L’allegra macchina blu alla seconda generazione: c’è anche chi nel ’97 non era ancora nato
MANTOVA. Venticinque anni fa non erano ancora nati o frequentavano l’asilo nido. Tutti questi ragazzi in blu che rendono ancora una volta possibile il Festivaletteratura rappresentano la seconda generazione dei volontari. Cioè, sono figli dei volontari delle prime edizioni.
In larghissima parte le “magliette blu” che popolano Mantova in questa edizione nel fatidico e fondativo 1997 non erano ancora nate. Risultato: se un evento di cultura ha anche una fisiologia generazionale vuol dire che esso ha una struttura umana, oltre che umanistica.
Il fenomeno dei volontari di Festivaletteratura è quindi protagonista di analisi sociali, antropologiche, di tesi di laurea. Ricerche alle quali puntualmente le stesse “magliette blu” sfuggono perché condividono l’identica natura (meglio spirito) di Festivaletteratura. Entrambi non hanno una sola chiave di lettura, un tema dominante, un’analoga scintilla.
L’innesco di questi fenomeni è dato - credo - da una spontaneità strutturata, oppure da un’allegra partecipazione alla cultura. In questa edizione mille ragazze e ragazzi hanno chiesto di venire arruolati nei diversissimi e strategici settori operativi, dalle biglietterie alle mitiche squadre volanti. Soltanto 400 sono stati chiamati, perché la manifestazione ha limiti fisici e temporali, maggiormente in questa edizione come in quella dello scorso anno (la più critica e dagli esiti incogniti a causa del Covid).
La folla delle “magliette blu” è infatti plastica, si estende e si contrae a seconda dei caratteri del Festival. Il record di arruolamenti è stato raggiunto in passato con il numero stratosferico di 900 giovani chiamati dall’organizzazione. La popolazione di un paese. L’età media dei volontari è attestata fra i 19 e i 20 anni e l’età minima richiesta per poter partecipare a questa esperienza inimitabile e tanto agognata è 16 anni.
In passato, agli esordi, il Festival accoglieva volontari anche di 14 anni per attività a misura. L’età della formazione è quindi “segnata” dal passaggio nel Festival, coincide con questa prova partecipativa. Festivaletteratura è un fatto sociale, anche generativo oltre che generazionale. Perché molti volontari sono figli di volontari, oppure perché fra i flussi delle “magliette blu” sono nati simpatie, amori, coppie. Pure oltremantovani e addirittura transnazionali.
Molti volontari singolarmente o a gruppi provengono da tutta Italia e dall’estero. E sono ragazze e ragazzi che hanno un formidabile appetito di conoscenza e voglia di partecipazione. Il loro insieme annienta le cretinerie che dipingono disimpegnata e già stanca la generazione nuova. Verrebbe da scrivere che si tratta de “La meglio gioventù” facendo sempre un facile e retorico riferimento al titolo del film di Giordana. Ma la definizione originaria è di Pier Paolo Pasolini, a una raccolta di sue poesie del 1954. Collezione che riporta alle sue Lettere Luterane edite nel 1976: “…Non lasciarti tentare dai campioni dell'infelicità, della mutria cretina, della serietà ignorante. Sii allegro... I “destinati a essere morti” non hanno certo gioventù splendenti: ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi...”.