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Challenger: dal Congo arriva il ruggito di Franco Agamenone

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Erano tre gli italiani presenti a Brazzaville, la capitale della Repubblica del Congo (ex colonia francese), dove è tornato a fare tappa il circuito Challenger con un categoria 50 (terra battuta). Una tappa molto movimentata visto che i match sono stati a lungo sospesi perché fuori dal circolo avevano iniziato a sparare. Cosa del resto non sorprendente visto che la confinante Repubblica Democratica del Congo (ex colonia belga) è in guerra con il vicino Ruanda per il controllo dei giacimenti di Coltan. Gli organizzatori però hanno cercato di tranquillizzare i giocatori, giustamente preoccupati, affermando che si trattava solo di un’esercitazione delle locali forze di polizia.

Non sappiamo se crederci, fatto sta che dettagli come questi rendono ancora più singolare la presenza di un torneo del genere nel circuito. Singolare e anche meritorio, e di questo avevamo già parlato nella nostra intervista a Matteo Covato, che nello scorso ottobre proprio qui conquistò i suoi primi punti ATP. Poi il tennista siciliano è tornato questa settimana per un torneo che, al netto delle sparatorie, ha una entry list che è decisamente amichevole. Con esiti in realtà non brillantissimi perché si è fatto sorprendere dal 20enne tailandese Maximus Jones (nato però in Australia) col punteggio di 6-1 7-5.

Subito fuori anche il 23enne Guelfo Borghini Baldovinetti che, alla sua prima esperienza Challenger, ha perso 6-1 6-3 in una sfida tutta over 1000 ATP (lui n. 1653, l’avversario n. 1198) contro il messicano Rodrigo Alujas. Fortuna che a darci qualche soddisfazione c’era il ‘vecchio’ Franco Agamenone che, pur non entusiasta di questa trasferta, a quanto ci ha detto tra l’altro prima della sparatoria, ha comunque vinto un paio di buone partite contro il sudafricano Alec Beckley (n. 418) e l’austriaco Maxilimian Neuchcrist che a 33 anni compiuti sembra un lontano parente del giocatore che un paio d’anni fa arrivò al n. 182. Nei quarti sulla strada dell’italo-argentino c’è il francese Clavin Hemery (n. 190), prima testa di serie del torneo. Sfida complicata ma non impossibile se solo Franco ritrovasse quella verve che ultimamente ha un po’ smarrito.

Il Challenger 125 (cemento indoor) di Pau, bellissima cittadina pirenaica famosa più per il ciclismo che per il tennis, vedeva una entry list di assoluta eccellenza in cui spiccavano per la loro assenza solo i nostri ragazzi. Con l’unica eccezione di un volonteroso Lorenzo Giustino che però si fermava nelle qualificazioni contro il non irresistibile francese Maxence Beauge (n. 570 ATP) che s’imponeva col punteggio di 6-4 7-6(3). Ci siamo così fatti bastare, si fa per dire, i vari Fearnley, Blockx, Van Assche e Landaluce, che impreziosivano un tabellone che non avrebbe sfigurato a livello ATP.

Almeno apparentemente perché poi, alla prova dei fatti, molti di loro hanno deluso. Come lo spagnolo Martin Landaluce (n. 133), da tutti molto atteso, che contro il modesto Arthur Bouquier (n. 251) ha dato ampia dimostrazione dei disastri che si possono combinare a 19 anni appena compiuti. Non meglio è andata a Luca Van Assche che pare non trarre troppo giovamento dalla collaborazione con Vincenzo Santopadre e ha ceduto sempre all’esordio allo statunitense Murphy Cassone (n. 259). Stessa sorte per il nostro beniamino, il belga Alexander Blockx che è stato macinato al secondo turno sempre da uno scatenato Cassone con un perentorio 6-2 6-2. Richard Gasquet, che non sta ovviamente nello stesso paragrafo delle giovani promesse, non è sceso in campo contro Arthur Frery, dopo aver superato all’esordio l’altro britannico Charles Broom. 

Al Challenger 75 di Glasgow (cemento indoor) a difendere i nostri colori c’era il solo Raul Brancaccio che, superate le qualificazioni, faceva un buon esordio nel tabellone principale battendo il libanese Benjamin Hassan (n. 194) al termine di un match molto contrastato. Veniva poi eliminato 6-4 7-6(7) dal molto promettente 18enne norvegese Nicolai Budkov Kjaer (n. 439), non sfruttando un set point nel decisivo tie-break.




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