ATP Miami, Berrettini: “Mi rode, ho giocato una delle migliori partite della carriera su cemento”
Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta. È una frase attribuita a Cesare Balbo, primo Presidente del consiglio del Regno di Sardegna, fervente politico e scrittore che ebbe la visione dell’Italia, prima di tanti altri. Sull’attribuzione della frase ci sono comunque pareri contrastanti tra gli storici stessi. Al di là delle rivendicazioni storiche, è il primo pensiero che ci ha colto dopo l’ultimo punto di un match, quello tra Berrettini e Fritz, che mai come stavolta ha lasciato il senso dell’incompiuto di quelle piccole imprese sportive che alimentano la passione e l’incertezza, il fatto che a vincere non siano sempre i favoriti. Ha lasciato anche la consapevolezza di aver giocato al proprio massimo, di aver lottato su ogni punto, di aver messo in difficoltà un avversario di primissimo livello. Matteo Berrettini esce dai quarti di finale del Miami Open con sensazioni contrastanti: da un lato l’orgoglio di aver tenuto testa al numero 4 del mondo Taylor Fritz, dall’altro il rimpianto per un match che avrebbe potuto avere un finale diverso.
“Tanto orgoglio, ma mi rode”
“È stata una bella partita, un match di altissimo livello,” ha commentato Berrettini subito dopo la sconfitta ai microfoni di Sky Sport. “Ho giocato una delle migliori partite della mia carriera su questa superficie contro un avversario di primissima fascia. Ci abbiamo messo qualche game per ambientarci, le condizioni erano diverse rispetto ai campi all’aperto, ma poi il livello si è alzato tantissimo. Giocare alla pari con un giocatore così forte lascia orgoglio, ma anche tanto amaro in bocca”.
Il match ha offerto spettacolo e intensità, con Berrettini capace di annullare match point e portare la sfida al terzo set. “Quando ho annullato quei match point mi dicevo di lottare, perché mi sentivo di giocare bene e raccoglievo meno di quello che meritavo. Ho buttato il cuore oltre l’ostacolo, ho continuato a provarci e spingere. Il fatto di essere riuscito a portarlo al terzo set è un segnale importante: sto bene e ci sono tante cose positive da cui ripartire. Ed è proprio per questo che mi rode di più“.
Un percorso che parte da lontano
Quella di Miami è stata solo l’ultima tappa di un lungo viaggio iniziato a Rotterdam. “Questo torneo non mi ha mai regalato grandi soddisfazioni, ma quest’anno c’era un bel feeling. Non erano mai state le condizioni ideali per giocarci bene: spesso arrivavo dopo aver giocato a Phoenix, lo scorso anno mi sono sentito male in campo. Stavolta l’abbiamo preparato bene e sono stato bene. La semifinale era a pochi punti… peccato”. Ora la testa è già ai prossimi tornei. “Per fortuna ci saranno altre occasioni”, ha concluso Berrettini. E con questa versione del romano in campo, ci sono tutte le premesse per togliersi ancora molte soddisfazioni, con la terra che incombe e l’erba all’orizzonte.