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Australian Open, tutta la gioia di Keys: “Orgogliosa, per arrivare qui ho scavato dentro di me”

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Determinazione, resilienza, una prestazione eroica. E il primo slam della carriera. Madison Keys – che da lunedì occuperà la posizione numero 7 del ranking femminile – ha fatto il suo ingresso nella storia del tennis mondiale, conquistando il suo primo slam e imponendosi – con il punteggio finale di 6-3 2-6 7-5 – sulla numero uno del circuito WTA, Aryna Sabalenka. Una vittoria netta, meritata, che va a coronare un percorso che ha visto duellare (e vincere) la tennista statunitense con avversarie di tutto rispetto (da Danielle Collins a Iga Swiatek, passando per Elena Rybakina e Elina Svitolina). Inevitabile, dunque, il suo entusiasmo a fine gara, così come testimoniano, del resto, le dichiarazioni rilasciate dalla giocatrice statunitense durante la conferenza stampa post-match.

D. Ciao Madison. Quali sono le tue prime emozioni a fine gara?
“Beh, direi che sono davvero orgogliosa di me stessa e di essere arrivata fino a questo punto. Aver vinto questo slam significa molto per me.”

D. Qual è la sensazione più preponderante alla fine di questo bel percorso qui in Australia? Sei arrivata in cima. Ne è valsa la pena?
Credo che tutto accada per una ragione. Per me, in particolare, perché ho dovuto affrontare dei momenti piuttosto difficili. Credo che mi abbiano costretto a guardarmi un po’ allo specchio e a lavorare sulla pressione che esercitavo su di me. Fin da piccola ho pensato che se non avessi mai vinto uno slam, non sarei stata all’altezza di ciò che la gente pensava che avrei dovuto essere. Era un fardello piuttosto pesante da portare con sé. Alla fine sono arrivata al punto di essere orgogliosa di me stessa e della mia carriera, con o senza slam. Ho finalmente raggiunto il punto in cui mi andava bene anche se non fosse successo. Sento che finalmente ho lasciato andare quel tipo di discorso interiore che avevo e tutto questo mi ha dato la possibilità di uscire e giocare davvero un buon tennis per vincere uno slam.

D. L’altra sera eri qui a parlare di come volevi ispirarti al modo di giocare di Aryna. Non volevi essere passiva nei momenti importanti. Quanto sei orgogliosa del modo in cui ha concluso la partita?
“Sicuramente una delle cose di cui sono più orgogliosa è l’essere riuscita, in qualche modo, a batterla sul tempo. Diciamo che sapevo benissimo che se non lo avessi fatto io lo avrebbe fatto lei. Questo mi ha spinto a insistere ancor di più. Continuavo a ripetermi: “Sii coraggiosa, vai, metti tutto in gioco”. A quel punto, qualunque cosa fosse accaduta, sarei stata orgogliosa di me stessa. Così è stato un po’ più facile.”

D. Nel corso dell’ultimo anno c’è stato un momento in cui hai pensato che avresti voluto di più dal tuo percorso e che non si trattava solo di vincere uno slam? Hai avuto modo di parlarne con qualcuno?
Molte terapie (sorride). Credo che in passato avessi sempre cercato di seguire la strada della terapia sportiva, che si basava più sulla solita routine e sul controllo delle cose. Mi sembrava di essere sempre stata abbastanza brava in questo, ma iniziare davvero a scavare nel mio stato d’animo e a essere onesta con me stessa è stato davvero difficile, perché non volevo essere la persona che si sentiva in difficoltà, ma stavo iniziando a lottare davvero. Non mi piace mai essere a disagio (sorride). Ad ogni modo, a essere onesti, parlare con qualcuno mi ha fatto bene. Onestamente penso che se non l’avessi fatto, non sarei seduta qui.

D. Hai ringraziato il tuo team per averci sempre creduto e per averti aiutata in questo trionfo. Quando hai ritrovato la convinzione che questo giorno sarebbe potuto arrivare?
“Onestamente, nell’ultimo anno. Anche con gli infortuni e le sconfitte sentivo che stavo ritrovando me stessa. Ho sentito che stavo iniziando a risolvere meglio i problemi in campo, sul momento. In passato, a volte, durante le partite, soprattutto quando le cose iniziavano ad andare male, mi sentivo come se non fossi nel mio corpo e mi guardavo dall’alto in basso. Mi sembrava di non riuscire a collegare il mio cervello al mio corpo. Lo scorso anno, anziché farmi prendere dal panico, mi sono concentrata sul presente e ho iniziato a ragionare di punto in punto. Ho sentito che stavo iniziando a giocare un buon tennis e a capire come gestire i momenti no. Poi, durante l’off-season, ho lavorato molto duramente e ho iniziato a vedere che le cose andavano più o meno come volevo.

D. Durante il torneo, il tuo percorso è stato davvero notevole. C’è stato un momento esatto in cui hai pensato che ce l’avresti fatta?
Non credo che ci sia stato un momento preciso, in realtà. In ogni gara sentivo che se avessi provato a giocare come volevo, avrei avuto l’opportunità di vincere la partita. Mi sentivo più libera e in controllo. Ho iniziato lentamente ad acquisire fiducia. Credo che parte di questo sia stato il fatto di non essermi mai montata la testa in ogni turno. Non ho mai pensato al turno successivo fino a quando non ci sono arrivata.

D. In passato hai dichiarato di essere una di quelle persone a cui non piace uscire dalla propria zona di comfort. C’è stato un momento, durante il tuo percorso, in cui hai pensato che era giunta l’ora di farlo?
Credo che in passato l’avessi già fatto, ma era sempre stato troppo specifico per lo sport. Ho sempre pensato: “Mi aiuterà a migliorare le mie prestazioni? Alla fine sono arrivata a un punto in cui la mia autostima fosse così bassa dal farmi dire: “Non mi interessa se mi aiuta a migliorare, voglio solo sentirmi meglio”. Credo che, così facendo, sia stato quel momento in cui ho pensato: “Non mi interessa cosa devo fare, voglio solo sentirmi meglio”. Quindi penso che sia stata una cosa che ti spinge a dire: “Ok, beh, ovviamente qualsiasi cosa stia facendo non sta funzionando”. Per molto tempo nella mia testa ho avuto l’idea che le persone fossero in grado di ignorare i loro nervi, i loro dubbi o cose del genere e di giocare a tennis con una propria visione delle cose. In passato, se mi venivano i nervi o qualcosa del genere, di solito non giocavo bene. Così ho iniziato ad arrivare al punto in cui, quando mi venivano i nervi, pensavo: “Oh, no, ora giocherò male”. E si scatenava una sorta di panico interno.

D. Sloane Stephens e un paio di altre persone hanno espresso la loro gioia per il tuo successo di stasera. Che cosa significa per te quando vedi le tue colleghe gioire del tuo successo? Inoltre, il telefono ha funzionato bene?
Sono cresciuta molto durante il tour. Sono cresciuta con altre persone fantastiche in questo tour. Anche alcuni dei miei più cari amici giocano nel tour. Quindi credo che siamo tutti molto bravi a fare il tifo l’uno per l’altro. Le loro vittorie sono come le mie vittorie…”




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