Cuba tra scontri violenti e arresti: cosa sta succedendo?
Manca il cibo, non ci sono i farmaci necessari, i prezzi sono troppo elevati: a Cuba continua a imperversare la protesta di massa contro il comunismo, nata dal tam tam sui social (l’hashtag #SosCuba è diventato il simbolo della rivolta). I manifestanti, che sono soprattutto i giovani, sono furiosi con il presidente Miguel Diaz-Canel, accusato di disinteressarsi della crisi economica – aggravata dalla pandemia di Covid – che ha messo in ginocchio l’intera popolazione, e hanno chiesto le sue dimissioni.
Dall’altra parte, in un discorso alla televisione di stato, il presidente ha affermato che la responsabilità della crisi è del decennale embargo economico e finanziario imposto dagli Stati Uniti dai tempi della rivoluzione di Fidel Castro. «Come se la pandemia non esistesse in tutto il mondo, la mafia cubano-americana, pagando molto bene sui social network, ha creato un’intera campagna e ha convocato le manifestazioni», ha affermato il presidente, che ha accusato gli Stati Uniti di «provocazioni da parte di mercenari assoldati per destabilizzare».
Il segretario americano di stato, Antony Blinken, ha ribattuto: «Sarebbe un grave errore per il regime cubano interpretare le proteste nel Paese come il prodotto di qualcosa che gli Usa hanno fatto». E, secondo il presidente Joe Biden, i cubani «stanno coraggiosamente affermando i diritti fondamentali e universali», fra cui «quelli di protestare pacificamente e determinare liberamente il proprio futuro».
Diversi dimostranti sono stati arrestati dalla polizia, che ha utilizzato anche i gas lacrimogeni. Ci sono stati anche scontri violenti, in cui i manifestanti hanno ribaltato un’auto della polizia e lanciato sassi contro gli agenti. I dati raccolti dal centro di assistenza legale Cubalex suggeriscono che domenica sono state arrestate circa 100 persone, fra cui c’è anche la giornalista spagnola Camila Acosta, che seguiva le proteste per il quotidiano spagnolo ABC. Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares ha chiesto il suo rilascio immediato. «Si riportano diversi feriti nelle proteste che si sono avute in tutta Cuba», ha scritto su Twitter Yoani Sanchez, blogger ed attivista cubana fondatrice del portale 14ymedio.com. «A Camaguey i militari hanno sparato contro i manifestanti».