Giorgia Meloni riempie la piazza a Pordenone: «Non ho dubbi sul bis di Ciriani»
PORDENONE. «Se Pordenone ha corso, adesso deve volare». Giorgia Meloni guarda lo spot sul maxischermo prima di alzare l’asticella dello slogan che accompagna la campagna elettorale del candidato sindaco Alessandro Ciriani. Che va rieletto perché «ha dimostrato di saper governare bene».
La leader di Fratelli d’Italia, davanti a un migliaio di persone perlopiù distanziate e con mascherina in piazzetta Cavour, rilancia l’amico di gioventù («non potevo non esserci per Alessandro») e tocca tutti i temi cari al partito: vaccini e green pass, reddito di cittadinanza, legalità e immigrazione.
Introduce il «bellissimo spettacolo» di gente e tricolori, il primo comizio “tradizionale” post pandemia, il senatore Luca Ciriani: «Avevamo promesso di rilanciare la città e l’abbiamo fatto». Il coordinatore provinciale Emanuele Loperfido: «Abbiamo dimostrato di essere partito di governo».
L’onorevole Walter Rizzetto – sul palco anche i consiglieri regionali Alessandro Basso e Leonardo Barberio – chiude i saluti con un «Dio ti benedica» che provoca il boato della platea.
Poi tocca al candidato sindaco: «Esiste una classe dirigente anche fuori dalla sinistra». Ricorda che «nonostante la pessima eredità raccolta, un’alluvione e il Covid abbiamo diminuito il debito comunale di 32 milioni e aumentato gli investimenti» grazie a «una squadra competente» e «senza mettere le mani in tasca ai cittadini».
A livello istituzionale «abbiamo tolto Pordenone dal cono d’ombra dove qualcuno l’aveva cacciata» e attacca il Pd «incapace di farlo quando governava a tutti i livelli».
Quindi i venti minuti di Giorgia Meloni: «Il Nordest è estremamente importante perché è la locomotiva della nostra nazione e perché ci sono esperienze amministrative assolutamente straordinarie.
Sono particolarmente fiera di Alessandro Ciriani perché oggi è grazie al suo lavoro se Pordenone da città che era stata un pò trascurata diventa una fra le città, lo segnala il Sole 24 Ore, in cui la qualità della vita è più alta.
Sono fiera di un sindaco che, anche attraverso gli anni difficili della pandemia, è riuscito a investire, a lavorare sulle opere pubbliche, a lavorare sui servizi sociali facendo diminuire le imposte e tagliando il debito». Sulla «riconferma di Alessandro ho pochi dubbi».
Su ogni tema sono stati applausi. In parlamento «siede anche gente che ha grattato e vinto il Turista per sempre»; conferma che il reddito di cittadinanza «è come il metadone di Stato perché crea dipendenza dalla politica, una paghetta per stare zitti e votare 5 stelle» con i soldi di lavoratori e imprenditori «vessati da cartelle e tasse». E mentre il pil arranca si lanciano «monopattini e lotteria degli scontrini».
Giorgia Meloni boccia il green pass così come concepito, «misura senza valore scientifico per fare introdurre l’obbligo vaccinale; a questo punto lo Stato si assuma la sua responsabilità». Ribadisce il «no a due pesi e due misure» e scandisce: «Non sono no vax, razzista e omofoba».
Al candidato 5 stelle che «mi ha definita cagna, dico che i cani sono leali, veloci, intelligenti e combattono per ciò che difendono». Quanto alle politiche sull’immigrazione e l’ordine pubblico, «scappati di casa da tutta Europa danno vita, scortati, a un rave party in Italia: è inconcepibile». Luciana Lamorgese «si deve dimettere» e la piazza applaude ancora più forte.
«Daje tutta, Giorgia», urla una donna. E lei, prima di lasciare il palco dopo aver cantato l’inno nazionale, replica: «In parlamento abbiamo il 4,2 per cento, i grillini il 32, frutto del voto di rabbia. Invece – esorta – votate con amore, come avete fatto cinque anni fa a Pordenone, per Alessandro Ciriani». —
