Indian Wells, cambio di superficie: problemi per Alcaraz?

Avevamo dato la notizia a suo tempo ma, con il torneo ai nastri di partenza, giova ricordarla: da quest’anno il BNP Paribas Open di Indian Wells ha detto addio a Plexicushion e dato il benvenuto a Laykold. Parliamo naturalmente della superficie dei campi dove la sera (italiana) di domenica 2 marzo darà il via alle gare al Tennis Paradise californiano con la prima giornata delle qualificazioni femminili.

US Open, Miami, Wuhan, Abu Dhabi, Winston-Salem, San Diego sono tra gli eventi disputati sul Laykold. Da questa edizione, dunque, stessa superficie per i due “1000” del Sunshine Double, storicamente accoppiati a dispetto delle condizioni ambientali ben differenti. Il riferimento è naturalmente al clima: l’aria secca del deserto permette alla palla di viaggiare più veloce e rimbalzare più alta rispetto a quanto accade nell’umidità della Florida. In ogni caso, l’azienda produttrice assicura che i propri elevati livelli di qualità permettono di avere campi fatti su misura per ogni specifica condizione ambientale.

Un po’ come Nadal ebbe modo di esprimere qualche vaga perplessità alla vigilia del Roland Garros ottobrino a base di freddo e umidità (diciamo pure “acqua”, alla quale la milionaria copertura dello stadio non impediva l’accesso pur di sbieco), qua potrebbe essere Carlos Alcaraz a storcere il naso. Il giovane fenomeno spagnolo, che ha comunque trionfato su quel manto sia a New York sia a Miami, è infatti colui che ha alzato gli ultimi due trofei nelle desertiche e soprattutto plexiane condizioni e ai “Pozzi” vanta un bilancio complessivo di 16-2, con l’ultima sconfitta risalente alla semifinale contro Rafa nel 2022, mentre l’altra è maturata all’età di 18 anni contro Murray nell’ottobre precedente. Il cambio di superficie sarà sufficiente a spostare gli equilibri? Nadal, in quella Parigi autunnale, vinse senza cedere un solo set.