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Filippo Di Perna: dal mare di Romagna ai match con Musetti e Cobolli, fino alle Hawaii [ESCLUSIVA]

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Siamo sinceri, quando sentite parlare delle Hawaii pensate subito al mare, al surf o, al limite, al triathlon. Probabilmente la pensava allo stesso modo anche Filippo Di Perna, Filo per gli amici, prima che gli venisse offerta una borsa di studio alla University of Hawaii Hilo, dove è diventato presto il perno (scusate il gioco di parole) della squadra di tennis dei Vulcans Athletics. Il 22enne imolese, arrivato nell’estate del 2022, sta vivendo un’esperienza indimenticabile di cui ci è sembrato interessante parlare. Quindi, fatti un po’ di conti coi fusi orari (11 ore di differenza), gli abbiamo telefonato, mentre lui stava per andare a dormire e noi al contrario ci eravamo appena svegliati, per farci raccontare di questa sua avventura che gli ha cambiato la vita.

Buongiorno Filippo, o meglio buonasera visto che da te la giornata sta ormai finendo. Hai avuto modo di seguire gli AO? E soprattutto cosa si dice di Sinner da quelle parti?

Sì qualcosa ho visto e ovviamente, non appena capiscono che sono italiano, la domanda su Sinner è inevitabile. Anche se in fin dei conti questa è un’isola, un luogo molto appartato con delle dinamiche molto specifiche. Immagino che in Italia se ne parli molto di più (ride, ndr). 

So che alle Hawaii c’è un melting pot piuttosto interessante.

Sì certo, molti americani, soprattutto ad Honolulu che è la zona più turistica, tanti giapponesi e poi popolazione locale cui si aggiunge una notevole immigrazione dalle Samoa e dalle isole polinesiane. 

Lingua ufficiale l’inglese, vero?

Sì certo, anche se in realtà è molto parlato anche l’hawaiano, plastica rappresentazione di come i rapporti tra popolazione locale e gli americani siano talvolta un po’ tesi, come se non fosse stata completamente digerita l’annessione del 1959. In ogni caso le Hawaii fanno decisamente storia a parte rispetto al continente.

Tu in che isola sei?

A Big Island, la più grande.

Quella dove in ottobre si svolge il più importante Iron Man della stagione, quello di Kona.

Esatto, sono tre anni che vado a vederlo. Una prova massacrante che ti stanchi anche solo a guardarlo. Se poi pensi che il vincitore ci mette neanche otto ore, direi che stiamo parlando di fantascienza. (Ricordiamo 3,8km a nuoto, 180 km in bici e per finire la maratona, ndr). Però molto divertente da vedere (ride, ndr).

Dammi un aggiornamento sul meteo di Big Island.

Temperatura fissa dai 25 ai 30 gradi, che però nei momenti di irraggiamento pesano come i nostri 35. In fin dei conti siamo sulla linea dell’equatore. Poi la sera rinfresca e talvolta ti serve addirittura una felpina (ride, ndr). 

Esaurita la premessa, raccontaci come sei finito alle Hawaii, una destinazione quantomeno originale.

Era il 2022 e venivo da una stagione molto buona. Giocavo al CT Viserba dove avevano messo in cantiere un bel progetto che prevedeva per me, assieme a Manuel Mazza e Alberto Bronzetti, i primi tornei ITF. Ero già classificato 2.4 e stavo per essere promosso 2.3. Purtroppo durante la preparazione invernale mi feci male al polso destro, cioè la mia mano dominante. Si pensò ad una infiammazione che sarebbe passata con un paio di settimane di riposo. Niente di tutto questo, insomma te la faccio breve…a luglio non avevo ancora ripreso a giocare. Ovvio che lo spettro di Thiem e Del Potro si affacciò più volte nei miei pensieri. Questo contrattempo mi costrinse a rivedere le mie priorità e così pensai che forse valeva la pena di riprendere in mano il progetto College, un mio vecchio sogno. Per giocare gli ITF ci sarebbe sempre stato tempo. 

Facciamo un passo indietro. Tu hai iniziato a giocare a Imola al TC Cacciari.

