Anziano ucciso a Livorno, le rivelazioni della nuora: «L'ex badante era spesso motivo di discussione»
LIVORNO. «La presenza di Ilenia Ricci nella vita di Nazzario era motivo di frequenti discussioni fra mio marito e suo padre. Nessuno di noi conosceva la sua identità e lei non aveva alcuna referenza per verificarne l’affidabilità di badante».
LA RICOSTRUZIONE
È il primo settembre scorso quando Laura Lavagi – nuora di Nazzario Cerrai, il novantaquattrenne ucciso nel suo appartamento di via Garibaldi 223 lo scorso 27 agosto e moglie del figlio Piero – parla con i carabinieri che indagano sulla morte sospetta dell’anziano. In quel momento l’ex domestica di 49 anni e il compagno Giacomo Casalati (saldatore portuale quarantaseienne) sono ancora liberi, visto che ai militari il quadro del delitto non è ancora chiaro. Lo sarà di lì a poco, visto che sulla scena del crimine verranno rilevate le tracce ematiche del presunto assassino sul cuscino (con cui sarebbe stato soffocato il camionista in pensione) e in altre parti della casa, e verrà appurata anche la contemporanea presenza di Ricci nell’abitazione di Cerrai, il quale altrimenti non avrebbe aperto la porta alla coppia, visto che si fidava ciecamente della sua ex badante. Con lei il rapporto lavorativo era terminato un mese prima, ma nonostante ciò aveva continuato a frequentarlo a titolo di amicizia, come confermato dai messaggi di Whatsapp acquisiti dal telefono dell’anziano dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile, diretto dal tenente Marco Saccà, in collaborazione con i colleghi del nucleo investigativo del comando provinciale, guidati dal maggiore Michele Morelli, e con i militari del reparto operativo, comandato dal tenente colonnello Armando Ago.
LE TESTIMONIANZE
Lavagi inizialmente non conosceva il cognome dell’ex badante, ma era riuscita a saperlo attraverso Facebook, visto che aveva incrociato le sue poche informazioni con le amicizie virtuali del suocero. I carabinieri ci sono arrivati grazie agli altri parenti ascoltati per ricostruire la vicenda – il figlio, la nipote e la compagna dell’anziano, Olga Taglioli – dato che evidentemente, il novantaquattrenne, male aveva digerito l’allontanamento di Ricci e quindi aveva difficoltà a parlarne con i parenti più prossimi. Al suo posto – è quanto emerge dall’inchiesta – da un mesetto era stata messa sotto contratto un’altra domestica, che agli investigatori ha raccontato di aver «lasciato Nazzario a casa sua senza alcun tipo di lesione al volto». Elementi che insieme ad altri – il tentativo di vendere i gioielli ai “Compro oro”, come emerso dalle intercettazioni – una settimana fa hanno portato all’arresto di Casalati e Ricci, ora in carcere alle Sughere (il primo) e nella sezione femminile del penitenziario Don Bosco di Pisa. Fra l’altro, durante l’interrogatorio di garanzia, il saldatore si è assunto ogni responsabilità, cercando di scagionare la compagna, che davanti al giudice per le indagini preliminari Marco Sacquegna si è detta «sconvolta per quanto accaduto» e «preoccupata per le due figlie», come confermato dall’avvocata che la assiste, l’ex assessora alla sicurezza del Comune di Cecina Caterina Barzi, mentre Casalati è difeso dal legale livornese Edoardo Gabriele Castagnola.
I MESSAGGI
I messaggi di Whatsapp – acquisiti dagli inquirenti dal cellulare della vittima – confermano anche il malessere dell’anziano, che avrebbe preferito Ricci come badante. «Invece di fa il “coso” a me – scriveva Nazzario a Ilenia il giorno prima dell’omicidio, riferendosi alla nuova domestica – io devo fa qualcosa a lei, ma io non sono il suo servo. Non so come fare a dire al mi figliolo, sennò si inc**za. Va a finì che mi do una patta e mi levo di c**o, così almeno...». Vocale al quale lei risponde che «Loro (i familiari dell’anziano ndr) hanno voluto così e bisogna che tu stia a loro, perché sennò ti ribellavi, capito? Posso capire che non ti vuoi mettere contro tuo figlio, però in questo caso qui sei infelice te, non ti va bene niente, stai a brontolare di quell’altra, ma non è il sistema, insomma...».
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