Green pass esteso, un coro di no «La strada giusta? Vaccini obbligatori»
Il decreto non è ancora arrivato, ma la misura dell’estensione del Green Pass ai dipendenti pubblici e privati, in discussione alla Camera, ha già acceso il dibattito anche in ambito locale. Con un coro pressoché unanime da parte dei rappresentanti dei lavoratori, che ribadiscono la necessità di un “salto di responsabilità” da parte del governo in direzione, invece, dell’obbligatorietà “plenaria” del vaccino antiCovid.
«Sono favorevole alla vaccinazione obbligatoria per legge – chiarisce il segretario provinciale della Uil, Massimo Zanirato – ma deve essere la politica ad assumersene la responsabilità invece di scaricarla sulle parti sociali. Rendere il vaccino obbligatorio, con una legge approvata dal Parlamento, metterebbe fine a tutti quei dubbi e quei distinguo attorno al Green pass che stanno solo creando confusione e divisioni: accesso alle mense, tamponi gratis sì o no e così via. Questioni che non avrebbero più ragione di essere con l’introduzione dell’obbligo vaccinale, come è avvenuto con il vaiolo. Il resto sono solo misure surrettizie. Perché se si può rinunciare al ristorante, all’aperitivo o alla partita allo stadio, lo stesso non vale per il lavoro».
L’obbligo vaccinale – conclude Zanirato – rappresenta poi un atto di tutela per quanti non possono immunizzarsi per problemi di salute. Serve però uno scatto di coraggio da parte della politica, reso più difficile da una maggioranza troppo composita e disunita su questi temi di primaria importanza».
Un impegno chiaro da parte del governo e del parlamento sull’obbligatorietà vaccinale è quanto chiede anche il segretario provinciale della Cgil, Cristiano Zagatti: «Il Green pass è un sistema di tracciamento che rischia di creare lacerazioni nell’intera società. Basti un esempio: nelle mense chi ha la funzione di dispensare i pasti non ha l’obbligo della certificazione verde, i fruitori invece sì».
Il Green pass dunque, sostiene Zagatti, «è un sistema che scarica la responsabilità sul singolo e ci consegna contraddizioni infinite. Per questo chiediamo al governo e al parlamento di assumersi la responsabilità di introdurre l’obbligo vaccinale. Intanto insieme ai delegati e ai pensionati stiamo tenendo assemblee per sensibilizzare tutti sull’importanza della vaccinazione, che è un atto fondamentale di responsabilità sociale che deve coinvolgere anche le aziende. Ricordiamo che l’incidenza dei non vaccinati tra i ricoverati è del 73 per cento e supera il 90 per cento nelle Terapie Intensive. Ma attenzione, il rischio al tempo stesso è quello di abbassare la guardia pensando che il vaccino sia risolutivo per combattere la pandemia, quando invece è uno degli strumenti, che va accompagnato dalle misure di contenimento. Per questo, con Cisl e Uil, stiamo lavorando all’aggiornamento dei protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro».
Due, infine, i passaggi chiave secondo il direttore provinciale della Cna, Diego Benatti: «Il primo passo deve essere la dichiarazione, da parte dell’Ema e di Aifa, che il vaccino non è più un farmaco emergenziale ma ordinario» (come già avvenuto negli Stati Uniti, dove la Fda ha approvato in via definitiva Pfizer dai 16 anni in su. Il pronunciamento di Ema e Aifa in Italia è atteso a fine mese, ndr). «Successivamente – aggiunge Benatti – servirà una disposizione di legge che renda il vaccino obbligatorio, facendo finalmente chiarezza e senza demandare alle parti sociali».
A.M.
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