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WADA: “Abbiamo ricontrollato un anno di campioni di Sinner”

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Com’era prevedibile, non si attenuano gli echi della risoluzione del caso Jannik Sinner, con l’accordo per una squalifica di tre mesi a mettere la parola fine almeno a tutto il procedimento. Oltre agli inevitabili commenti di chi ha cercato di dimostrare – più che sulla bilancia delle probabilità, oltre ogni ragionevole dubbio – di non aver neanche provato a comprendere la vicenda (per trovare una critica sensata in quel mare di rumore non bastano i migliori laboratori dell’antidoping) e alle parole di sostegno di alcuni colleghi, particolare interesse non possono non attirare le dichiarazioni di una delle parti in causa, la WADA appunto, eccezionalmente garrula in codesti giorni tramite alcune sue figure di spicco.

James Fitzgerald, direttore delle relazioni con i media, che appena una settimana fa ribadiva il contenuto del comunicato di fine settembre, a proposito dell’accordo stragiudiziale ha detto che “abbiamo fatto ricorso al TAS per ribadire il principio della responsabilità dell’atleta verso il suo team” ma “la sanzione di un anno sarebbe stata troppo severa”. A quelle frasi si sono quasi sovrapposte quelle di Ross Wenzel, capo dell’ufficio legale dell’Agenzia, secondo il quale si trattava di un caso che era ad anni luce di distanza dal doping. Parole forti, non solo in sé perché alla fine ribadiscono semplicemente i fatti accertati dal giudizio di primo grado e accettati dalla stessa WADA e dall’ITIA, quanto per la locuzione a volte usata dall’Agenzia, “doping involontario”, un’aberrazione non solo linguistica. Poi, che debbano essere indagate ed eventualmente punite anche violazioni colpose e/o negligenti, quindi non volontarie, del Codice non è in discussione.

Wenzel – ecco finalmente la novità – ha poi parlato anche a Sky News UK, mentre da quel rumore sopra accennato si distinguevano le accuse di favoritismo, Novak Djokovic in primis, che si è fatto anche portavoce di un consenso in tal senso, subito derubricato a maggioranza, dei giocatori negli spogliatoi. Presunta maggioranza, specifichiamo, mancando prove certe. Cosa ha detto Wenzel, dunque? Che “la WADA ha ricontrollato ogni singolo campione del signor Sinner dei dodici mesi precedenti ai due positivi di marzo dell’anno scorso per vedere se ci fosse una qualsiasi indicazione simile, anche se non soddisfacente i criteri identificativi, ma qualsiasi indicazione sospetta di questa sostanza in uno di quei campioni”.

Insomma, sono andati a ricontrollare un anno di provette con l’etichetta Jannik Sinner. “La risposta da tutti i laboratori – e parliamo di un gran numero di campioni – è stata che non c’era” ha continuato Wenzel. Quindi penso che qualunque cosa la gente dica o pensi di questo caso, non è un caso di doping o di tentativo di imbrogliare.
Cheating case, le ultime parole nell’originale, anche se il termine cheat è stato espunto dal Codice dal 2021.

Agganciandoci alle parole di Wenzel, qualunque cosa la gente dica o pensi di questo caso, continuerà a dirlo e pensarlo anche dopo quest’altra rivelazione. A dispetto di ciò, fiduciosi chiudiamo proponendo la rubrica appena inventata “Le nostre letture consigliate”. Oggi (ma anche ieri e domani) sono: “Caso Sinner: perché è finita così, chi ha vinto e chi ha perso” di Vanni Gibertini e, in una sorta di Ubaldo vs Scanagatta, “Compromesso Sinner e WADA – Il botta e risposta del direttore Ubaldo Scanagatta… con se stesso” del Direttore.




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