Le donne hanno bisogno di tornare in ufficio?
«È una verità universalmente riconosciuta che le donne portano un peso maggiore degli uomini per quanto riguarda cura dei figli e della casa». Sceglie di citare Jane Austen l’Economist per raccontare una verità, certamente nota ai più, diventata ancora più vera nei mesi della pandemia quando il lavoro da remoto ha mostrato una nuova forma di conciliazione lavoro-famiglia, fatta da casa. È una forma di conciliazione che la rivista economica non trova per niente conciliante, in particolare per le donne che dovrebbero invece tornare in ufficio.
Per alcune donne potrebbe esserci la tentazione di non mettere mai più piede in ufficio, se le aziende lo permettono, e utilizzare il tempo che avanza per la famiglia. Sarebbe una scelta comprensibile, ma sbagliata. Il termine che usa l’articolo è regrettable, da tradurre con deprecabile.
Le ragioni sono varie. Si va dal vedere l’ufficio come una pausa dalle infinite ore di cura della casa e della famiglia al vedere aumentare quel gender gap che già esiste lavorando da casa in una situazione di ancora minore visibilità rispetto alla poca che già esiste per le donne.
Più di tutto andare in ufficio, percorre quei corridoi, lavandosi le mani in quei bagni, prendere un caffè alle macchinette, pranzare insieme può portare sempre nuove idee. Comparata con questa vicinanza, la collaborazione virtuale e le riunioni on line evaporano. Sono versioni sterili di un vero faccia a faccia. È vero che la prossimità porta rischi, ma porta anche grande vantaggi, ricompense anche dal punto di vista emozionale che non sono meno importanti di quelle pratiche.
Già Cechov nelle sue Tre sorelle raccontava del tedio della vita domestica. È passato più di un secolo, ma la sensazione è la stessa. A questa si aggiungono tutti i danni della flessibilità. Il multitasking estremo non è questa gran bella scoperta: l’efficienza e la distanza, perdono nel confronto con le opportunità che vengono dal confronto con gli altri. «Le donne determinate a non sprecare un minuto sovrapponendo casa e lavoro, rinunciano all’avanzamento professionale e al senso di connessione con gli altri».
Quei piccoli momenti di gioia di cui è fatta una giornata in ufficio sono fondamentali nella vita lavorativa. Se ne deve fare tesoro perché non durano, proprio per questo bisogna coglierli. Se l’ufficio è per lo più appena tollerabile, quei piccoli momenti di umana colleganza, sono la controparte da non dover perdere. E le donne sono le prime a dover lottare per mantenerli. Alle donne serve l’ufficio perché non averlo segnerà per loro una regressione, da molti punti di vista.