Il mondo secondo Ornella (Vanoni)
Comincia e finisce con Ornella Vanoni che fluttua nelle acque di una piscina dentro un abito svolazzante, sulle note di Senza fine, uno dei suoi successi più grandi e anche titolo del destino di una persona che in vita è diventata leggenda. Senza fine dà il nome al documentario di Elisa Fuksas presentato alle Giornate degli autori di Venezia e prodotto daTenderstories, Wildside, società del gruppo Fremantle, e Indiana Production. Girato in un albergo termale senza tempo, è un racconto della vita e della carriera di Ornella Vanoni, tra un bagno in piscina e un massaggio, sempre in compagnia della cagnolina Ondina, ma anche un metaracconto del rapporto a tratti teso con la regista e delle difficoltà sul set.
Gli inizi al teatro Piccolo di Milano quando era ancora una ragazzina rispettosa delle regole e poi «dopo Strehler sono cambiata». Strehler la fa diventare cantante delle canzoni della Mala, con lui è passione travolgente ma «poi l’ho lasciato perché non ne potevo più». L’altro amore fondamentale è quello con Gino Paoli, con il quale «è successo un casino». Sono altri tempi – tempi di omofobia dilagante – e alla casa discografica «mi avevano detto che Paoli era un frocio che scriveva scemenze. A lui avevano detto che io ero lesbica». Gli uomini della sua vita hanno un tratto in comune: «Erano tutti poveri. Ho sempre avuto un’attrazione fatale per la povertà». L’ironia e l’allegria pervadono tutti i flash sul passato, che è un magma informe senza date. Milano e la gioia di essere vivi dopo la guerra, i compagni di avventura Gaber («il più adorabile»), Fo, Jannacci («un fuori di testa simpaticissimo»). Il rapporto difficile con il figlio: «Mi hanno costretto a lavorare subito dopo la sua nascita e lui ha sofferto tanto. Sono solo due anni che non sogna più di tirarmi sotto con la macchina». Gli incontri con Vinicio Capossela e Samuele Bersani. E il racconto intimo della depressione da cui è guarita: «La depressione è una gabbia terribile. Tutti scappano. Ho sofferto così tanto che niente può più colpirmi». Lucidissima quando fa i conti con il tempo («quando esce il film magari non ci sarò più»), ma sempre leggera e autoironica, come quando allo specchio si guarda e si arabbia: «Ah la più bella del reame è sempre quella stronza di Biancaneve?».