In realtà ho iniziato al Tennis Campanella che è un circolo gemellato col Cacciari. Poi dai 10 anni fino ai 18 sono stato al Club Atletico Faenza, che è il circolo in cui sono veramente cresciuto. Ci seguivano (assieme a me c’erano Noah Perfetti, Simone Vaccari e Venturelli) Marco Poggi e Flora Perfetti. Poi il gruppo si sciolse: Venturelli ha smesso, Vaccari passò al Padel e Perfetti se ne andò. Così mi giocai la carta della ‘Roma Tennis Academy’, dove si allenava tra gli altri Flavio Cobolli. In realtà non fu un’esperienza felicissima anche se. non giocavo nemmeno male e nei pochi tornei juniores disputati ottenni buoni risultati salendo circa al n.500 ITF. Ma forse ero troppo giovane e soprattutto ero l’unico che veniva da fuori e che dunque spendeva dei soldi per mantenersi. Col senno del poi fu una scelta un po’ azzardata. Poi, eravamo nel 2020 e arrivò il Covid a complicare le cose. Così, dopo nemmeno un anno, tornai verso casa e cominciò la mia esperienza a Viserba dove nel 2021 ottenni ottimi risultati. Fino all’infortunio che ti dicevo. 

E’ un percorso che capisco. Ma come mai proprio un College in capo al mondo?

Beh quando l’agenzia che si occupa di queste cose mi propose, tra gli altri, il College alle Hawaii non credevo alle mie orecchie: “quattro anni in un posto da sogno spesato di tutto?”, roba da non crederci. Ovviamente ho cominciato a prendere qualche informazione, soprattutto da Alessio De Michelis, un altro italiano che stava giocando proprio in quell’Università. Poi aggiungi che la squadra era molto forte perché nel 2021 avevano vinto la Conference e quando firmai erano quarti nel ranking nazionale, per poi chiudere la stagione al 18esimo posto. 

I tuoi erano d’accordo? Ricordiamo che sei figlio unico.

Mio padre era contento, mia madre ovviamente molto meno (ride, ndr).

Quando sei arrivato come andavi con l’inglese?

Un disastro (ride, ndr), non capivo una parola! Ora invece va molto meglio, ad es. adesso che sto parlando con te devo su alcune parole fare mente locale per ripescarle dal mio vocabolario.

Come andò l’esordio sul campo?

Una prima stagione normale, senza infamia e senza lode. Ma l’anno successivo eravamo veramente forti, senonché fummo bersagliati da una sfortuna pazzesca con due giocatori fuori per la stagione e io che ebbi una ricaduta per il mio problema al polso. Peccato perché da numero 4 di partite ne perdevo davvero poche. 

Ricorda ai nostri lettori come funziona il campionato NCAA.

La regular season inizia a febbraio, poi in aprile c’è la Conference, e di seguito i Regionals e, se sei abbastanza bravo, le finali Nazionali. In ogni match ci sono 9 partite, con tre doppi (sulla distanza di un solo set) e sei singolari.

Siete un po’ dislocati e difficili da raggiungere Cosa ne pensano i vostri avversari?

Nessuno vuole venire (ride, ndr), così ci tocca stare sempre in aereo. Alla fine giochiamo tipo 4 volte in casa e le altre 15 in trasferta: California, Arizona e Colorado. Se non altro conosco il paese, e se riusciamo ad arrivare ai Nazionali vedrò anche la Florida.

Torni spesso in Italia?
Non torno dallo scorso giugno quando provai a fare qualche torneo anche per salvare un po’ la mia classifica che intanto era precipitata a 2.7. Ma fu durissima perché avevo troppo poco tennis nelle gambe, così perdevo o facevo una gran fatica contro avversari che prima battevo facilmente. Ma adesso il polso, facendo gli scongiuri, sembra a posto e spero in una grande stagione. 

Adesso sei un terzo anno, cioè Junior. Poi sarai Senior e dopo?

Poi il College sarà già finito (detto con voce molto triste, ndr). Ma io in realtà vorrei tanto restare in USA, qui o in California. Ad es. ho già lavorato come maestro di tennis al resort del ‘Four Season’ e mi sono trovato davvero bene. 

E’ dove hai conosciuto Mardy Fish vero? Racconta.

Si presentò al campo dove io avevo appena finito una lezione e mi chiese, senza che io lo riconoscessi, se potevo fare un’ora di lezione con suo figlio. Il quale però dopo 10 minuti ne aveva già abbastanza. Così subentrò lui e mi venne subito qualche sospetto (ride, ndr), non per niente era stato n.7 delle classifiche mondiali. Poi ci siamo messi a chiacchierare raccontandoci un po’ di cose.

Cosa fa lui adesso?

Gioca a golf. Se proprio deve andare a vedere un po’ di tennis va a Indian Wells che è vicino a casa sua.

