Ponterosso piena per Giorgia Meloni, la leader di FdI lancia la volata a Dipiazza: «È l’uomo che la città si merita»
TRIESTE. Il boato della folla accoglie l’arrivo di Giorgia Meloni sul grande palco allestito in piazza Ponterosso: «Non potevamo mancare in una delle città a cui siamo più legati per amore, storia e identità». Nella serata di giovedì 9 settembre la leader di Fratelli d’Italia ha tirato la volata a Roberto Dipiazza squadernando tutti i cavalli di battaglia del partito, dall’opposizione al Ddl Zan al Green pass: l’obiettivo, a Trieste forse più che nel resto d’Italia, è essere il primo partito.
Il comizio va in scena di fronte a una piazza che avrà ricordato a qualche vecchio militante quelle dei decenni passati, quando il Msi era una forza di primo piano nella scena politica triestina. «Qualche anno fa celebrammo qui il congresso di FdI, ai tempi non eravamo stimati il primo partito italiano come oggi», dichiara Meloni: «Da qui abbiamo rimesso nel vocabolario politico un termine, patriottismo, che ora tutti ci contendono».
La parlamentare indica Dipiazza: «Non devo essere io a convincervi del buon lavoro del sindaco uscente, Trieste è la quinta città italiana per qualità della vita, prima per capacità di spesa e servizi sociali. Perché c’è una amministrazione che ha fatto bene il suo lavoro, con concretezza e visione». Visione, prosegue, che servirà allo sviluppo: «Penso al porto, che è una nostra battaglia storica. L’Italia è una piattaforma in mezzo al Mediterraneo e si comporta come fosse la Svizzera. Grazie anche al lavoro fatto, il Porto di Trieste ha una centralità migliore rispetto agli altri scali italiani, ma l’Italia su questo non ha mai investito». La leader di Fdi rivendica la scelta dell’opposizione al governo e torna ad alzo zero sul reddito di cittadinanza: «Sono stata insultata per aver detto che è metadone di Stato. Lo confermo».
Altro tema nazionale, il green pass: «Non è uno strumento che serve a fermare il contagio, serve a introdurre surrettiziamente l’obbligo vaccinale. Ora, io non sono d’accordo con l’obbligo, ma se uno lo vuole deve assumersi la responsabilità di farlo». Meloni non risparmia gli strali al ministro dell’Interno: «Dicono che sono razzista perché ho detto che Lamorgese di deve dimettere. Ma la ministro non fa il suo lavoro, l’abbiamo visto con l’immigrazione e soprattutto questa estate quando ci siamo trovati con migliaia di scappati di casa di tutta Europa che venivano a fare un rave non autorizzato».
La contrarietà al Ddl Zan (mentre un bandierone arcobaleno pende da un palazzo vicino, vedi articolo in basso) è motivata con il mantra della famiglia tradizionale: «Non siamo omofobi perché contrari all’adozione di coppie omosessuali. Lo stato deve garantire ai bambini il massimo dello standard, e questo è avere un padre e una madre. Io sono cresciuta in una famiglia monogenitoriale, può succedere, ma uno Stato giusto non può garantirlo per legge». In un comizio in cui i memorabilia del post-fascismo sono tenuti in secondo piano in favore di un approccio più da “conservatori europei”, Meloni riserva per la chiusa l’immancabile riferimento novecentesco: «L’amore si misura sul sacrificio, si dimostra con ciò a cui sei disposto a rinunciare per qualcuno. Quando guardo alle vicende del nostro confine orientale, che oggi qualche solone ancora nega, guardo a chi ha rinunciato a qualsiasi cosa per rimanere italiano».
Applaudito l’intervento del sindaco Dipiazza: «Prima stimavo la Meloni, adesso l’adoro perché ha attaccato il male di questo paese, il reddito di cittadinanza». L’assessore regionale Fabio Scoccimarro ha dichiarato: «Abbiamo cambiato la città negli ultimi 20 anni, dalla Ferriera al Porto vecchio, ora poniamo le basi per i prossimi 20». Così il consigliere e segretario di Trieste Claudio Giacomelli: «Meloni ha dimostrato di essere la leader di una forza moderna e coerente. In una piazza stracolma che ci riempie di orgoglio ma anche di responsabilità»
