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Rassegna Stampa – Bolelli-Vavassori stile Sinner: ma ancora un piccolo passo

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Bolelli e Vavassori stile Sinner. 140 punti e saranno numeri uno (Stefano Semeraro, La Stampa)

Ancora 140 punti, e poi potremo dire di avere tre numeri uno al mondo nel tennis (oltre alla numero 4 Jasmine Paolini nel femminile). Sono quelli che mancano, come coppia, a Simone Bolelli e Andrea Vavassori che a Rotterdam hanno conquistato il loro quinto titolo, il secondo dell’anno dopo quello di Adelaide. In finale hanno battuto 6-2 4-6 10-6 Sander Giller e Jan Zielinsky infilando il 13esimo successo in 14 partite – unica sconfitta, la finale degli Australian Open – e il17esimo tie-break su 18: numeri “alla Sinner” per Andrea e Simone, che ora sono rispettivamente n. 6 e n. 7 nel ranking individuale di specialità. «L’obiettivo dell’anno? Il n.1», aveva spiegato già a Melbourne Vavassori. «Meglio se a fine anno, ma va bene in qualsiasi momento».

Che potrebbe arrivare presto. «E il nostro momento», ha ribadito Andrea al sito ubitennis.com. «Gli avversari credo che sentano che siamo la coppia più in forma di quest’anno. Stiamo riuscendo a vincere anche giocando meno bene, se invece giochiamo bene siamo sopra». E dire che dopo la semifinale i due sono andati a letto non prima delle 2,30, ripresentandosi all’Ahoy Arena alle 11. Bagno di ghiaccio, riso e pesce per cena all’una di notte, massaggio con il fisio Marcello Marini, e prima di spegnere una riguardatina alle schede degli avversari inviate da casa da papà Vavassori.

La dura vita del doppista, che potrebbe migliorare, spiega Simone, «se non si facessero orari assurdi e il doppio si giocasse prima del singolare: come un aperitivo spettacolare e pieno di tie-break». Nella notte Vavassori ha viaggiato dall’Olanda al Bahrein, dove è in tabellone in singolare nel Challenger di Manama. Insieme i «Bolessori» torneranno invece in campo a Dubai. Per scavalcare Heliovaara-Patten (che li
hanno sconfitti a Melbourne) e raggiungere Sinner sull’Everest del tennis […].

Bolelli-Vavassori sono i ‘Sinner’ del doppio (Claudio Savelli, Libero Quotidiano)

Come il vino, invecchiando diventano sempre più forti. Simone
Bolelli e Andrea Vavassori dicono di essere la «coppia più in forma del
circuito» ma si può iniziare a pensare siano anche la migliore. A Rotterdam vincono infatti il secondo titolo stagionale battendo in finale il belga Sander Gillé e il polacco Jan Zielinski per 6-2 4-6 10-6 in un’ora 25 di gioco. Nella race sono al secondo posto ma il ruolino di marcia stagionale è fantascientifico: Adelaide e Rotterdam vinti, finale
all’Australian Open, 13 vittorie su 14 partite, 14 tie-break vinti su 15 e
17 su 18 considerando i super tie-break e, da oggi, numero 6 del ranking Atp riacciuffato (era già sta to il loro Best Ranking). È il quinto titolo per la coppia azzurra. Rispetto agli altri è arrivato in condizioni particolari, con una finale giocata dopo poche ore di sonno dato che la semifinale era terminata all’una di notte di sabato e l’organizzazione ha ben pensato si piazzare la finale all’una di pomeriggio […]

Chi usa Sinner per farsi notare (Fabrizio Biasin, Libero Quotidiano)

Quello che state leggendo è l’ennesimo pezzo – il sospetto è che ne scriveremo molti altri dedicato a coloro che succhiano il sangue a Jannik Sinner, si alimentano con la sua luce riflessa, approfittano di qualunque polemicuccia per grattare brandelli di celebrità dalla capa del rossastro e metterseli in saccoccia. E non ci sarebbe niente di male se si trattasse di scrivere «quanto è bello, quanto è bravo» (il qui presente lo fa praticamente tutti i giorni), ma qui siamo all’esatto opposto, ovvero alla pratica di chi sceglie di non uniformarsi al pensiero comune e così facendo si eleva a intellettuale che mai e poi mai bacerebbe l’anello del fenomeno della racchetta.

E siccome quello è “fenomeno” e in campo perde praticamente mai, lo punzecchia su tutto ciò che col tennis c’entra nulla, la sua vita privata, la sua agenda, il modo in cui gestisce il suo – raro – tempo libero. Il brontolone di turno ha le fattezze di Giancarlo Dotto, grande firma del giornalismo che su Dagospia ha scritto così: «La verità? Sinner non ha una patria, è la patria di se stesso. Fa lo schizzinoso con i nostri altarini nazionalpopolari, li schifa proprio, ma
si tura il naso quando si tratta di marchette milionarie, a destra e a manca». E ancora: «Sinner fattura come il Perù. Mai stato mamelico forse. In compenso, tanto compenso, è diventato famelico. Lui la nuova Heidi dei nostri giorni. Oggi è più temerario sparlare di Sinner che di Padre Pio». Una bella badilata di fango a sfregio, giusto per risultare originale e generare un qualche tipo di reazione. Obiettivo parzialmente raggiunto, tra l’altro, dal momento che in queste ore gli sta rispondendo chiunque, noi compresi, ma non lui, Jannik l’altoatesino. Ed è proprio questa sua indifferenza che, presumibilmente, fa ammattire i grandi pensatori, abituati a suscitare rabbia nei diretti interessati ogniqualvolta affilano le loro penne, ma non in questo caso. Jannik tace, se ne fotte, si dimostra superiore e lascia che certe faccende si trasformino in perdibilissimo bla bla […].




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