Corsa ad evitare il fallimento di Alitalia: cassa e formazione per gli 8 mila esuberi
La necessità di una «nuova impostazione culturale» nel mondo dell’impresa, di cui parla da giorni il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, passa anche dal futuro degli 8 mila lavoratori di Alitalia a rischio esubero. Nei corridoi del ministero dello Sviluppo economico, ogni conversazione inizia sempre dallo stesso assunto: «Attualmente non c’è mercato nel settore aereo e il lavoro non si può creare per legge». Il cambiamento culturale che chiede Giorgetti passa quindi da un nuovo impegno per la formazione e il ricollocamento degli 8 mila dipendenti Alitalia. Passa dalla flessibilità, non dalla promessa di un loro futuro lento assorbimento negli organici della nuova compagnia Ita, da qui al 2025, come invece chiedono i sindacati. O almeno, non per tutti.
Ieri il dossier è finito anche in Consiglio dei ministri e Mario Draghi ha deciso di allargarne la competenza: non sarà più esclusivamente in mano allo Sviluppo economico e al Tesoro, ma sarà responsabilità dell’intero Cdm. Quasi un preludio a quel «tavolo nazionale» che chiede il vicesegretario del Pd Peppe Provenzano al termine di un incontro con le sigle sindacali. I Dem desiderano mettere tutte le parti coinvolte intorno a un tavolo e sposano le richieste di Cgil , Cisl e Uil: «Chiarezza sul percorso di riassorbimento in Ita del personale», e «garanzia del prolungamento dell'ammortizzatore sociale per scongiurare il rischio esuberi». I Cinque stelle spalleggiano gli alleati: «Parleremo anche noi con i sindacati nei prossimi giorni», annuncia la senatrice Giulia Lupo, «anche se la situazione ora è disastrosa. Al posto di una compagnia di bandiera, abbiamo una start up che ci chiede soldi per la cassa integrazione».
Per attivare gli ammortizzatori sociali, il ministro del Lavoro Andrea Orlando sta aspettando di discutere il piano industriale di Ita con il Mef e il Mise. A margine del Cdm ha comunque chiesto al ministro dell’Economia Daniele Franco di capire quante risorse si possono stanziare per un’estensione della cassa. Non si arriverà fino al 2025, come chiedono i sindacati, ma c’è la volontà di allungare il termine che scadrà a fine mese. E si dovrebbe affiancare, poi, un «piano di formazione continua», come testimonia il ministro Enrico Giovannini.
A preoccupare Draghi e i suoi ministri ci sono però anche le voci di un’imminente bocciatura in arrivo dalla Commissione europea per i 900 milioni di euro dati ad Alitalia nel 2017, che si configurerebbero come “aiuto di Stato”. La portavoce dell’esecutivo Ue, Arianna Podestà, sostiene che «nessuna decisione è stata ancora presa», ma fonti di Bruxelles confermano a La Stampa come sia «molto difficile» che la sentenza vada in un’altra direzione. Semmai, è il «momento in cui arriverà» a essere in dubbio. Se la sentenza arrivasse in questi giorni – ragionano nel governo – complicherebbe i piani e aumenterebbe i rischi di un fallimento Alitalia. Per evitarlo, il consiglio dei ministri ha approvato ieri una norma che adegua le procedure di cessione alle sopravvenute esigenze connesse ai tempi di adozione della decisione europea.