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ATP Rotterdam: 5 retroscena che non hai notato del “miglior torneo indoor della stagione”

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Dopo la vittoria di Jannik Sinner nel 2024 anche quest’anno a Rotterdam si è parlato parecchio italiano, tra il successo in doppio di Simone Bolelli e Andrea Vavassori“la coppia più in forma da inizio stagione”, e non lo dicono solo i numeri – e la scoperta di Mattia Bellucci da parte del pubblico mainstream. La scena se l’è comunque presa Carlos Alcaraz, vincitore del suo primo titolo su cemento indoor (sebbene questa sia una superficie su cui lui si sente ancora “lontano dai migliori”) contro Alex de Minaur, sempre più vicino ai più grandi ma ancora senza vittorie contro Carlitos (0-3) e Sinner (0-10). Durante il torneo che tanti protagonisti (Medvedev su tutti) hanno definito il miglior appuntamento indoor della stagione ci sono state tante belle storie da raccontare e tanti curiosi retroscena che, probabilmente, non avete avuto modo di notare. Con bel un po’ di ritardo (e a Sanremo già cominciato) ho scelto cinque simpatiche dichiarazioni per raccontarveli.

1. “È impossibile dai, come si fa a giocare contro di lui?”

Sono da poco passate le 14.30 di martedì 4 febbraio quando, sul Campo 1 dell’Ahoy Rotterdam, Alexander Bublik si gira sconsolato e sorride ironicamente verso il suo team. Il kazako è sotto 6-4 4-0 contro uno Jakub Mensik quasi ingiocabile (il ceco, che dopo il match ci ha raccontato in esclusiva quei momenti parlando anche di Sinner e Alcaraz, vincerà 6-4 6-4 in un’ora esatta), che oltre al solito gran servizio è impressionante da fondo. Con il suo solito fare scanzonato, Bublik si guarda il suo angolo ed esclama: È impossibile dai, come si fa a giocare contro di lui?. Una sorte di investitura on court un po’ come era accaduto con Jannik Sinner a Miami nel 2021, quando Bublik aveva detto all’attuale n. 1 che semplicemente non era umano. Ci aveva visto lungo.

2. “Posso togliermi le scarpe?”

Dopo aver sconfitto tre olandesi di fila – due in qualificazioni e uno all’esordio – Mattia Bellucci si è presentato al mondo intero sconfiggendo Daniil Medvedev, in quella che lui stesso (anche dopo aver battuto Tsitsipas) ha definito “la vittoria più bella della carriera”. Il retroscena curioso di quella intervista, tuttavia, è che il 23enne di Busto Arsizio – esausto – l’ha condotta scalzo. Al termine dell’incontro infatti, dopo essere stato condotto in zona mista, Mattia ha chiesto col sorriso ai giornalisti presenti se prima di iniziare a parlare potesse togliersi le scarpe… un po’ come quando dopo una giornata sugli sci non vedi l’ora di sfilarti gli scarponi. Chi ha provato quella sensazione sa quanto grande sia il sollievo.

PS: dopo l’intervista Bellucci si è intrattenuto per foto e autografi per la bella iniziativa Meet the Champions organizzata dal torneo di Rotterdam. Solitamente, dopo il primo incontro della sessione serale, il vincitore aveva occasione di incontrare una persona con disabilità, spesso (ma non sempre) bambini. Mattia, come tutti gli altri, è stato molto carino e disponibile. Un po’ meno invece lo è stato con il suo allenatore Fabio Chiappini, che poco prima di iniziare l’intervista ai nostri microfoni dopo il successo su Tsitsipas si è visto piovere addosso un’infradito dello stesso Mattia… sulla replica di Chiappini soprassediamo.

3. “Che bella medaglia, io alle Olimpiadi sono uscito al primo turno!”

Ci allacciamo ad un altro episodio di Meet de Champions ma con un protagonista diverso. Questa volta è Alex de Minaur il vincitore del match (proprio contro Bellucci nella semifinale di sabato) e all’australiano si presenta una signora con una bella medaglia al collo. Di madrelingua olandese (ogni tanto si fa aiutare dai giornalisti suoi connazionali per farsi capire anche da Demon, come quando gli dice che avrebbe preferito incontrare Alcaraz ma anche lui le sta comunque simpatico), la signora indossa una bella medaglia al collo. De Minaur le chiede dove l’ha vinta, ottiene una risposta soddisfacente e si congratula con un sorriso ironico: “Sei stata molto più brava di me, io quest’estate ho fatto le Olimpiadi ma sono uscito al primo turno! Molto, molto lontano da una medaglia”.

4. “Finché vinco, non lo tolgo”

Due partite dominate contro Vavassori e Martinez, un set lasciato per strada contro Van de Zandschulp (primo turno), Hurkacz (semifinale) e De Minaur (finale). Per Carlos Alcaraz probabilmente non sarà stato il torneo perfetto, ma sicuramente sono stati giorni che hanno dato indicazioni importanti al n. 3 del mondo. Pur non riuscendo ancora ad esprimersi al suo massimo come su altre superfici, Alcaraz ha comunque vinto il suo primo titolo su cemento indoor (Hurkacz e De Minaur non sono proprio due che si battono da soli) riuscendo a contenere i bassi e a lasciare libero sfogo agli alti.

Nel successo di Carlitos c’è anche un velo di scaramanzia: come avrete notato, lo spagnolo ha giocato tutta la settimana con un cerotto nero sul naso. Ufficialmente la motivazione era quella di facilitare la respirazione, visto che ad inizio torneo ancora doveva “smaltire un po’ di influenza”. Ma siccome squadra che vince non si cambia, Alcaraz ha ammesso scherzando che il cerotto è diventato anche un po’ una forma di scaramanzia: “fino a quando continuo a vincere non me lo tolgo!” – ha raccontato dopo la partita con Hurkacz. Lo vedremo incerottato anche a Doha?

5. “Qui si mangia veramente bene”

Da buoni italiani non possiamo non chiudere con una piccola considerazione sul cibo. Premessa: il torneo è organizzato davvero molto bene (decisamente meglio anche di altri eventi più importanti, tra cui alcuni Masters 1000), i giornalisti vengono trattati come persone normali – e non come schiavi che devono stare tutto il giorno senza mangiare – e, udite udite, ci sono persino le prese in tribuna stampa! Può sembrare strano, ma non è per niente scontato, anzi. Il fatto che il torneo offra gratuitamente pranzo e cena è sicuramente un bel plus… certo la qualità non è proprio eccelsa, ma ci si accontenta. Certo sorprendono i pareri così positivi di alcuni giocatori: prima (di nuovo) Medvedev, che racconta di quanto si mangi bene in questo torneo. E se uno può dare un peso relativo alla sua opinione culinaria – non che la Russia, con tutto il rispetto, abbia questa grande tradizione in cucina – a stupire tutti sono Simone Bolelli e Andrea Vavassori, che dopo aver vinto il torneo raccontano di quanto a Rotterdam si stia bene, di quanto sia tutto ben organizzato… e di quanto si mangi bene. Avranno avuto lo chef privato per una settimana, altrimenti non si spiega.




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