis sotto casa, Rod Laver ha sempre raccontato che il campo per divertirsi lo costruiva con gli amici davanti alle finestre dalle quali la madre poteva tenerlo d`occhio, a Rockhampton, spianando formicai e cacciando serpenti lunghi anche due metri (e dio solo sa che razza di pericoli abbia corso). Poi le hanno utilizzate, palla e racchetta, come moneta di scambio per farsi conoscere nel mondo, quando arrivare laggiù era un`impresa. E come stimolo per un nuovo popolo che voleva sentirsi tale, radunato in poche città lontane tra loro intere giornate di viaggio. Fu il tennis a riunire quegli uomini di frontiera divisi da miglia e miglia di territorio popolato da animali tra i più strambi, intorno a interessi comuni, a passioni condivise, a uno stile un po` inglese e un po` no, che divenne un modo di giocare tutto loro, all`australiana, dedito allo scopo di ottenere punti per le vie più dirette, convinto che tra la prima palla di servizio e la vittoria vi fosse un`unica strada percorribile, quella che porta alla rete. Un popolo che si è abituato a dire le cose come stanno, perché rende la vita più semplice. Un modo di essere australiani che Sinner, stavolta, non ha colto, schermandosi dietro a vaghe descrizioni, quando gli è stato chiesto “nome e cognome” del problema che l`ha messo quasi fuori causa contro il “prence” Rune, ché si fosse trattato solo di tennis giocato non avrebbe avuto problemi a batterlo. Un silenzio che ha smosso diagnosi e check up da tutto il mondo, per spiegare che cosa potrebbe essergli capitato. Già, che cosa? Un mix di elementi negativi, è la somma di tutte le diagnosi del giorno dopo. Una miscela di torpore da bassa pressione resa ancor più frustrante dall`umidità esagerata, forse da un problema allo stomaco, che l`ha reso tremulo più per la preoccupazione del momento, che per motivi fisici. Le sue
dita, dunque, tremavano solo per l`ansia causata da un malessere inaspettato? Per lo spavento di trovarsi d`improvviso attaccato da qualcosa più grande di lui, dopo aver dominato il match fino a quel momento? Ci sta tutto. Anche la scelta di allenarsi, il giorno dopo, senza occhi intorno, dicono al chiuso, in modo che il sole non potesse dargli fastidio, nell`aria rinfrescata dai condizionatori, ma poi lui posta foto all`aperto. Vagnozzi e Cahill, con il preparatore Panichi e il fisio Ulyses Badio, l`hanno sbarcato sul campo numero 8 dell`impianto indoor. Erano le sedici, e Jan si è allenato per oltre un`ora senza problemi, allontanando (pare) dubbi e perplessità. Una buona notizia è che il quarto di finale è stato programmato alle 9,30 (circa) del mattino in Italia, quando a Melbourne saranno le 7 e mezzo di sera e il caldo della giornata si sarà disperso per le strade di una città abituata alle più stravaganti escursioni termiche. Ma siamo in Australia, signora mia, e cosa non è stravagante da quelle parti? Perfino l`avversario di giornata, Alex De Minaur, nove volte battuto nei nove confronti con Sinner, lo è a modo suo, australiano con il dna spagnolo che ne fa un buon colpitore da fondo, tutt`altro che un assaltatore per linee dirette alla rete di metà campo. […] Attenzione a De Minaur, comunque e sempre. Sinner parte favorito, ma anche a Ferrer (uno cui De Minaur somiglia) è capitato talvolta di battere l`amico imbattibile Nadal. Sei a ventisei, mi sembra… Gli ultimi due confronti tra Jan e Alex (che nei nove confronti persi ha strappato un solo set all`italiano) riconducono agli ultimi successi di JS, alle Atp Finals e alla Davis. Curioso il punteggio, 6-3 6-4 in entrambe le occasioni. Ma non è da Sinner prendere sottogamba gli avversari. Poi c`è il miraggio di una semifinale tutta “nostra”, contro Sonego. Chissà… Le storie australi sono sempre bizzarre, si sa.
Sinner sfida l’avversario perfetto (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)
Jannik sta bene. Il malore (non meglio identificato) accusato durante la sfida con Holger Rune sembra un lontano ricordo. Sinner è concentrato sul quarto di finale che stamattina (ore 9.30, diretta Eurosport) lo vedrà opposto al numero 8 del mondo Alex de Minaur. L’azzurro si appresta a disputare il decimo quarto di finale Slam della carriera, il terzo in Australia, con il grande obiettivo di confermare la vittoria dell`anno passato. Nonostante Sinner abbia sempre battuto l`australiano (al primo quarto di finale casalingo), quanto accaduto contro Rune in ottavi deve suonare come un campanello d`allarme: in uno Slam le variabili, che siano esse fisiche, psicologiche o addirittura climatiche, sono infinite; soprattutto se a breve, in ballo (vedi Tas di Losanna), ci sarà più di una semplice partita di tennis. La vittima preferita verso la semifinale. Tra Sinner e il penultimo atto degli Australian Open ci sarà, ancora una volta, de Minaur. Il giocatore di casa, numero 8 al mondo, è per caratteristiche tecnico-tattiche l`avversario perfetto per Jannik, che lo ha sconfitto 10 volte su 10. Dalla finale delle Next Gen ATP Finals 2019 alla Coppa Davis dello scorso anno, Sinner ha conquistato venti set perdendone solamente uno (a Sofia nel 2020). «Sinner è un tennista eccezionale – ha spiegato de Minaur – Non credo si tratti di un mio cattivo adattamento al suo gioco; Jannik è un pessimo abbinamento per chiunque nel circuito». L’unica sfida parzialmente equilibrata si è disputata nella finale di Rotterdam della passata stagione, con Sinner vittorioso non senza difficoltà 7-5 6-4. «È il match a cui posso fare riferimento. Va detto che non ci siamo mai affrontati in un quarto di finale Slam». Sinner come di consueto, è parso molto cauto. «I precedenti non contano – ha spiegato – ogni match è diverso dall`altro. Tra l`altro giochiamo a casa sua, e questo rende la sfida differente. Spero di farmi trovare pronto».[…] Jannik si è allenato regolarmente in vista della sfida con l`australiano ma, che si sia trattato di un malore dovuto al caldo, uno stato d`ansia o entrambi, la sensazione è che Sinner sia, comprensibilmente, un po` meno “ice man” rispetto a ciò che ha sempre palesato verso l`esterno. La sentenza di Losanna, in lento ma costante (e preoccupante) avvicinamento, non può non influenzare i pensieri di un pur glaciale essere umano come Jannik. Accumulare punti, inoltre, può risultare decisivo in vista di una possibile squalifica. Confermare quota 2.000, ovvero la cifra ottenuta con la vittoria a Melbourne, darebbe un senso di maggiore tranquillità all`attuale leader del ranking mondiale. Le variabili, in campo e fuori, sembrano essere infinite e, soprattutto quelle extra-tennis, di difficile interpretazione o previsione. Rimanere tranquilli sarebbe una chimera per chiunque.