L’Australian Open è compromesso: ma per sopravvivere non c’è alternativa
Uno dei temi più caldi delle ultime due settimane, al di là dei risultati conseguiti dai tennisti sui campi di Melbourne Park, è stato il comportamento degli spettatori all’Australian Open 2025. Di episodi ce ne sono stati tanti, su tutti i fischi e i mugugni nei confronti di Novak Djokovic a causa del ritiro in semifinale contro Alexander Zverev e la risposta di Danielle Collins al tifo degli ‘aussie’ tutto a favore di Destanee Aiava. Proprio a partire da questi atteggiamenti, che giustamente sono stati definiti irrispettosi, il giornalista Malcolm Knox ha proposto un’interessante riflessione sulle colonne del ‘The Age’, prestigioso quotidiano australiano. La premessa, però, è in questo caso doverosa. L’argomento è infatti delicato e molti punti del suo discorso vengono espressi con iperboli. Tutto, però, per far capire la reale situazione in cui versa l’Happy Slam.
Malcolm Knox, infatti, fa notare come nel corso dell’Australian Open 2025 il numero di spettatori abbia raggiunto indubbiamente cifre record. Non solo si è superato il milione già al day 11, ma in alcuni giorni si sono superati i 100.000 biglietti venduti. Inevitabilmente, però, questo comporta un risvolto negativo. Il numero crescente di ‘clienti’ impone un allargamento della platea anche a categorie meno abituate a seguire questo tipo di evento sportivo. A quel punto è inevitabile che ci siano i maleducati, che comincino ad esserci i fischi nei confronti di determinati giocatori. Questo perché se l’Happy Slam vuole sopravvivere deve anche farlo affidandosi ad un tipo di spettatore ‘non convenzionale’.
La riflessione proposta da Malcolm Knox è molto semplice. L’Australian Open è al quarto posto tra gli Slam, tradizionalmente e storicamente. Gli altri di fatto, pur con i loro difetti che in alcuni casi possono anche essere peggiori, sono sostanzialmente intoccabili. Non solo, perché a suo dire se il Qatar, la Cina o l’Arabia Saudita si fossero candidati, tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, per ospitare un Major, probabilmente lo avrebbero ottenuto. Lo sport in Australia, al di fuori del Gran Premio di Formula 1 e di eventuali manifestazioni di grande rilievo, si fonda sull’Happy Slam. Il quale, in fin dei conti, deve accettare anche di ‘rendersi più grezzo’ per evitare di fare la fine dell’Australian Open di golf, terminato nel dimenticatoio.
La riflessione, come detto, è chiaramente condotta toccando punti estremi, ma un fondo di verità c’è ed è piuttosto chiaro. È infatti inevitabile che, se l’obiettivo è quello di avere un ritorno economico e di pubblico importante, sia necessario accettare l’arrivo sugli spalti di spettatori anche maleducati. L’alternativa quale sarebbe? Quella di sparire del tutto a favore di mercati più ricchi, quella di finire nell’oblio nel giro di poche decine di anni. L’Australian Open è quindi profondamente compromesso, in tutti i sensi. Ma per resistere e continuare ad avere un certo appeal è necessario che lo sia.