E tu non pensi, prima o poi, di giocarti la carta del professionismo?

Sai prima il problema al polso, poi questa bellissima esperienza al College…e intanto il tempo passa. Ormai a cosa potrei aspirare? Diciamo un 500 ATP? Classifica che non è sufficiente per vivere di tennis, e allora non so davvero se ne valga la pena. Pensa che in tre mesi di lavoro al resort del ‘Four Season’ ho guadagnato molto di più di quanto prenderei in una stagione di Futures. 

Tu sei un 2002, annata che in Italia è stata molto felice. 

Certo, Musetti, Cobolli, Darderi e Maestrelli. Flavio, che per ovvi motivi è quello che conosco meglio, nel 2024 ha avuto una crescita spaventosa. Ha evidentemente acquisito quella fiducia che per giocare a tennis è indispensabile. Anche se devo dire che nel 2020 l’ultima volta che giocammo un set di allenamento vinsi io, per quel che può valere. Mentre nei campionati a squadre persi un match tiratissimo al terzo. Con Darderi ricordo una sconfitta 7-5 7-5, insomma ero lì con loro. Mentre Musetti è sempre stato di un’altra categoria. Presi una stesa micidiale, mi sembra 6-3 6-0. Lui è sempre stato più avanti di tutti.

Secondo te cosa gli manca per il definitivo salto di qualità?

A parer mio pretende troppo da se stesso. Gli piace inanellare una prodezza dopo l’altra e quando perde un punto sembra sempre domandarsi “Ma come faccio a perdere da questo?”, mentre dovrebbe cominciare a pensare di vincere proprio le partite dove gioca male. Da un punto di vista tecnico ho poi qualche dubbio sul suo diritto che mi ricordo come da ragazzino fosse molto diverso, molto più naturale.

Poi è adesso è anche papà. A proposito tu hai la fidanzata?

No no.

Molte fidanzate?

Diciamo che soprattutto il primo anno ho avuto un certo successo.(non sappiamo dirvi se Filippo arrossisca un po’, visto che la forte abbronzatura lo maschera molto bene, ndr). 

In quanto tennista?

No no, in quanto italiano. Nessuno sapeva ancora che facevo parte della squadra di tennis. Nel dormitorio del College diciamo che c’era un certo traffico. Adesso invece abito in una casa privata con 5 compagni di squadra. 

Tornando al tennis, come va col nuovo capitano, il brasiliano Guilherme De Medeiros?

Molto bene. Lui è giovanissimo, ha appena 25 anni e quindi deve ancora fare esperienza. Quel che è certo è che ci fa allenare tanto. Iniziamo alle 7 del mattino con l’atletica e poi due/tre ore di tennis nel pomeriggio. 

E la parte scolastica?

Sto facendo ‘Scienze motorie’. Oggi ad es. ho frequentato 4 ore, ma onestamente il livello è più alto in Italia. Forse è per questo (e ride, ndr) che sono già stato segnalato due volte per il Dean’s List (un riconoscimento semestrale per gli studenti che hanno avuto la migliore media scolastica, ndr). 

Immagino ci siano altri programmi sportivi.

Sì, a basket sono veramente forti e ancor di più nel Soccer dove le ragazze hanno vinto un paio di titoli di Conference. Nel golf poi, che qui è una cosa importante, sono praticamente imbattibili. 

E oltre al tennis e allo studio cosa si fa alle Hawaii?

Allora, verificato che non ho nessun talento per il surf (ride, ndr), il poco tempo che mi rimane vado in spiaggia, anche se in realtà pensavo che ci sarei andato molto più spesso. Poi molte passeggiate in mezzo alla natura verso le cascate o i vulcani.(il Mauna Loa, il più grande del mondo, ndr).

E le mitiche feste universitarie?

Ci sono (ride, ndr). Nel nostro appartamento ne abbiamo fatte due di grande successo, con quasi 200 partecipanti.

Immagino i vicini.

Infatti alle 22,30 è venuta la polizia a dirci che potevamo anche smettere. Anche se in realtà avevamo avvisato che visto che era Halloween…. 

Vabbè, solidarizzo coi vicini. Filippo ti ringrazio del tuo tempo e ti lascio visto che domattina devi alzarti presto per la seduta di atletica. In bocca al lupo per la stagione che sta per iniziare e per tutto quello che seguirà nei prossimi anni. 

Grazie a te e a tutti i lettori di Ubitennis. 




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